1. CAMPIDOGLIO DE’ NOANTRI! SI SCRIVE IGNAZIO MARINO, SI LEGGE GOFFREDONE BETTINI! VOTO BULGARO AL 50% PER IL MEDICO GENOVESE DELL’APPARATO PD, ANCORA IN MANO AL ‘’CINEFILO TAILANDESE", CHE SI CONFERMA CAPO SUPREMO DELLA SINISTRA ROMANA 3. ZINGARI IN FILA, RISSE IN CABINA, VELENI E VELINE, CAMPAGNA FANTASMA E POLIZIA AI SEGGI: IL FLOP È SERVITO. QUASI METÀ DEI VOTANTI RISPETTO ALLE PRIMARIE BERSANI-RENZI 4. IL “MESSAGGERO” DI CALTARICCONE BOMBARDA IL “CANDIDATO DELL’ESTREMA SINISTRA”, APPOGGIATO DA INGROIA E VENDOLA: FUGA AL CENTRO (PER MARCHINI) 5. DALEMIANI PRONTI A PASSARE CON IL TRONISTA “ARFIO”: L’EX ASSESSORE REGIONALE CLAUDIO MANCINI PROSSIMO COORDINATORE DELLA CAMPAGNA DI “CALCE E MARTELLO”

1 - MARINO VINCE TRA LE POLEMICHE. FLOP 100MILA VOTANTI (QUASI LA META' DI RENZI-BERSANI)
Mauro Favale per "La Repubblica"


A 50 giorni dalle Comunali del 26 e 27 maggio, il centrosinistra a Roma ha scelto il suo candidato sindaco. Dagli oltre 200 circoli e gazebo allestiti nella capitale per le primarie spunta fuori il nome di Ignazio Marino, 58 anni, chirurgo e senatore Pd, già sfidante di Pierluigi Bersani per la segreteria del partito nel 2009. Sperava di vincere con un'affluenza alta, di oltre 200 mila persone e, invece, si deve accontentare a malapena di 100 mila elettori, circa il 4-5% dell'elettorato complessivo nella capitale.

La sorpresa, però, è il distacco con il quale il medico supera gli avversari: lui si avvicina a quota 50%, David Sassoli si ferma al 30%, intorno al 15%, invece, Paolo Gentiloni. Percentuali a una cifra per Gemma Azuni, Patrizia Prestipino e Mattia Di Tommaso. Si chiude così una sfida aspra, durata tre settimane piene di accuse, sgambetti e critiche e sporcata da una polemica a urne aperte su presunte «irregolarità» e «vicende poco chiare».

Ne parla per primo il comitato di Gentiloni, poi, con un tweet interviene Cristiana Alicata, membro della direzione regionale dei Democratici, che racconta nel suo Municipio, il XV", delle «solite incredibili file di rom che, quando ci sono le primarie, si scoprono appassionatissimi di politica». La subissano di critiche e lei replica: «Il razzismo non c'entra nulla, sono voti comprati. Punto. Chi lo nega è complice dello sfruttamento della povertà che fa il clientelismo in politica».

Il centrodestra ironizza e al la fine tocca al segretario romano del Pd, Marco Miccoli frenare le polemiche: «Se le primarie sono aperte agli immigrati, loro votano. Al momento non ci sono pervenute denunce di irregolarità». Ma le tensioni ai seggi, durante la giornata, non sono mancate. A Tor Bella Monaca, è anche dovuta intervenire la polizia per una violenta lite tra esponenti Pd, nata dopo che alcuni testimoni avevano denunciato di aver visto fuori dal seggio immigrati «ricevere dei soldi».

E la Azuni, candidata di Sel, sta valutando se fare ricorso. Dopo le critiche degli ultimi giorni, però, almeno nel finale prevale il fair play tra i favoriti. Sia Sassoli che Gentiloni chiamano in serata Marino per fare gli auguri al vincitore: «Adesso dobbiamo vincere la battaglia per il Campidoglio», dicono entrambi. Arrivano anche i complimenti di Bersani e un «daje Ignazio» da parte di Nicola Zingaretti. Nichi Vendola è convinto: «Marino sarà un grande sindaco».

A San Lorenzo, intanto, enclave "rossa" della città scelta come quartier generale del senatore, Marino arriva verso le 23, raggiunto poi anche dagli altri candidati per una "riappacificazione" dopo le tensioni dei giorni scorsi. Alla fine, nella geometria variabile del Pd romano, vince Goffredo Bettini, l'ex senatore, inventore del "modello Roma" che portò al successo prima Francesco Rutelli e poi Walter Veltroni.

E stato lui a tessere la tela per candidare Marino e alla fine ha avuto ragione dei "grandi elettori" sia di Gentiloni (Matteo Renzi e lo stesso Veltroni), sia di Sassoli (Dario Franceschini, Matteo Orfini e i dalemiani della capitale). Era stato proprio il giornalista del Tg1, nei giorni scorsi, a parlare, in città, di «partito squinternato e senza regia».

Ora, un centrosinistra rattoppato dopo gli strappi e le accuse incrociate dovrà vedersela contro il sindaco uscente Gianni Alemanno (in difficoltà dopo l'inchiesta che ha portato in carcere il suo fedelissimo Riccardo Mancini), contro un avvocato di 38 anni, Marcello De Vito, rappresentante dei 5 Stelle, ma anche contro l'imprenditore Alfio Marchini, benvisto sia dai centristi sia dai moderati del Pd.

2 - IL MESSAGGERO STRONCA SUBITO MARINO, "CANDIDATO DELL'ESTREMA SINISTRA"
Il benvenuto a Roma del "Messaggero" di Caltagirone a Ignazio Marino, il candidato di Goffredone Bettini, arriva oggi in prima pagina: "Affluenza flop, polemica sui rom, al candidato dell'estrema sinistra il 50% dei voti". All'interno il confronto sui voti delle ultime primarie, che mostra come queste siano state tra le meno partecipate, e un retroscena di Marco Conti sulla falla che si apre ora al centro e tra i moderati in vista delle elezioni comunali. In pratica il primo quotidiano della Capitale, da sempre schierato in posizione moderata, fa capire subito cosa pensa della vittoria del medico genovese: Marchini for ever!

3 - TIMORI NEL PD CHE ORA RISCHIA LA FUGA AL CENTRO DEI MODERATI
Marco Conti per "Il Messaggero"


Una battaglia senza esclusioni di colpi alla fine della quale la spunta Ignazio Marino, ma al netto delle polemiche e delle tensioni il vincitore ombra delle primarie potrebbe presto risultare il grande auto-escluso: Alfio Marchini. La netta sconfitta di David Sassoli e Paolo Gentiloni rischia infatti di provocare un vero e proprio big-bang nel partito romano e laziale, malgrado Enrico Gasbarra, segretario regionale del Pd, abbia evitato di schierarsi cercando in tutti i modi di tenere insieme le due anime del partito che da decenni si combattono. La vittoria alle primarie del chirurgo di Genova segna il successo di Goffredo Bettini e di Nicola Zingaretti, ma le macerie della campagna elettorale e di un'affluenza che non è stata come si sperava, saranno difficili da rimuovere.

I SEGNALI
Ora che il risultato è ufficiale non resta che attendere qualche giorno per decriptare i segnali che verranno dalle segreterie dei due principali sconfitti. Ovvero se David Sassoli e Paolo Gentiloni accetteranno il dato di ieri o se invece non preferiranno indirizzare i propri consensi in direzione dell'imprenditore Alfio Marchini che, malgrado gli appelli, ha alla fine deciso di restar fuori dalle primarie e dalle beghe del Partito democratico.

COORDINATORI
Le sirene non mancano, come non manca l'intenzione del "civico" Marchini di pescare a sinistra. E a sinistra ha già pescato visto che uno come Claudio Mancini, ex assessore regionale, ex dalemiano e marito della deputata del Pd Fabrizia Giuliani, è pronto ad assumere il ruolo di coordinatore della campagna elettorale di Alfio Marchini, vista la sconfitta subita ieri da David Sassoli.

Nel frenetico e turbinoso intreccio di questioni nazionali e locali a far saltare per primo il tappo della presunta unità potrebbe essere presto Paolo Gentiloni. L'onorevole del Partito democratico, renziano della prima ora, ha avvertito nel risultato di ieri tutto il peso dell'apparato e dei circoli mobilitati dalla storica coppia Bettini-Meta. Ieri sera si è complimentato con il vincitore rimandando di fatto ogni decisione ad «un appuntamento nei prossimi giorni» che avrà con il chirurgo-senatore.

Più o meno la stessa cosa ha fatto l'altro sconfitto ed eurodeputato del Partito democratico. L'insofferenza dell'Areadem legata a Franceschini e che ha sostenuto Sassoli nella corsa alla candidatura è la stessa che avverte il renziano Gentiloni. Una tensione che la vittoria di Marino, avvenuta anche grazie al sostegno di Sel, di Ingroia e della sinistra più radicale, rischia di scaricarsi nel voto del 24 e 25 maggio e di frenare l'effetto Zingaretti.

SINISTRA
«Ritirarmi per sostenere Marino è stata una scelta giusta», ha rivendicato ieri sera, a scrutino completato, Luigi Nieri esponente nazionale di Sel. «Ora la priorità è battere Gianni Alemanno», sostiene Gasbarra.

 

MARINO E SASSOLI IGNAZIO MARINO IGNAZIO MARINO VOTA ALLE PRIMARIE IGNAZIO MARINO IGNAZIO MARINO SASSOLI GOFFREDO BETTINI IGNAZIO MARINO ROM VOTANO ALLE PRIMARIE DEL PD PER SINDACO DI ROMA ROM VOTANO ALLE PRIMARIE DEL PD PER SINDACO DI ROMA MASSIMO DALEMA SIRENETTO SULLO SCOGLIO VELTRONI E DALEMA Francesco Gaetano Caltagirone ALFIO MARCHINI

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? È SUCCESSO ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO DEL PONTEFICE UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - IN TALE IPOTESI, NON DOVREBBE MERAVIGLIARE IL RISERBO DELLA SANTA SEDE: I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)