1. CATTURATO IL PD, RENZI HA UN PROBLEMA. E’ GIÀ ASSEDIATO DA MILIONI DI NEO-RENZIANI 2. RE GIORGIO DECIDE LE MAGGIORANZE E LE GOVERNA. NOMINA I MINISTRI E LI PROTEGGE. FIRMA LE LEGGI E LE CORREGGE. E’ IL VERO PUNTO DI RIFERIMENTO IN ITALIA DELLE CANCELLERIE STRANIERE, A COMINCIARE DALLA CASA BIANCA DI OBAMA. NEL TEMPO CHE GLI AVANZA, RE GIORGIO AUSPICA, SEGNALA, AMMONISCE, SPRONA, RIMARCA E SOLLECITA. NON GLI È RIUSCITO SOLTANTO DI SCEGLIERSI IL SEGRETARIO DEL PD 3. METTENDOSI SEMPRE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE, IL MAGO DALEMIX HA FINITO PER DIVENTARE IL SIMBOLO DI QUELLI DA ROTTAMARE. LUI CHE NON ERA MANCO DEI PEGGIORI 4. NONNA PINA CANCELLIERI, UN “INTERVENTO UMANITARIO” LE E’ COSTATO IL QUIRINALE 5. RIGOR MONTIS, LO SBAGLIO DI RE GIORNO, HA RIVALUTATO LA FIGURA DI LAMBERTO DINI 6. SANTADECHE’, SOGNAVA DI ROTTAMARE E RISCHIA LA ROTTAMAZIONE DI FRANCESCA PASCALE
Francesco Bonazzi per Dagospia - Parte seconda
13. MAGO DALEMIX - Sessantaquattro anni, sette legislature sulle spalle, una propensione a impartire lezioni inversamente proporzionale ai successi ottenuti, Massimo D'Alema non è così cattivo come lo dipingono. Almeno in questo 2013. Pur non avendo mai lavorato in vita sua, ha comunque accumulato un certo benessere e solide competenze da velista che gli avrebbero potuto garantire un tranquillo anno sabbatico. O anche proprio la pensione.
Invece niente. Ha dispensato fino all'ultimo i suoi magici consigli al povero Bersani, poi ha provato a vedere se poteva dare una mano anche a Renzie (che però lo ha trattato senza la dovuta deferenza), quindi ha benedetto la corsa di Gianni Cuperlo alle primarie. Mettendosi costantemente al centro dell'attenzione, il Mago Dalemix ha finito per diventare il simbolo di quelli da rottamare. Lui che a ben vedere era già uscito di scena da solo e non era manco dei peggiori. Voto: 4
14. NONNA PINA CANCELLIERI - Nella piccola e meschina Italia, ha dovuto affrontare la gogna mediatica per un "intervento umanitario" a favore di una detenuta che rischiava di morire. Ma all'estero non è passato inosservato il suo darsi da fare per Giulia Ligresti, tanto che la prestigiosa organizzazione "Millionaires International", che si batte in tutto il mondo per i diritti dei miliardari, ha segnalato Annamaria Cancellieri per un riconoscimento internazionale.
Nonna Pina è rimasta ferma inchiodata sulla sua poltrona di ministro della Giustizia, nonostante la pubblicazione sui giornali delle telefonate con la famiglia di un latitante e quell'espressione assai infelice, specie per un servitore dello Stato: "Sono a disposizione". L'ha difesa a spada tratta Re Giorgio, che alla moglie Clio aveva promesso di lasciare il trono a una donna. Difficile, però, che a questo punto possa essere proprio la Cancellieri. Voto: 3.
15. RE GIORGIO - Voleva tanto riposarsi, dopo aver sloggiato nel 2011 da Palazzo Chigi il Banana e averlo sostituito con il primo che gli hanno indicato da Bruxelles. Ma poi il professore con il Loden verde ha veduto bene di candidarsi, Bersani e i suoi hanno fatto autogol, il Cavaliere è ritornato in pista e Grillomao ha fatto il pieno di voti.
Dopo essersi dichiarato "stanco" e "assolutamente indisponibile a un secondo mandato", ha volentieri accettato un secondo mandato all'età di 88 anni. La moglie Clio gli ha fatto una scenata memorabile, ma quando la Patria chiama l'anagrafe passa in secondo piano. Del resto ha energie da vendere ed è di gran lunga quello con il cervello che funziona meglio.
Decide le maggioranze e le governa. Nomina i ministri e li protegge. Firma le leggi e le corregge. Indica non solo gli obiettivi, ma anche tempi e modi per raggiungerli. E' il vero punto di riferimento in Italia delle cancellerie straniere, a cominciare dalla Casa Bianca di Obama. Nel tempo che gli avanza, Re Giorgio auspica, segnala, ammonisce, sprona, rimarca e sollecita. Non gli è riuscito soltanto di scegliersi il segretario del Pd, ma del resto neppure i migliori giuristi di Corte sono stati capaci di individuare la parola "gazebo" nella Costituzione. Voto: 9,5.
16. RENZIE - Ha imparato la lezione e ha capito che per aspirare a Palazzo Chigi deve prima impadronirsi del suo partito. Ha vinto le primarie a mani basse, dopo aver rottamato i predecessori con un solo slogan: alle elezioni di febbraio "il Pd ha sbagliato un calcio di rigore a porta vuota". Adesso deve liberarsi del triangolo Bella Napoli-Lettanipote-Alfanayev e correre a elezioni senza farsi logorare dalle beghe di partito e dalle ospitate televisive. E' già assediato da milioni di neo-renziani. Voto: 8
17. RIGOR MONTIS - Prima si prende il laticlavio a vita, poi fa il premier "tecnico" e appioppa alla nazione la medicina della Troika senza il disturbo di doverla ospitare. Infine, si candida anche lui alle elezioni, convinto di togliere lo scettro del voto moderato a Berlusconi, ma non arriva al 10 per cento. In compenso, Mario Monti litiga con tutti e nel giro di poche settimane Scelta civica diventa Sciolta Civica. Le sue prestazioni nel 2013 aprono agli storici scenari che sembravano preclusi per sempre. Come la rivalutazione della figura di Lamberto Dini. Voto: 3.
18. SACCODANNI - Ci si è chiesti per mesi quale berlusconiana ingiustizia lo abbia privato della poltrona di governatore di Bankitalia. Poi lo hanno fatto ministro dell'Economia e si è capito perché. Ha pasticciato per mesi intorno alla legge di stabilità senza che i conti tornassero mai veramente, salvo poi farsi sgamare da un ex calciatore finlandese di nome Ollie Rehn.
E' l'unico in grado di suscitare pulsioni violente in Lettanipote e ora si scopre che sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia si era dimenticato di mandare la bozza del provvedimento a Mario Draghi, ovvero a colui al quale deve l'augusta poltrona. A differenza di molti suoi predecessori degli ultimi vent'anni, Saccodanni offre almeno una garanzia: difficile immaginarlo a Palazzo Chigi o al Quirinale. Per lui, si pensa di tenere in vita il Cnel. Voto: 4.
19. SANTADECHE' - A un certo punto, d'estate, sembrava avere in mano le chiavi della nuova Forza Italia. Poi la rovinosa caduta del mancato voto di sfiducia al governo di Larghe intese, con il famoso dietrofront del Banana. E, forse, un certo ostracismo da parte di Francesca Pascale e della Badante Maria Rosaria Rossi, che non la vogliono vedere ronzare troppo intorno a Papi Silvio.
Fatto è che la Crudelia di Cuneo sta passando un brutto inverno e forse le toccherà anche lasciare Courmayeur, dopo che è saltata fuori la storia della baita affittata come "deposito" a spese della società Visibilia. Sognava di rottamare e rischia la rottamazione. Senza gli inviti dei talk show, la sua popolarità non arriverebbe a un quinto dei tacchi sui quali ama issarsi. Voto: 4.
20. SKIFANO SKIFANI - Dall'arte povera alla politica dei poveri. Per lui Silvio Berlusconi è stato "il deus ex forbice", l'uomo che nel 2005 lo convinse a rinunciare al riporto più geometrico della politica italiana. Gli ha giurato piena fedeltà innumerevoli volte. L'ultima, in primavera, quando Luigi Bisignani scrisse che insieme ad Alfano e alla Lorenzin era pronto a tradire il Banana già ai tempi del governo Monti. Vibrante e sdegnata smentita. Ma era solo questione di tempo.
Sul ruolo dell'ex presidente del Senato, tra i fedelissimi di Farsa Italia, non c'è pieno accordo. Secondo i complottisti, Skifani sarebbe l'oscuro manovratore di Alfanayev. Ma per gli innocentisti si sarebbe limitato a tenere fermo il Cainano, stordendolo con il suo complesso periodare, mentre Angelino Jolie armeggiava con varie lame alle sue spalle. Voto: 4
21. S-VENDOLA - Ha avuto l'umiltà di imbarcare le proprie truppe sulla scialuppa del Pd e così è riuscito a riportare la sinistra in Parlamento dopo la disfatta bertinottiana del 2008. Bersani lo ha scaricato subito subito per fare il governo di Larghe intese, ma a lui in fondo va bene così. In ogni caso il suo 2013 sarà ricordato per una telefonata che rischia di mandarlo in pensione anticipata come leader politico: quella in cui sghignazza con il lobbista dell'Ilva, Girolamo Archinà .
Niente di penalmente rilevante, ma il tono è pessimo e lo sa bene chi ha messo in circolazione l'audio della conversazione. Alla fine, grazie all'autorete incredibile di un presidente di Regione che con quella chiamata voleva fare il simpatico, ecco il risultato sperato dai Riva e da tutti i collusi dello scandalo di Taranto: tutti colpevoli, nessun colpevole. Voto: 4.
INTERVISTA DI ENRICO LUCCI A MASSIMO DALEMA cancellieri adnkronos x Matteo Renzi mario DRAGHI E MONTI LETTA E SACCOMANNI images MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE RENATO SCHIFANI BRUNO VESPA NICHI VENDOLA