CHE CE FAMO CO’ STO PREMIERATO? ER SUGO! GIUGNO È LA DEADLINE OLTRE CUI VA A RAMENGO LA RIFORMA – VERDERAMI: “IL PREMIERATO, DOPO IL PRIMO PASSAGGIO AL SENATO, È FERMO DA MESI ALLA CAMERA E SERVIREBBE UNA DECISIONE DEL GOVERNO PER TOGLIERLO DAL BINARIO MORTO, ADOTTANDO LE CORREZIONI ‘NECESSARIE’. UN INTOPPO LO HA PRODOTTO LA CORTE COSTITUZIONALE SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA NEL PASSAGGIO IN CUI SOTTOLINEA CHE LA RIFORMA VOLUTA DALLA LEGA ‘NON È UNA LEGGE NECESSARIA’, OVVERO CHE IN SUA ASSENZA NON SI PRODUCE UN VUOTO LEGISLATIVO. IL DETTAGLIO APRE LA STRADA AI REFERENDUM SU CUI È ATTESO ENTRO FEBBRAIO IL GIUDIZIO DELLA CORTE. E SE SI ANDASSE ALLA CONSULTAZIONE POPOLARE SULL’AUTONOMIA, CI SAREBBE UN MACIGNO SUL SENTIERO GIÀ STRETTO DEL PREMIERATO. IN UN ANNO REFERENDARIO NON SAREBBE POLITICAMENTE SOSTENIBILE PER IL GOVERNO REGGERE QUESTO DOPPIO FRONTE. CON CINQUE TEST REGIONALI IN AGENDA. CON I PARTITI DELLA MAGGIORANZA CHE SULL’AUTONOMIA SONO DIVISI…”
il senato approva la riforma sul premierato
Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
«Sarà l’anno delle riforme», aveva detto Giorgia Meloni quando il 2024 stava per finire. Il 2025 è appena arrivato e nel governo già si avverte un certo scetticismo sul destino del premierato. […] Giugno è considerato il mese decisivo, una sorta di deadline oltre la quale verrebbe compromesso l’iter della riforma costituzionale […]
Sia chiaro, anche a giugno ci sarebbero i tempi tecnici per andare avanti. Il fatto è che il premierato, dopo il primo passaggio al Senato, è fermo da mesi alla Camera per volontà del governo. E servirebbe una decisione del governo per toglierlo dal binario morto, adottando le correzioni ritenute «necessarie» a farlo ripartire. Sulla carta, se il testo modificato da Montecitorio non venisse cambiato, basterebbero dai quattro ai sei mesi per completare le «letture» previste per una legge di rango costituzionale.
DUCE DETTO DUCE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
In questo modo il premierato verrebbe approvato nella primavera del 2026, in tempo per essere affidato al giudizio popolare con il referendum. Ma un ritmo così sostenuto sarebbe possibile solo in presenza di un patto di ferro nella maggioranza. E nel centrodestra al momento non c’è accordo sulla legge elettorale che deve accompagnare la riforma, a partire dal «premio» da assegnare alla coalizione vincente. Non è semplice sciogliere il nodo che sta indirettamente strangolando il premierato. Anche perché sull’entità del «premio» incombono i paletti posti in passato dalla Consulta.
Insomma, più che una riforma sembra una gimkana. E nel governo c’è chi ritiene che il tempo sia finito: «A questo punto della legislatura — sospira un autorevole ministro — avremmo già dovuto completare la prima lettura». Ma il problema non è legato al tempo. Ci sono altri fattori con cui fare i conti. Un intoppo lo ha prodotto la decisione della Corte costituzionale sull’Autonomia differenziata: sta nel passaggio in cui la Consulta sottolinea che la riforma voluta dalla Lega «non è una legge necessaria», ovvero che in sua assenza non si produce un vuoto legislativo.
il senato approva la riforma sul premierato
Questo dettaglio all’apparenza insignificante apre in realtà la strada ai referendum su cui è atteso entro febbraio il giudizio della Corte. E se si andasse alla consultazione popolare sull’Autonomia, verrebbe posto un macigno sul sentiero già stretto del premierato.
In un anno referendario, infatti, non sarebbe politicamente sostenibile per il governo reggere questo doppio fronte. Con cinque test regionali in agenda. Con i partiti della maggioranza che sull’Autonomia sono divisi. Con le forze di opposizione a cui verrebbero offerti l’arma elettorale e il pretesto per unirsi.
COSA CAMBIA CON IL PREMIERATO - LA REPUBBLICA
Non a caso appena la Lega ha iniziato a chiedere ai cittadini di sabotare il quorum per i futuri referendum, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha detto «io andrò a votare». È stato un modo per depotenziare l’appuntamento e derubricarlo a evento secondario, così da proteggere la premier e non esporla ai suoi avversari. Se invece la campagna referendaria si svolgesse in contemporanea con la ripresa dell’esame in Parlamento del Premierato, sarebbe complicato per palazzo Chigi gestire la miscela esplosiva.
giorgia meloni al convegno sul premierato 4
Ecco perché giugno è considerata nel governo la deadline per la riforma. Certo Meloni avrebbe ancora del tempo per far approvare il Premierato sul finire della legislatura, nella primavera del 2027: così il referendum si terrebbe dopo le elezioni politiche e la premier potrebbe tentare di sganciare il proprio destino personale dal progetto di revisione costituzionale. Sarebbe però un’operazione assai rischiosa […]