PASTICCIACCIO CONSULTA – CATRICALETTA: “IO E VIOLANTE, COPPIA MALE ASSORTITA, CALATA DALL’ALTO - PER RAGGIUNGERE UN TRAGUARDO IN QUESTO PARLAMENTO OCCORRE COINVOLGERE I CINQUE STELLE E LA LEGA”

Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano

 

Antonio Catricala Antonio Catricala

Più o meno un mese fa, Antonio Catricalà era il candidato di Forza Italia per la Consulta. Oggi il calabrese di Catanzaro, che ha ricoperto cariche un po’ ovunque, è un ex giudice del Consiglio di Stato. Ha lasciato la magistratura, dov’era rientrato dopo aver scalato e riscalato il potere: sottosegretario a Palazzo Chigi con Mario Monti; viceministro allo Sviluppo economico con Enrico Letta; segretario generale sempre a Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi; capo di gabinetto nei governi di Massimo D’Alema e Giuliano Amato; presidente dell’Autorità Antitrust.

 

Quanti anni, Catricalà?

Ne ho 62, la metà li ho trascorsi da servitore di questa nazione. Il periodo più difficile fu durante il processo Moro, ero avvocato dello Stato, parte civile. Il più bello fu il primo all’Antitrust.

 

E perché adesso si è dimesso?

Mi faccio una seconda vita, mi associo allo studio legale Lipani&Partners in piazza Cavour, zona Cassazione. Sarò il maestro di una scuola di avvocati.

luciano violanteluciano violante

 

E non rimpiange l’ultimo tassello, la nomina alla Consulta?

Io non ci pensavo mica, non per il presente. Sono giovane.

 

E cosa pensava?

Ritenevo di poter chiudere il mio lavoro come presidente del Consiglio di Stato. Non capiterà più, ormai.

 

Neppure la Consulta è capitata, eppure Forza Italia l’aveva proposta.

I vertici di Forza Italia mi dissero che c’era un accordo su di me, però mancava il consenso. Ho scoperto che in molti non mi volevano, ripetevano: questo Catricalà non è dei nostri. Almeno è stato chiarito che sono un tecnico, non un politico.

 

E perché si è ritirato, perché non ha insistito? Poteva prendere esempio da Luciano Violante.

Io ho preferito evitare lo stillicidio. Troppo fumo nero sporca le camicie bianche. La coppia era male assortita, calata dall’alto e non condivisa dal basso. Per raggiungere un traguardo in questo Parlamento, occorre coinvolgere i Cinque Stelle e la Lega Nord. Non bastano i democratici e i forzisti.

silvio berlusconi inaugura la biennale di antiquariato (8)silvio berlusconi inaugura la biennale di antiquariato (8)

 

Per Matteo Renzi andava bene Catricalà, ma lo stesso Matteo Renzi non sopporta i burocrati come Catricalà.

In parte, Renzi ha ragione. Ci sono prassi, vincoli e normette che possono essere superate. Ma è sbagliato far credere ai cittadini che la burocrazia sia da rottamare, ci sono molte eccellenze. Quando imputano alla Ragioneria di Stato di ostacolare il governo commettono un grave errore: la Ragioneria dipende dal Tesoro e risponde al ministro.

 

Come rimediare?

Non è facile. Quando Monti era presidente del Consiglio e anche reggente del Tesoro, per testimonianza diretta, posso rivelarvi che il rapporto era perfetto, funzionale. Al Tesoro fanno riferimento al ministro, non al premier: non lo fanno per cattiveria, ma perché i meccanismi sono questi.

 

CORRADO PASSERA PENSIEROSO CORRADO PASSERA PENSIEROSO

Come spiega la diaspora o la scomparsa dei ministri del governo di Monti?

Non mi ha stupito. Era il nostro destino, la missione era limitata. Ci hanno chiamato per scelte non certo popolari: tassare le case o rinviare le pensioni. La politica non se la sentiva, né quella di maggioranza né quella di opposizione.

 

Come giudica il Corrado Passera politico?

Può avere un futuro. È stato un banchiere, questo non lo aiuta. Per il momento, non vedo le masse che gli girano intorno, piuttosto una parte elitaria. Gli auguro buona fortuna.

 

Ora non ha imposizioni di mandato, lo ammetta: Catricalà è un fidato di Silvio Berlusconi.

No, ci mancherebbe. Io sono un tecnico, sennò i senatori di Forza Italia mi avrebbero votato per la Consulta, o no?

gianni lettagianni letta

 

Non la indicò Berlusconi nell’esecutivo di Enrico Letta come viceministro con delega alle Telecomunicazioni?

No, perché il mio compito era concentrato sugli operatori telefonici, non c’era nulla da fare su Mediaset. Io dovevo mettere al sicuro la rete di Telecom, la banda larga. Avevo un accordo con il presidente Franco Bernabè, già si parlava di nuove società, di numeri, di soldi. Poi Bernabè è uscito da Telecom e il progetto è saltato.

 

La stagione dei Gianni Letta e dei Catricalà è finita?

Non credo ci sia stata una nostra stagione, e dunque quello che non è iniziato vi assicuro che non può finire. Siamo servitori dello Stato, e lo restiamo per sempre.

 

Non negherà pure la sua amicizia con Letta?

Questo mai.

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…