berkeley scontri

CAMPUS SUL PIEDE DI GUERRA. COME NEL ’68 - I LEADER DELL’ESTREMA DESTRA AMERICANA VOGLIONO INTERVENIRE NELLE UNIVERSITA’, IN NOME DEL “FREE SPEECH”. STUDENTI PRONTI A BLOCCARLI - IL RETTORE DI BERKLEY, INVECE, VUOLE DARE LIBERTA’ DI PAROLA. ATTESI SCONTRI - “UNA VOLTA POTEVANO PARLARE TUTTI IN LIBERTA’ E LE MANIFESTAZIONI ERANO CONTRO LA POLIZIA”

 

Marilisa Palumbo per il Corriere della Sera

 

BERKELEYBERKELEY

 I dormitori si stanno riempiendo, le matricole cominciano il viaggio nella vita adulta, ma il semestre che si sta aprendo rischia di essere uno dei più violenti che i campus americani ricordino dagli anni Sessanta. Proprio dentro un' università, quella della Virginia, con la marcia notturna dei nazionalisti bianchi, è partita la serie di eventi che durante le contromanifestazioni ha portato alla morte di Heather Heyer, investita da un simpatizzante nazista.

richard spencer Alt Right trumprichard spencer Alt Right trump

 

Ora i dirigenti dei college devono camminare su una linea molto sottile tra sicurezza e libertà di espressione mentre valutano il rischio di autorizzare marce, proteste e inviti a personaggi controversi. Dopo Charlottesville almeno cinque università, dalla Pennsylvania alla Florida, hanno negato a Richard Spencer, l' inventore della alt-right, la destra «alternativa» (ma soprattutto estrema), la possibilità di parlare nei loro campus.

 

yiannopoulos lancia il suo libroyiannopoulos lancia il suo libro

A rendere la situazione più esplosiva, secondo Todd Gitlin, sociologo della scuola di giornalismo della Columbia di New York, «è il confronto tra i provocatori di destra, che sono eccitati dalla possibilità di uno scontro pubblico nelle università, e l' ortodossia di sinistra che è giunta a pensare che non ci sia nessuna differenza tra le parole e le azioni».

 

ann coulterann coulter

A Berkeley a febbraio l' università aveva cancellato il discorso di un altro campione dell' alt-right, il «super villano della Rete» Milo Yiannopoulos, dopo che le manifestazioni contro il suo intervento si erano fatte violente. Qualche giorno dopo, la stessa cosa era successa all' opinionista ultra conservatrice Ann Coulter. E ora entrambi annunciano che torneranno sul luogo del delitto a fine settembre per celebrare «una settimana in difesa del free speech». «L' unico modo per sopprimere l' odio e i discorsi xenofobi è con più impegno, più parole - dice Tom Nichols, professore di sicurezza nazionale allo Us Naval College e ad Harvard - e ignorando questi personaggi. Lo dico spesso in classe, nel mercato delle idee alcune sono solo paccottiglia senza valore e non bisogna esserne spaventati».

Todd GitlinTodd Gitlin

 

Il rettore di Berkeley - dove anche nel fine settimana ci sono stati scontri tra estrema sinistra (i cosiddetti «antifa») e pacifici manifestanti di destra - ha accolto le matricole dicendo che «è fondamentale per la nostra comunità proteggere il diritto (al free speech, ndr), perché è quello che siamo», ricordando come il movimento per la libertà di espressione sia nato proprio nei campus negli anni Sessanta «dall' alleanza tra liberal e conservatori per il diritto alle proteste politiche».

 

Gitlin al tempo era leader degli Students for a democratic society, ma tra oggi e ieri vede più differenze che similitudini. «Primo, all' epoca gli scontri non erano tra studenti ma con le autorità simbolo dell' impegno militare, mentre nei campus poteva parlare il capo del partito nazista americano o leader che incitavano alla violenza rivoluzionaria da sinistra come Malcolm X e non accadeva assolutamente nulla. Oggi la destra brama questi scontri ma anche per la sinistra diventano un surrogato della politica vera, che invece si continua a fare fuori dai campus».

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E quella che Gitlin chiama ortodossia di sinistra è forse uno dei risultati di aver fatto dei college in questi anni, come sostiene Nichols nel suo libro «The Death of Expertise», la fine della competenza, luoghi troppo ovattati. Martedì una quindicina di professori di Harvard, Yale e Princeton ha scritto alle matricole raccomandando loro di «pensare per sé», di non cedere alla «tirannia della pubblica opinione», ma di aprirsi al pensiero critico, al dibattito.

 

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Non certo di aprirsi all' hate speech che parlavano, ma di vincere quella che Gitlin vede come «una certa timidità intellettuale, una ipersensibilità, una tendenza al vittimismo». «Viviamo in un periodo in cui siamo meno tolleranti gli uni con gli altri - dice Nichols - perché viviamo ognuno nella nostra bolla in cui interagiamo solo con chi la pensa come noi». A maggior ragione, come insegnanti, «dobbiamo esporre i nostri studenti a idee diverse dalle loro, smetterla di coccolarli. Le università non sono una sala operatoria sterile in cui cerchiamo di proteggere il paziente dalle infezioni ».

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