enrico letta giuseppe conte matteo salvini silvio berlusconi giorgia meloni carlo calenda

“AUTONOMIA IN CAMBIO DEL PRESIDENZIALISMO? CI STO” - SALVINI SPINGE SUL TEMA CARO ALLA LEGA PER RIACCHIAPPARE VOTI AL NORD - “REPUBBLICA” AGITA LO SPAURACCHIO: “SENZA IL PATTO CON CALENDA-BONINO, IL CENTROSINISTRA PERDEREBBE DI CERTO ALTRI 16 COLLEGI NELL'UNINOMINALE, CONSENTENDO ALLO SCHIERAMENTO DI MELONI-SALVINI E BERLUSCONI DI SUPERARE I 120 SEGGI AL SENATO E I 250 ALLA CAMERA, PRATICAMENTE DI ARRIVARE A UN PASSO DA QUELLA MAGGIORANZA DEI DUE TERZI, CHE SERVE PER CAMBIARE LA COSTITUZIONE SENZA COLPO FERIRE…”

BERLUSCONI SALVINI MELONI

1 - ELEZIONI. SALVINI: MELONI VUOLE AUTONOMIA IN CAMBIO PRESIDENZIALISMO? CI STO

(DIRE) - Autonomia in cambio del presidenzialismo? "Affare fatto. Una Repubblica presidenziale fondata sulle autonomie te la firmo adesso". Così il segretario della Lega Matteo Salvini, questa mattina a Venezia, in merito all'ipotesi che la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni chieda il passaggio al presidenzialismo in cambio dell'autonomia per le Regioni che, come il Veneto, la richiedono.

 

SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI

"Il tema centrale del programma e dei primi Consigli dei ministri sarà l'autonomia", assicura Salvini. "Noi ci abbiamo provato per quattro anni ma i no del Pd e dei 5 Stelle sono stati evidentemente forti e fastidiosi... Ora c'è un'occasione più unica che rara con il centrodestra compatto e il progetto di autonomia che hanno scritto a quattro mani Luca Zaia e Attilio Fontana. Io chiederò l'impegno, l'unione e la condivisione di Berlusconi e della Meloni", continua il leghista.

 

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

"Il 22 ottobre saranno cinque anni dal referendum sull'autonomia e il 22 ottobre 2022, così ha voluto la sorte, se gli italiani sceglieranno il centrodestra ci sarà un nuovo Parlamento, un nuovo Governo, e il primo Consiglio dei ministri potrà finalmente fare quello che in quattro anni per un no degli altri non si è riusciti a fare". Intanto "il tema autonomia sarà in tutte le piazze, in tutti i borghi, in tutte le contrade" e "voglio assolutamente pensare che la Meloni e Berlusconi sottoscrivano un piano per l'Italia dove le autonomie siano la realtà in nome dell'efficienza, della trasparenza e della modernità", conclude.

 

2 - SENZA L'ALLEANZA 16 SEGGI IN MENO AL CENTROSINISTRA LA CARTA A RISCHIO

Giovanna Casadio per “la Repubblica”

ENRICO LETTA E CARLO CALENDA

 

Senza il patto con Azione di Carlo Calenda e +Europa di Emma Bonino, il centrosinistra perderebbe di certo altri 16 collegi nell'uninominale, consentendo così allo schieramento avversario di Meloni-Salvini e Berlusconi di superare i 120 seggi al Senato e i 250 alla Camera, praticamente di arrivare a un passo da quella maggioranza dei due terzi, che serve per cambiare la Costituzione senza colpo ferire.

 

L'ultima proiezione è di You-Trend- Cattaneo Zanetto e Co, ed è stata fatta sulla base della media dei sondaggi nazionali e dell'archivio di sondaggi locali già realizzati dallo stesso istituto. Quindi se il Pd restasse alleato solo della sinistra ambientalista di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli oltre che di "Impegno civico", la neonata formazione di Luigi Di Maio e di Bruno Tabacci, la fotografia è di una perdita secca di 12 collegi alla Camera e 4 al Senato. Se insomma Azione e +Europa si staccano dal Pd, ulteriori 15 collegi finirebbero al centrodestra e uno, quello di Acerra in Campania, al Movimento 5Stelle che ha lì uno zoccolo duro di consenso.

letta calenda

 

Una situazione che consegnerebbe una maggioranza ancora più netta al centrodestra, utile appunto per l'approvazione delle modifiche della Carta (che avranno bisogno di 134 senatori a favore e di 266 deputati) senza bisogno dei referendum confermativi.

 

I collegi "di frontiera" per la Camera che salterebbero per primi, se il polo di centro vivesse in autonomia, sono in Liguria quelli di Genova Bogliasco e di Varazze; in Piemonte, Torino centro; in Lombardia, Milano periferia sud; il collegio di Forlì in Emilia Romagna; in Toscana quelli di Prato, di Pisa e di Grosseto. Nel Lazio poi, sicuramente perdenti sarebbero anche Roma Fiumicino, Roma Municipio III e Roma Ciampino, oltre appunto ad Acerra in Campania.

 

giorgia meloni matteo salvini

Al Senato, invece, i 4 collegi ballerini che sarebbero a quel punto "ceduti" al centrodestra sono quello di Trento, di Ravenna e 2 dei 3 uninominali in cui è divisa Roma per l'elezione di Palazzo Madama, ovvero Roma centro e Roma Fiumicino.

 

Nonostante la convinzione politica di Calenda e dei centristi tra cui Matteo Renzi, che correre da soli renda più netta la proposta politica e quindi pagante in termini di consenso, le proiezioni sia pure parziali, mostrano un altro risultato. Ma se Renzi e Italia Viva hanno da settimane ormai dichiarato l'intenzione di correre in solitaria e comunque con una offerta politica fuori dall'alleanza con il Pd e la sinistra, la posizione "aperturista" di Calenda fino a qualche giorno fa, ha consentito di misurare la differenza.

 

Lorenzo Pregliasco, co-fondatore di YouTrend, ritiene che queste proiezioni siano la prova provata che l'attrattiva del centro di Calenda, se reso autonomo, danneggi il Pd di Enrico Letta più che il centrodestra. Commenta Pregliasco: «Per ragioni geografiche, demografiche, sociali il centro di Azione e +Europa si sovrappone più al centrosinistra che al centrodestra».

 

letta calenda

Ovviamente va premesso, che ogni previsione è fatta sulla base dei sondaggi a disposizione e, per ora, a bocce ferme, quando cioè non sono ancora in campo i candidati che nell'uninominale (dove vince chi ottiene un voto in più), fanno davvero la differenza. La legge Rosatellum con cui andremo a votare assegnerà i 600 seggi (400 alla Camera e 200 al Senato) per un terzo con l'uninominale e per due terzi in proporzione ai risultati ottenuti dalle diverse liste (nei collegi plurinominali).

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…