kurz

CHE TESTA DI KURZ - ALTRO CHE ALLEATO POPULISTA, IL CANCELLIERE AUSTRIACO È DIVENTATO IL PRIMO FUSTIGATORE DELL'ITALIA, PIÙ DI MERKEL E MACRON - MOTIVO? VUOLE TRACCIARE UNA LINEA TRA POPULISTI DI SERIE A E QUELLI DI SERIE B, ACCREDITANDOSI A PARIGI E BERLINO COME EURO-AFFIDABILE E CAVALCANDO LE PULSIONI XENOFOBE DEL “GRUPPO DI VISEGRAD”

Sergio Colombo per https://www.lettera43.it

 

SEEHOFER KURZ SODER CHIUDONO LA CAMPAGNA CSU

Nel giorno del processo europeo a una manovra «senza precedenti», inedito è stato anche il volto dell'accusatore politico più sferzante. Nel corso del Consiglio Ue di giovedì 18 ottobre, l'Italia abituata alle indigeste lezioni di Germania e Francia s'è vista richiamare all'ordine con maggior veemenza dal cancelliere austriaco - e sodale populista - Sebastian Kurz.

 

Mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel si limitava a invitare il governo italiano a intavolare «un dialogo con la Commissione europea» sul budget e il presidente francese Emmanuel Macron, pur chiedendo «il rispetto delle regole», si guardava bene dal dare «lezioni dopo 10 anni passati in procedura per deficit eccessivo», è stato il giovane leader di Vienna a vestire i panni del poliziotto cattivo.

giuseppe conte sebastian kurz 8

 

Lo richiedeva la veste di presidente di turno della Unione europea, certo. Ma le stoccate di Kurz sono parte integrante un preciso disegno politico, con cui il cancelliere austriaco punta a prendere le distanze dall'ala più oltranzista del populismo europeo.

 

PALADINO DELLA UE E GUARDIANO DEGLI INTERESSI NAZIONALI

«I debiti eccessivi» sono «pericolosi», non solo «per i Paesi che li hanno accumulati», ma «anche per l'Europa», ha detto Kurz. «Ritengo negativo che siano state fatte eccezioni per i Paesi più grandi». Chiaro riferimento a Roma, reso esplicito a stretto giro: «Non abbiamo nessuna comprensione» per le politiche finanziarie «dell'Italia, ci aspettiamo che il governo rispetti le regole».

sebastian kurz horst seehofer 5

 

Poi ha continuato: «Come Ue, non siamo disposti ad accettare il rischio di caricarci questo debito per l'Italia, l'Ue è un'economia e una comunità di valori, funziona perché ci sono regole comuni a cui tutti devono aderire». Se questo non succede, «l'Italia si mette in pericolo, ma ovviamente mette a rischio anche gli altri».

 

«Non siamo i soli a pensarlo, anche molti altri Paesi» appoggiano la Commissione nel chiedere «il rispetto delle regole» comunitarie, i criteri di Maastricht - di cui il 32enne cancelliere si è erto a «grande difensore» - valgono per tutti. «In Austria», ha chiarito, «non pagheremo di sicuro per il debito di altri». Più che un avviso, una minaccia. Che lascia intravedere i due volti del Kurz fustigatore dell'Italia: da una parte, paladino dell'Unione e dei suoi paletti; dall'altra, guardiano degli interessi nazionali.

kurz

 

NON TUTTI I POPULISMI SONO UGUALI

L'obiettivo di Kurz è porsi a metà del guado tra il nucleo maggiormente europeista della Ue e la sua periferia più critica, quel gruppo di Visegrad formato da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia e rincorso dalla Lega di Matteo Salvini. Il cancelliere austriaco viaggia su un doppio binario: cerca di accreditarsi alla corte di Macron, primo leader europeo a cui fece visita dopo l'elezione del 2017 parlando di un'agenda «praticamente identica» alla sua su diversi punti, a partire dal «programma filoeuropeo», ma cavalca anche le pulsioni xenofobe che corrono da Budapest a Vienna, invocando un rafforzamento delle frontiere. In entrambi i casi, rema contro il governo giallo-verde. Perché, dal punto di vista dell'enfant prodige austriaco, non tutti i populismi sono uguali. E lui, che ha scalato le posizioni del governo con un'agenda di estrema destra condita da una buona dose di critica all'Ue, non perde occasione per sottolinearlo.

 

kurz

LA LEZIONE AUSTRIACA SUL BUDGET

Illuminanti, in questo senso, sono le dichiarazioni rese da Kurz prima del Consiglio Ue del 18 ottobre. Nel richiamare Roma all'ordine, il cancelliere austriaco ha indicato la politica economica di Vienna come esempio di «equilibrio», forte di una bozza di bilancio che - stando alle dichiarazioni dell'esecutivo - ha un rapporto deficit-Pil pari allo 0%.

 

Altro che il 2,4% italiano. Soprattutto, il presidente di turno della Unione europea ha puntato il dito - sottolineandone le conseguenze potenzialmente dirompenti - contro «le promesse elettorali e populiste degli altri». Termine qui utilizzato con chiara accezione negativa da parte di un leader che, nella sua pur giovane carriera politica, l'etichetta di «populista» se l'è guadagnata sul campo. Ma che, a tempi alterni, si prodiga nel tentativo di grattarla via.

 

AFD VUOLE SALVINI CANDIDATO ALLA COMMISSIONE UE

SEBASTIAN KURZ SULLA FICO-MOBILE

Questo apparente cortocircuito, per ora, non intacca il consenso di cui Kurz gode entro i confini nazionali. Anzi. A maggio del 2018, secondo un sondaggio del GfK Institut, il 55% degli austriaci si è dichiarato soddisfatto per il lavoro del governo, a fronte del 31% di un anno fa. Le incognite, piuttosto, sorgono a livello di equilibri e di alleanze europee, in vista delle elezioni del prossimo maggio.

 

Da tempo, Salvini lavora al progetto di una "Internazionale populista" in cui riunire le forze più critiche nei confronti di Bruxelles, ora sparse tra Ppe (Fidesz di Orban, Ovp di Kurz), Enf (Lega, Rassemblement National) ed Efdd (M5s). E in questo eterogeneo schieramento non manca chi, come i tedeschi di Alternative fur Deutschland, vorrebbe proprio il segretario della Lega candidato alla presidenza della Commissione. Salvini, da parte sua, ha citato nelle scorse settimane Kurz come uno dei leader europei che vorrebbe rientrassero nella nuova creatura al parlamento Ue. Ma le frizioni di questi giorni, unite all'incidente diplomatico di settembre, allargano la faglia tra Vienna e Roma. Lasciando intendere, una volta di più, che la grande famiglia populista non è poi così unita.

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…