giuseppe conte matteo renzi dario franceschini

IL CANTO DEL CIGNO DI SU-DARIO - FRANCESCHINI SENTE TRABALLARE LA SUA POLTRONA DI MINISTRO E CAPO-DELEGAZIONE E SI SCHIERA AI PIEDI DI CONTE CONTRO IL 60% DEL PD (ORLANDO, GUERINI, ORFINI) CHE SUPPORTA L'AZIONE DI RENZI PER UN GOVERNO DI RICOSTRUZIONE NAZIONALE A GUIDA DRAGHI: "A RENZI NON FREGA NIENTE DEL CONTE 3 O DEL DRAGHI 1, VUOLE SOLO FAR BALLARE TUTTI" - E LA BUTTA IN CACIARA: "SE SI APRE LA CRISI, SI VA A VOTARE. CONTE CONTRO SALVINI E CE LA GIOCHIAMO" - ECCO: PROPRIO QUELLO CHE NON PERMETTERANNO MAI MATTARELLA E L'EUROPA CHE SBORSA MILIARDI PER MANTENERE A GALLA IL PAESE

RENZI FRANCESCHINI

Francesco Verderami per il "Corriere della sera"

 

«...E allora, se si aprisse la crisi, tanto varrebbe andare a votare. Conte contro Salvini e ce la giochiamo». Si vedrà se le parole di Franceschini anticipano una strategia o sono solo tattica, se rappresentano un espediente per snidare Renzi o un deterrente per inibirne l'offensiva. Di certo in questi giorni il capodelegazione del Pd al governo ripete sempre lo stesso concetto, lo pone al termine di un lungo ragionamento sviluppato con alcuni alleati e vari esponenti del suo partito.

FRANCESCHINI RENZI

 

Il ministro della Cultura ritiene che le manovre di Renzi partano da un calcolo, e cioè che in caso di crisi non si andrebbe alle urne: a blindare la legislatura sarebbe l'elezione del presidente della Repubblica e la priorità dell'attuale maggioranza di non consegnare il Colle dopo il voto a un candidato di Salvini. Ed è qui che Franceschini offre una diversa chiave di lettura della situazione. Il fatto è che oggi - nel computo dei grandi elettori necessari a scegliere il futuro capo dello Stato - la coalizione di governo e le forze di opposizione sono in sostanziale parità, dettaglio rimarcato dal capo della Lega.

conte franceschini

In questo quadro, privo di numeri certi e con l'impossibilità di controllare la massa di peones in libera uscita, Renzi sarebbe determinante.

 

«A lui non frega niente del Conte 3 o del Draghi 1»: se si aprisse la crisi - secondo il dirigente dem - l' ex premier si porrebbe al crocevia di ogni scenario e farebbe «ballare tutti». Per raggiungere l' obiettivo preferirebbe che il governo cadesse per un incidente, per non intestarsene la responsabilità. In ogni caso, l' esito della crisi sarebbe «incerto», la situazione «potrebbe solo peggiorare» e il sistema finirebbe nel «pantano».

 

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

Stando così le cose, «sarebbe allora preferibile andare alle urne con l'attuale sistema di voto», che prevedendo lo scontro nei collegi spinge i partiti a coalizzarsi. E il dirigente dem già prefigura una coalizione composta da M5S, Pd, una lista di sinistra «e una lista Conte». Ovviamente Iv sarebbe fuori dalla squadra, «perché chi ha provocato la crisi poi non potrebbe pensare di stare con noi». Raccontano che, ogni qualvolta affronta questo tema, il dirigente dem si trasfiguri: è facile supporre che miri a gettare scompiglio nelle file renziane.

 

È più difficile invece immaginare come si possa comporre il puzzle dell'alleanza giallorossa e come possa pensare di competere con il centrodestra. «Invece penso che potremmo giocarcela», è la risposta di Franceschini, secondo il quale Conte - se i sondaggi sono veritieri - «ha ancora una certa presa sull'opinione pubblica, si presenterebbe come la vittima di un complotto di Palazzo e potrebbe conquistare voti al centro, senza prenderne al Pd e a M5S. Perciò andrebbe sfruttato il suo valore aggiunto, perché potrebbe vincere».

RENZI FRANCESCHINI

 

Ma anche una sconfitta nelle urne, a suo parere, non stravolgerebbe gli equilibri per la successiva corsa al Colle: «Numericamente sarebbe una sfida bilanciata con il centrodestra, mi spiego? E poi Conte è nato con la camicia...».

 

L'eufemismo serve a evidenziare una particolare dote del premier, ché sulle sue qualità politiche Franceschini preferisce glissare. L'altro giorno, al vertice con il Pd per la verifica, l'ha sentito esordire così con Zingaretti: «Se avete qualcuno da cambiare tra i vostri ministri, ditemelo». Il segretario dem, che per indole non si confida nemmeno con se stesso, ha deglutito prima di lasciar cadere la domanda. E Conte, non avendo ricevuto risposta, gli ha riproposto subito il quesito. Un silenzio imbarazzato ha riempito la stanza, fino a quando Franceschini ha provato a spiegare al premier che «la verifica non è il rimpasto. Serve piuttosto a stabilire una linea politica, ad aggiornare il programma...».

conte di maio franceschini

 

Come altro doveva fargli capire che se cascasse il Conte 2 non ci sarebbe un Conte 3?

Che Renzi «gli ha promesso di farlo restare a palazzo Chigi, così come ha promesso quel posto a Di Maio e Zingaretti?». Quanto al rimpasto, il capodelegazione del Pd ha provato a contemplarlo nelle discussioni di questi giorni, «e teoricamente si potrebbe anche fare»: «Ma poi non cambierebbe nulla, non avremmo la stabilità. Perciò la scelta non è tra un miglioramento della situazione e le elezioni. Ma tra un peggioramento della situazione e le elezioni. Quindi, in caso di crisi, sarebbe opportuno prendere la strada più lineare».

conte renzi

 

La linearità però non è una categoria della politica. E i dubbi che Franceschini coltiva sulle reali volontà di Renzi di aprire la crisi, sono gli stessi dubbi che Renzi coltiva sulle reali volontà di Franceschini di andare alle elezioni. Anche se l'uno dice dell'altro: «Non ha capito che stavolta faccio sul serio».

Ultimi Dagoreport

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO