ARRIVA UN ALTRO CEFFONE AL PREMIERATO BY MELONI - STAVOLTA LO MOLLA L’EX PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE, MARTA CARTABIA (E SI SCRIVE CARTABIA E SI LEGGE MATTARELLA): “L'ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO È UNA SCELTA MOLTO DISCUTIBILE PERCHÉ, SE IL PROBLEMA È L'INSTABILITÀ DELLE COALIZIONI, BISOGNA APPRONTARE DISPOSITIVI ISTITUZIONALI CHE SOSTENGANO LA CAPACITÀ DI GOVERNARE ANCHE QUANDO GLI ORIENTAMENTI DIVERGONO" - "SI VIENE A SVUOTARE DI FATTO IL RUOLO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, FONDAMENTALE NELLA STORIA RECENTE DEL NOSTRO PAESE"
CARTABIA, IL POPULISMO È UNA CARICATURA DELLA DEMOCRAZIA
(ANSA) - ROMA, 28 MAG - "Il populismo è una caricatura, una riduzione della democrazia". Lo afferma Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia nel governo Draghi, in un'ampia intervista a Civiltà Cattolica, in uscita sabato 1/o giugno nel quaderno n. 4175 e di cui l'ANSA è in grado di dare anticipazione.
MARTA CARTABIA - GIORGIA MELONI
"Sono state date tante definizioni del fenomeno, però l'elemento centrale nel populismo - che può essere di destra o di sinistra - è la presenza di un leader o di un partito che si considera interprete unico della volontà del popolo", sottolinea Cartabia nell'intervista: "A volte questa forza politica esprime una maggioranza, ma in molti casi, anche per via dell'astensionismo, è espressione di una minoranza più forte delle altre". "Il populismo soffoca la pluralità - prosegue -; e, dopo una vittoria elettorale, ha una tendenza a occupare tutti gli spazi di potere: politico, mediatico, amministrativo, culturale".
marta cartabia sergio mattarella
Secondo l'ex presidente della Consulta, prima donna in Italia a ricoprire tale carica, "il populismo è l'antitesi del pluralismo di cui si nutre la democrazia. In un Paese libero, il popolo non parla con un'unica voce, è composto da una molteplicità, e la volontà generale è frutto di un lavoro comune per arrivare ad accordarsi". Per questo, aggiunge, "il populismo può essere visto come una degenerazione della democrazia: perché perde il senso dell'altro e perché smarrisce il senso del limite del potere".
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Secondo Cartabia, "oggi il populismo non si presenta nelle forme che abbiamo conosciuto in passato con i totalitarismi aggressivi e oppressivi della prima metà del Novecento. È più sottile, ma genera una perdita di spazi di libertà che quasi non si avverte". Non a caso, conclude, "esso è fortemente insofferente al costituzionalismo e alla giustizia costituzionale, perché le Costituzioni - e le Corti costituzionali che ne sono i custodi - servono proprio a questo: a porre limiti al potere della maggioranza sulla base di valori condivisi".
CARTABIA, PREMIERATO SCELTA MOLTO DISCUTIBILE E RISCHIOSA
marta cartabia giorgia meloni atreju
(ANSA) - ROMA, 28 MAG - "Affidare alla capacità del leader la tenuta e la durata nel tempo di un governo è una semplificazione, a mio parere, molto rischiosa". E' quanto afferma sulla riforma riguardante il "premierato" Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia nel governo Draghi, in un'ampia intervista a Civiltà Cattolica, in uscita sabato 1/o giugno e di cui l'ANSA è in grado di dare anticipazione.
Dopo aver definito "condivisibile" l'esigenza "da cui partono alcune proposte di riforma" e "innegabile" la necessità "di affrontare la questione dell'instabilità dei governi, che è un problema vero", per Cartabia "la domanda vera è se le proposte in campo siano in grado di offrire una soluzione al problema".
E osserva: "si sta puntando all'elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri, con un sistema elettorale ancora da definire, ma che dovrebbe portarsi appresso la maggioranza dei voti dentro le Camere. Cioè, si confida nella forza del leader per dare stabilità". "Ecco, questa è una scelta ai miei occhi molto discutibile - sottolinea -, perché, se il problema è l'instabilità delle coalizioni, il punto torna a essere quello di approntare dispositivi istituzionali che sostengano la capacità di governare insieme anche quando gli orientamenti divergono".
Secondo l'ex presidente della Consulta, "tra l'altro, così facendo si viene a svuotare di fatto il ruolo del presidente della Repubblica, che è stato fondamentale nella storia recente del nostro Paese". "È vero che la riforma non incide formalmente sui poteri del capo dello Stato - aggiunge -, ma con la centralità data alla figura del premier si svuotano di fatto i due poteri più importanti del Presidente: quello di nomina di un nuovo presidente del Consiglio, perché si formi un nuovo Governo in caso di crisi, e quello dello scioglimento delle Camere".
Cartabia precisa inoltre che "i nostri governi sono instabili, cioè durano poco, ma non sono affatto deboli. Essi hanno da tempo trovato il modo per decidere anche con tempestività, soprattutto attraverso un uso molto frequente dei decreti legge. Non c'è un ostacolo alla decisione. E non da ora". "Lo strumento per dare forza al governo, che era pensato per situazioni eccezionali, e di cui molti Governi hanno anche spesso abusato, c'è, eccome", conclude.
CARTABIA, DONNE IN RUOLI RESPONSABILITÀ? IL PAPA HA FATTO BENE
(ANSA) - ROMA, 28 MAG - "Credo che papa Francesco abbia fatto molto bene" a nominare diverse donne a incarichi di responsabilità nella Curia Romana e nella Città del Vaticano, "e mi viene da dire che è un peccato che finora la Chiesa si sia privata o non si sia avvalsa abbastanza dell'apporto di tante donne. Ci sono tante donne dalle doti straordinarie che sarebbe un peccato non impegnarle anche in ruoli di responsabilità".
Lo afferma Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia nel governo Draghi, in un'ampia intervista a Civiltà Cattolica, in uscita sabato 1/o giugno e di cui l'ANSA è in grado di dare anticipazione. "Quando mi chiedono quale sia il contributo specifico delle donne nella vita politica, sono sempre un po' in difficoltà - risponde alla rivista dei Gesuiti -. Forse il Papa ha un'idea più chiara su quale sia il tratto specifico delle donne nella vita ecclesiale. Io non riesco a elaborare questa specificità, perché vedo attorno a me donne con personalità molto diverse una dall'altra".
"Quello che apprezzo molto di questa rinnovata sensibilità verso la presenza delle donne è che ora emergono tanti talenti anche nell'universo femminile che prima rimanevano nascosti", aggiunge l'ex presidente della Consulta, prima donna a ricoprire tale carica in Italia: ad esempio, "quando si organizzano eventi, si cerca sempre di mettere tra i relatori anche un certo numero di donne. Prima non c'era questa attenzione, non perché le donne all'altezza non ci fossero, ma perché non si cercavano". "Peccato non essersene accorti prima!", conclude.
marta cartabia foto di bacco (3)
CARTABIA, LEGGI CONTRO VIOLENZA A DONNE CI SONO, MA NON BASTANO
(ANSA) - ROMA, 28 MAG - In materia di violenza sulle donne e 'femminicidi', "negli ultimi anni, dal punto di vista giuridico, sono stati fatti enormi passi avanti. Penso al 'Codice rosso' in Italia, ma anche alla Convenzione di Istanbul a livello internazionale. Per quello che ho potuto vedere, dal punto di vista legislativo, gli strumenti adesso ci sono. Però, e lo può dire una giurista, le leggi, anche le buone leggi, servono, ma non bastano".
marta cartabia all ambasciata americana
E' afferma Marta Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale e ministro della Giustizia nel governo Draghi, in un'ampia intervista a Civiltà Cattolica, in uscita sabato 1/o giugno e di cui l'ANSA è in grado di dare anticipazione. "Perché alla fine bisogna dare vita a queste leggi - sottolinea -, che altrimenti sono come delle armature inanimate. Occorre che le leggi siano supportate da un lavoro culturale, da un rinnovamento della mentalità. Uno dei problemi con la violenza di genere, e con la violenza domestica, infatti, è che spesso le donne non denunciano".
"Personalmente sono convinta che non abbiamo sempre chiaro quale sia la matrice culturale dei femminicidi, e se ce ne sia una sola", prosegue l'ex presidente della Consulta, prima donna a ricoprire tale carica in Italia. Da un lato, "si attribuiscono alla matrice patriarcale le forme di abuso di potere che arrivano fino alla violenza, a rapporti asimmetrici tra uomo e donna, in cui il dominio dell'uomo sulla donna arriva fino al punto di attaccare la donna nel corpo. Ed è certamente in parte così".
"Ma nei casi come quello di Giulia Cecchettin - rileva -, la sensazione è che ci possano essere anche altre componenti. A me sembra che lì ci sia una fragilità che si tramuta in rabbia e risentimento, e poi in violenza". "Qui non vedo un maschio forte che domina la donna - osserva Cartabia -, ma al contrario vedo una violenza come espressione di un'incapacità ad accettare che, a volte, la vita non va come tu pensi e ti chiude delle porte.
Quando le donne affermano una loro autonomia, non vengono accettate dal partner maschile". Secondo l'ex ministro, "bisogna capire bene dove sia la radice di tale violenza. Bisognerebbe approfondire l'argomento. Altrimenti combattiamo i sintomi senza capire l'origine della malattia". E "senza consapevolezza culturale, il lavoro sul fronte giuridico è un lavoro sempre insufficiente", conclude.