DAGOREPORT – AIUTO! LA FIAMMA MAGICA VA A FUOCO! IL CAOS SPANO-GIULI ACCENDE LE PRIME SCINTILLE DI TENSIONE TRA GIORGIA MELONI E IL SUO “GENIO” DI PALAZZO CHIGI: FAZZOLARI ERA INFATTI CONTRARISSIMO ALLA NOMINA DI GIULI MINISTRO, CONSIDERANDOLO INAFFIDABILE VISTO IL SUO CAMALEONTISMO DA ZELIG (DAL FRONTE DELLA GIOVENTU' A UN GRUPPUSCOLO NEO-FASCIO FINO A COLLABORATORE DELLA LEGA, COL RITORNO ALL’OVILE DI GIORGIA GRAZIE ALL’OTTIMO RAPPORTO DELLA SORELLA, ANTONELLA GIULI, CON ARIANNA) – NON SOLO FAZZO: ANCHE IL DUPLEX LA RUSSA-GASPARRI SI È INCAZZATO PER LA CACCIATA DEL ''LORO'' GILIOLI. E NON PARLIAMO DEL PIO MANTOVANO QUANDO GIULI NOMINA CAPO DI GABINETTO IL GAYO SPANO…
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le iene servizio su alessandro giuli e francesco spano
Aiuto! La fiamma va a fuoco! La catena di catastrofici eventi che ha portato alla nomina di Alessandro Giuli a ministro della Cultura, seguita dalla cacciata-lampo del capo di gabinetto Francesco Gilioli e infine all’arrivo, al suo posto, con successive dimissioni, di Francesco Spano, ha creato le prime scintille di tensione all’interno della cosiddetta “Fiamma Magica” di Palazzo Chigi.
I principali dissapori si sono registrati tra Giorgia Meloni e colui che lei definì il suo “genio”, alias il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Il braccio destro (e teso) della Ducetta era infatti, sin dall’inizio, contrarissimo alla nomina del baldo Giuli a ministro. Il curriculum dell’ex giornalista di “Libero” e del “Foglio” non appariva del tutto inaffidabile al custode dell’ortodossia meloniana.
Il controverso passato nel gruppuscolo ultrafascio “Meridiano zero”, il saggio “Il passo delle oche”, edito da Einaudi nel 2007, in cui Giuli, armato di paroloni da azzeccagarbugli, si scaglia violentemente contro il fascismo social-democristiano di Almirante, del suo delfino Fini e della stessa Meloni (vicepresidente della Camera dei deputati dal 2006 al 2008 e nel 2008 fu ministro della Gioventù dell’ultimo governo Berlusconi), tutti accusati di aver “tradito” l’eredità del suo amato Duce avendo cancellato il fascismo con la parola “destra”, accecati dallo loro fame di potere.
le iene servizio su alessandro giuli e francesco spano
Dopo l’einaudito volumetto stampato da Einaudi, il dandy ultrà della Roma ha una mutazione genetica nelle forme della banderuola: entra nelle grazie di Giuliano Ferrara e scala il vertice de “Il Foglio”, nel 2018 lo ritroviamo anche dalle parti della Lega di Salvini quando concede il suo camaleontico scibile alla redazione, in modalità Julius Evola, del programma culturale del Carroccio (dove fu cooptato dal destrissimo Andrea Mascetti, protagonista di un’altra inchiesta di Report nel 2020).
alessandro giuli con arianna meloni alla presentazione di gramsci e vivo
Infine, dopo disastrose disavventure televisive, colui che abbandonò il Fronte della Gioventù dopo una scazzottata con Fabio Rampelli, riciccia per salire sul carro vincitore di Fratelli d’Italia. Il ritorno nelle grazie della Meloni sarebbe avvenuto attraverso l’intercessione della sorella Antonella Giuli, stretta amica di Arianna e storica addetta stampa di Fratelli d’Italia, poi portavoce di Lollobrigida ministro, ora traslocata all’ufficio stampa della Camera.
ALESSANDRO GIULI - IL PASSO DELLE OCHE
Un vortice di camaleontismo, anda e rianda, imperdonabile per i duri e puri di Colle Oppio: per Fazzolari era la conferma che Giuli fosse la persona sbagliata nel posto sbagliato per sostituire quell’incapace a nulla di Gennaro Sangiuliano nel palazzo del Collegio romano.
A rafforzare questa convinzione è arrivata la sorprendente cacciata del capo di gabinetto di “Genny Delon”, Francesco Gilioli, giustificata da “fatti gravissimi” e “mani nella marmellata”, cioè l’accusa di aver passato documenti riservati a “Report”, circostanza che sia lui sia la stessa trasmissione Rai hanno smentito seccamente.
alessandro giuli - tatuaggio aquila fascista
Quel che Giuli forse ignorava è che Gilioli non era al ministero per caso: funzionario del Senato era stato caldeggiato a Sangiuliano dal gatto e la volpe, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. Un consiglio discutibile, considerando che nella sua carriera Gilioli non aveva mai ricoperto il delicato ruolo di Capo di gabinetto (di solito arrivano dalla Corte dei Conti e dalla Consulta).
In ogni caso, la carriera distrutta di Gilioli, poche settimane dopo il siluro di Giuli, è stata impreziosita dalla nomina, voluta dal Quirinale, a Commendatore della Repubblica.
C’è da dire che il ministro della Cultura non aveva pianificato per tempo la staffetta Gilioli-Spano. Appena insediatosi, il dandy (cariato) Giuli aveva in mente un incarico nella comunicazione del ministero per il bel tenebroso avvocato finito nei gay (caso Unar) e portato poi al museo Maxxi da Giovanna Melandri col il ruolo di segretario generale.
Durante i quasi due anni di presidenza di Giuli al Maxxi, il museo di arte contemporanea di via Guido Reni era gestito in tutto e per tutto, anche a livello artistico, da Spano. Poi, il pediluvio: c’è chi spiffera che Giuli fu allertato dalle maldicenze di qualche funzionario del ministero e deve aver cogitato che fosse necessario accompagnare subito Gilioli alla porta. E solo a quel punto, guardandosi intorno, ha puntato su Spano, che Giuli ha definito “bravissimo tecnico”.
Certo, se la scelta di Giuli è stata quantomai frenetica e imprevista, di sicuro è stata scellerata quella di Spano di accettare il ruolo di capo di gabinetto. Ragioni di opportunità avrebbero dovuto convincerlo a desistere, considerati i molti scheletri del suo armadio: primo tra tutti, l’increscioso episodio rivelato dalle “Iene” nel 2017.
GIOVANNA MELANDRI - FRANCESCO SPANO - 2022 - FOTO LAPRESSE
La trasmissione Mediaset scoprì che, da presidente dell’Unar, Spano finanziava alcune associazioni Lgbtq che in realtà nascondevano attività di sesso a pagamento. Per questo fu costretto a dimettersi dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Giusto qualche giorno fa, “le Iene” hanno peraltro rivelato di aver vinto una causa civile per diffamazione intentata da Spano.
Zorro Fiamma e carne - POSTER BY MACONDO
Tra l’altro, accettando l’incarico, si racconta che Spano abbia avuto un grosso scazzo con la sua ex madrina politica, Giovanna Melandri. Fu la biondissima ex “zarina” del Maxxi a chiamarlo al museo romano come segretario generale. Da quella poltrona, Spano si è comportato per anni come un reuccio, comandando e assegnando incarichi anche al marito, Marco Carnabuci, che peraltro dal 2018 è anche consulente per la compliance aziendale nella fondazione per il sociale presieduta dalla stessa Melandri, “Human Foundation, Do and think tank”.
francesco spano inchiesta di report
Il giro di poltrone e veleni al Ministero della Cultura ha indispettito non poco l’ultracattolico Alfredo Mantovano. Il sottosegretario a Palazzo Chigi, considerato l’ufficiale di collegamento tra Meloni e gli apparati del Deep State sempre più incazzati: deve tenere i rapporti con il Quirinale, i servizi segreti, il Vaticano, le Forze dell’ordine e nelle sue mani passano i dossier più caldi del governo. Nei giorni scorsi, peraltro, Mantovano ha dovuto sbrogliare la matassa del decreto migranti: è stato lui a limare il testo della norma sui “Paesi sicuri”, di concerto con i tecnici del legislativo del Quirinale.
Ovviamente il pio Mantovano non era entusiasta della scelta di Spano come capo di gabinetto, al pari del suo gemello diverso Fazzolari, ma il suo proverbiale aplomb gli ha impedito di andare allo scontro su questa nomina.
MARCO CARNABUCI - IL MARITO DI FRANCESCO SPANO meloni spanofrancesco spanoFRANCESCO SPANOFrancesco Spanogiorgio mottola parla con marco carnabuci, marito di francesco spano