SECESSIONE ALLA CATALANA - PLEBISCITO INDIPENDENTISTA: l’80% VUOLE STACCARSI DA MADRID (MA HANNO VOTATO 2 MLN SU OLTRE 6 AVENTI DIRITTO) - IL LEADER MAS: “SUCCESSO TOTALE, ORA VOGLIAMO UN VERO REFERENDUM” - IL GOVERNO: “UN ATTO DI PROPAGANDA STERILE E INUTILE”
Da “corriere.it”
barcellona manifestazione per indipendenza
Due milioni di votanti su oltre 6 milioni di «elettori» che erano chiamati ad esprimersi. E un risultato netto, come ci si poteva aspettare: l’80% dei catalani che deciso di partecipare alla consultazione «illegale» secondo il governo di Madrid, ha scelto il sì: vuole che la Catalogna sia uno stato e che sia indipendente.
Sono i risultati definitivi (scrutinati a tempo di record da 40mila volontari della Generalitat, secondo quanto riferisce la vicepresidente della Generalitat, Joana Ortega parlando di quasi il 90% dei voti scrutinati) della consultazione che domenica ha sfidato il parere della Consulta di Madrid, che aveva dichiarato il referendum del 9-N, come lo chiamano in Spagna, illegale. Chi ha votato no a entrambe le domande è un esiguo 4,5%; si ferma a un 10% che ha votato un sì e un no. Il voto ha valore simbolico e non è riconosciuto dal governo di Madrid.
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Successo o propaganda
Una giornata di “pieno successo”, come ha detto fin dalla chiusura dei seggi, guardando i dati di affluenza, il presidente catalano Arthur Mas, o una consultazione “sterile e inutile”, secondo il parere di Madrid, affidato al ministro della giustizia dal nome predestinato, Rafael Català: «Un atto di propaganda politica, senza validità democratica»?
Per avere una risposta bisognerà attendere gli sviluppi della vicenda che ormai da mesi tiene impegnato il premier Rajoy, del tutto sfavorevole all’indipendenza della ricca regione costiera e nemmeno troppo disposto a concedere ulteriori autonomie o aperture, come invece vorrebbe chiedere Mas che, a quanto si apprende, scriverà al premier già lunedì.
Urne di cartone
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La Catalogna ha votato domenica in urne di cartone per il suo sogno indipendentista, sfidando il divieto della Corte costituzionale spagnola e la minaccia dell’arresto dei presidenti dei seggi, in una consultazione simbolica, che vuole essere l’anticipo di quella legale.
«Ci siamo guadagnati sul campo il diritto a un referendum definitivo», aveva detto il presidente catalano Artur Mas (CiU), assumendosi la «responsabilità legale» dell’intero processo partecipativo, fra l’entusiasmo alle stelle del popolo indipendentista, che lo ha accolto alla Escola Pia, dove ha depositato nelle urne il suo doppio sì: alla Catalogna come stato, che sia uno stato indipendente.
La denuncia ai giudici
Alcuni partiti politici unitaristi, tra cui UPyD (socialisti dissidenti) e Plataforma per Catalunya (estrema destra) avevano chiesto il sequestro delle urne, ma i magistrati l’hanno ritenuta una misura eccessiva. Martedì la Corte costituzionale aveva decretato la sospensione cautelare della consultazione sull’indipendenza, alternativa al referendum, già bocciata il 29 settembre dall’Alta corte. L’esecutivo di Artur Mas ha deciso di svolgere comunque il processo partecipativo. Nell’impossibilità di definire un censo elettorale e in mancanza di una Giunta elettorale centrale, lo scrutinio non ha nessun valore legale. «Madrid ha risposto con miopia e intolleranza», sono state le parole di Mas mentre aspettava i risultati definitivi.
L’analisi del voto
La percentuale di partecipazione data la scontata scarsa affluenza degli unionisti alle urne, è servita a misurare l’ampiezza del fronte indipendentista. Secondo gli analisti, la consultazione rafforza la posizione di Artur Mas nel fronte indipendentista, che vede schiarati con i centristi di Convergencia i Unio, i repubblicani di sinistra di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), gli eco-socialisti di Icv e la sinistra radicale della Cup.
Code ai seggi
referendum catalogna guardiola
Nonostante la pioggia e le lunghe code in alcuni seggi, oltre 2 dei 4,5 milioni di catalani over-16 anni aventi diritto si sono recati alle urne, per manifestare quello che definiscono l’orgoglio per un progetto nuovo che restituisca dignità alla regione. I votanti sono stati circa un terzo degli aventi diritto. I recenti sondaggi danno indipendentisti e lealisti sul filo del rasoio, intorno al 50% ciascuno.
Secondo l’ultimo studio del Centro di Studi di Opinione della Generalitat, almeno un 48,5% dei catalani preferisce continuare a far parte della Spagna, in una regione che rappresenta circa un quinto dell’economia spagnola, ma detiene anche uno dei debiti pubblici più alti.