
CARLO CALENDA, UNO CHE LA POLITICA LA FA MA NON LA CAPISCE – IL “CHURCHILL DEI PARIOLI” SI OSTINA A VOLER CREARE UN FANTOMATICO TERZO POLO CON AZIONE, FORZA ITALIA, UNA PARTE DEL PD, +EUROPA MA SENZA RENZI – UN PROGETTO VELLEITARIO AL QUALE, FINORA, SONO ARRIVATE SOLO PERNACCHIE – E' LONTANO DA ELLY SCHLEIN MA VORREBBE GENTILONI PREMIER, VUOLE "CANCELLARE" IL M5S E NON STIMA IL "PUTINIANO" SALVINI - FLIRTA CON GIORGIA MELONI MA RIFIUTA L’IPOTESI DI ALLEANZA A DESTRA. VUOLE STARE AL CENTRO MA NESSUNO LO SEGUE – IN UN MARE DI VASSALLI DI MOSCA, LA SUA POSIZIONE PRO-UCRAINA E' UNA MEDAGLIA MA STARE IN POLITICA SENZA INCIDERE E’ COME FARE L’AMORE SENZA MAI GODERE: A CHE PRO?
Estratto dell’articolo di Roberto Gressi per il “Corriere della Sera”
GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
«Io al governo? Ma allora siete matti!». Ma come Carlo? Giorgia te la sei invitata al congresso, e con lei mezzo esecutivo, di leader delle opposizioni neanche l’ombra. Hai detto che continuare a battere sul fascismo è un’idiozia, che ti confronti con «rispetto con chi ha vinto le elezioni e ha il diritto e il dovere di governare», che stai con lei sul Green deal, sulle centrali nucleari, che l’unico modo per trattare con Conte è «cancellarlo».
E poi l’hai applaudita per come ha affrontato Trump a Washington, perché ha tenuto la «barra dritta sull’Ucraina e lo ha convinto a incontrare l’Unione europea». Non ti basta? Non è abbastanza per dire che la trasformazione in amico della premier è ormai compiuta?
Ma invece guardate che ha ragione lui, Calenda Carlo, nei secoli fedele solo a sé stesso.
Non si diluisce, non si mischia. […] ha l’elasticità di un paracarro. Difficile anche accusarlo di intelligenza con il nemico, perché del terzismo ha fatto la sua ragione d’essere.
Sì, è vero, nel 2018 ha preso la tessera del Pd, ma l’ha pure buttata nella pattumiera un attimo dopo. È vero, è stato eletto a Strasburgo ancora insieme ai dem, ma li ha mollati non appena Zingaretti ha favorito la nascita del governo con quei populisti dei 5 Stelle.
carlo calenda paolo gentiloni mario monti pina picierno (2)
Certo, sempre il Pd lo ha implorato di fare il candidato sindaco al Campidoglio, ma lui ha deciso di correre da solo. Preferisce un mal di denti piuttosto che condividere alcunché con Fratoianni e Bonelli, e infatti lascia a piedi Enrico Letta alle ultime Politiche, perché ci aveva stretto un patto di convenienza.
E già durante quella campagna elettorale diceva: «Dopo il voto del 25 settembre non farò un’alleanza con il Pd, altrimenti la avrei fatta prima. Io voglio un governo di larga coalizione, di pacificazione, anche con Meloni».
giovanni donzelli giorgia meloni carlo calenda (5)
Ora si sente distante da Elly Schlein, ma Paolo Gentiloni lo rimetterebbe a fare il presidente del Consiglio anche domani. I 5 Stelle vorrebbe raderli al suolo e metterci sopra il sale, che niente più rinasca nell’orto del populismo. Favorevole al Rearm senza se e senza ma, dice che «chiunque sostenga che esiste la pace senza la forza o è un ignorante che non conosce la storia o un pusillanime». E qui di sicuro ce l’ha con Giuseppe Conte, ma non c’è dubbio che nel mirino ci sia pure Matteo Salvini.
Giura che il referendum contro il nucleare fu il primo vagito del populismo, e contro Renzi il pirata ha detto no perfino a Emma Bonino, anche se gli è costato la rappresentanza in Europa. Ma pure a Meloni dice che se insiste a incaponirsi con il premierato si farà male, che il suo amico Orbán è un asset della Russia nella Ue, e che Trump è un «bullo, e ai bulli si risponde con la forza».
L’unica alleanza possibile che rilancia è quella tra Azione, Forza Italia, una parte del Pd, +Europa ma senza Renzi. E pazienza se Bonino gli ha già detto no e se Tajani non ci pensa proprio.
Insomma, l’obiettivo è sempre uno e sempre quello: destrutturare i due poli. Anche se a destra si tengono ben cara la lezione di Berlusconi: litigiosi sì ma divisi mai, mentre la sinistra, nonostante che Schlein si sgoli, è già così destrutturata che ognuno va per conto suo. Ma Calenda lo dice chiaro: «Sono stato eletto per stare al centro, e lì sto, e alle prossime elezioni ci sarò con il Terzo polo». Certo, sperando che la legge elettorale cambi, e che si torni al proporzionale […]
enrico letta e carlo calenda a cernobbio.
letta conte calenda
GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA