CAVALIERE ALLA RISCOSSA – BERLUSCONI STA TENTANDO DI RIPORTARE ALL’OVILE ALCUNI SENATORI DI NCD PER METTERE IN DIFFICOLTÀ RENZI – MA L’OPERAZIONE È APPESA AL TENTATIVO DI FERMARE VERDINI E I SUOI
Ugo Magri per “la Stampa”
silvio berlusconi fotografato da bruno vespa
Per Renzi le peggiori insidie nascono nella «terra di mezzo». Dalle inchieste su Mafia Capitale, con i potenziali contraccolpi sull’equilibrio governativo. Ma pure da quell’area politica intermedia (nulla in comune stavolta con la banda della Magliana) che è rappresentata dai centristi a vario titolo.
All’interno di quel perimetro, dove si collocano Area popolare e parecchi cani sciolti, sono in corso grandi manovre che possono portare al consolidamento della maggioranza ma anche, se il premier non starà attento e concentrato, alla sua dissoluzione. Se n’è avuto ieri un eloquente saggio a Palazzo Madama.
L’incidente del Senato
Per colpa di tre assenti, il governo non è riuscito a far passare un ordine del giorno sulla costituzionalità della riforma scolastica. Nulla di drammatico, perché la legge andrà avanti lo stesso. Però quei tre non erano della tanto bistrattata sinistra Pd, in questo caso ligia alle consegne, semmai di Ncd. Non si sono presentati al voto per colpa di un «qui pro quo», in totale buona fede.
gianni letta gaetano quagliariello
Ma siccome due di loro (Quagliariello e Augello) sono da tempo oggetto dei desideri berlusconiani, in quanto a Silvio molto piacerebbe riportarli a Forza Italia, ecco che per un’eterogenesi dei fini la loro defezione (involontaria) si è trasformata in un segnale forte e chiaro fatto pervenire a Renzi. Della serie: «Senza di noi non vai da nessuna parte, dunque in futuro trattaci con più riguardo...».
Si moltiplicano in queste ore le voci di telefonate dal centralino di Arcore a senatori alfaniani, e si narra che Colucci ne avrebbe ricevute addirittura sei. Emissari del Cav vanno in giro promettendo la riconferma sicura in Parlamento a chi si lascerà ricondurre all’ovile. L’obiettivo berlusconiano è triturare Alfano (mai perdonato dal suo ex capo) e prosciugare la maggioranza in Senato su cui galleggia Renzi. In questa luce si comprende pure il perché dell’incontro con Verdini, iniziato all’ora di cena e proseguito fino a notte fonda.
Ultimo tentativo
Berlusconi ha cercato di trattenere Denis, già con le valigie in mano perché in totale dissenso sulla linea e umiliato dal «cerchio magico». Solo stamane sapremo se lo sforzo è andato a buon fine: molto improbabile tuttavia, in quanto Verdini non è uno che si faccia abbindolare dalle chiacchiere, e le condizioni poste per non lasciare Forza Italia prevedono una purga ai vertici del partito accompagnata da un nuovo patto con Renzi, in pratica un Nazareno-bis (figurarsi come la vivrebbe Brunetta, che del premier è l’avversario più indomabile).
«Mission» quasi «impossible», dunque. Eppure Silvio ci ha voluto provare, per due ragioni. La prima: una partenza di Verdini, accompagnato da una decina di senatori, renderebbe vani gli sforzi di destabilizzare Ncd. Diventerebbe un’operazione a somma zero. Secondo motivo: Berlusconi non vuole finire la carriera politica al traino del Carroccio. Un contrappeso interno ai fan di Salvini può fargli comodo nella logica, dove è maestro, del «divide et impera».
Ricorsa a destra
Guarda combinazione, proprio ieri Forza Italia ha battuto un colpo sull’immigrazione sparandole grosse (azione militare in Libia) pur di fare «più uno» rispetto alla Lega che stava dominando la scena mediatica. La concorrenza non si esaurisce qui. Berlusconi farà l’impossibile per incontrare stasera Putin, che invece ha già fatto sapere di non avere tempo per ricevere Salvini. Se il colpo riuscirà, l’ex premier potrà dire che la Lega ha più voti, d’accordo, ma ancora conta meno di lui con la gente che conta.
BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS