CERCO UN CENTRO DI GRAVITA’ PERMANENTE! C’È VITA OLTRE GLI ETERNI DUELLANTI RENZI& CALENDA E RUFFINI, AUTOCANDIDATOSI ALLA GUIDA DEL RASSEMBLEMENT CENTRISTA E GIA ’IMPALLINATO - COME DAGO DIXIT, IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DI SINISTR-ELLY SCHLEIN E I POPOLARI SONO SEMPRE PIU’ A DISAGIO NEL PD - A FEBBRAIO È PREVISTA “UNA GRANDE COSTITUENTE” A ROMA. PER FARE COSA? UN NUOVO PARTITO? “PIUTTOSTO UN NUOVO SPARTITO” – L’ATTIVISMO DI ROMANO PRODI CHE NON FA MISTERO DI CONSIDERARE NON SUFFICIENTE LA LEADERSHIP DI SCHLEIN PER BATTERE L’ARMATA MELONIANA - DAGOREPORT
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LA CONFUSIONE TRA CENTRISTI CHE FAVORISCE FORZA ITALIA
Massimo Franco per il “Corriere della Sera” - Estratti
C’è una differenza vistosa, tra la confusione che regna nella nebulosa centrista delle opposizioni e le certezze nell’area moderata del governo. Già suona singolare, perché alla fine potrebbe risultare un complimento a Giorgia Meloni, quanto ha detto ieri polemicamente il leader di Azione, Carlo Calenda.
E cioè che quello della premier è «un governo democristiano», ligio alle indicazioni di Bruxelles. Ma soprattutto, colpisce l’agitazione seguita alle dimissioni dall’Agenzia delle Entrate, annunciate al Corriere da Ernesto Maria Ruffini. Filtra una freddezza che non depone a favore di un’investitura a «federatore» dell’arcipelago centrista aggregato al partito di Elly Schlein.
Sottolinea semmai come lo schema di un’alleanza tra sinistra e cattolici appaia tutto da ripensare; e comunque sia difficile da realizzarsi per i veti reciproci che i potenziali protagonisti continuano a manifestare. Più che un cantiere, l’istantanea delle opposizioni assomiglia a un rebus irrisolto tra il ruolo del Pd, quello di Avs, del M5S e dei «centristi».
Il primo ha scelto una linea di sinistra, che porta la segretaria davanti ai cancelli delle fabbriche in crisi, e ieri nei controversi centri di accoglienza preparati dal governo in Albania, desolatamente deserti. Il movimento di Giuseppe Conte opta per un ambiguo «progressismo indipendente» che replica l’idea di una forza «postideologica», attenta a ogni alleanza.
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È un quadro confuso e incapace di qualsiasi sintesi; e accusato di subalternità nei confronti del Pd. E questo permette al vicepremier Antonio Tajani di rivendicare la funzione di calamita di FI per un mondo che gravita intorno alla maggioranza. «Al centro c’è Forza Italia, non vedo altre realtà.
Il centrosinistra non esiste più, esiste la sinistra. Non vedo politiche di centro, non vedo scelte di centro». È una descrizione nella quale si avverte anche il calcolo di chi non solo ritiene ma spera che la fotografia sia fedele alla realtà.
Ma il post-berlusconismo può contare sulle accuse rivolte al Pd dagli stessi centristi che dovrebbero essere suoi alleati; e che sottolineano costantemente quanto sia controproducente la «scelta unitaria» di Schlein nei confronti dei post-grillini. È un inseguimento del dialogo con Conte, che porta magari qualche voto ma rimuove la spaccatura sulla politica estera.
Rende l’agenda del Pd sbilanciata. Sottovaluta le conseguenze anche elettorali della frattura che si è prodotta nei 5 Stelle, ridimensionandoli. E cristallizza uno schema che renderà più difficile la costruzione di un’alternativa vincente.
RUFFINI E GLI ALTRI, IL NETWORK DEI CATTOLICI CHE SOGNANO IL GRANDE RITORNO
Francesco Bei per “La Repubblica” - Estratti
C’è vita oltre Ruffini. Il mondo cattolico si è rimesso in movimento, ben prima della “discesa in campo” di Mr Fisco. Da mesi la foresta cresce in silenzio, con la benedizione discreta dei vescovi, anche se quasi nessuno se n’è accorto. «Siamo partiti un anno fa con una chat di trenta persone – ricorda oggi Francesco Russo, ex senatore Pd e consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia – e oggi siamo un network di 400 amministratori locali di tutti i partiti».
L’idea è quella di ridare voce ai cattolici in quanto tali, a quelli impegnati in politica e nel sociale. Dopo il lungo oblio iniziato con il cardinal Camillo Ruini, che aveva appaltato la rappresentanza dei cattolici ai teocon berlusconiani, è in corso un risveglio che interessa tutta l’area.
La pallina ha iniziato a rotolare da Trieste, all’inizio dell’estate, a margine della settimana sociale della Chiesa (aperta da Mattarella e chiusa da papa Francesco). Quello che avrebbe dovuto essere un incontro di una ventina di amministratori locali, si è trasformato in una riunione con solo posti in piedi. Se ne sono presentati spontaneamente quattro volte tanti.
Da lì in poi non si sono più fermati, con altri incontri a Roma e Napoli sempre più affollati, segno che la domanda c’è. «Alla base c’è sicuramente un po’ di disagio – spiega un altro dem come Graziano Delrio -, il fatto di non sentirsi pienamente rappresentati nella propria soggettività. Ieri a Macerata si celebrava il settantesimo della morte di Alcide De Gasperi, ma nel Pd non se l’è filato nessuno. Perché dobbiamo lasciare De Gasperi alla destra?».
E’ chiaro che questo sommovimento riguarda in questo momento soprattutto il centrosinistra, per quanto gli animatori della “scossa” ci tengano molto alla loro trasversalità, alla possibilità di rivolgersi anche ai moderati del centrodestra. Ma con una leadership come quella attuale del Pd, ritenuta distante sul piano dei valori e troppo sbilanciata a sinistra, il “disagio” di cui parla Delrio è anche verso il Nazareno: «Schlein a parole afferma la volontà di un partito che sappia essere inclusivo – ammette - ma è chiaro che lei è un’altra cosa».
A questa inquietudine cattolica fa da specchio la Chiesa, specie dopo che la presidenza della Cei è stata affidata a una personalità come il cardinale Zuppi. Il giacimento identitario da cui trae forza questa “onda” è naturalmente iI magistero di Bergoglio, sul quale Zuppi – cresciuto a Sant’Egidio - modella un’agenda costruita su alcuni temi chiave: pace, ambiente, diritti degli ultimi, disagio sociale, partecipazione. Gli appuntamenti per discutere e ritrovarsi, per creare massa, si susseguono. L’impressione è che sia in corso un’accelerazione, di cui l’uscita di Ernesto Maria Ruffini, con l’intervista “programmatica” al Corriere, sia solo l’ultimo epifenomeno.
A Milano, ad esempio, domani - sabato 14 dicembre – la rete di amministratori cattolici nata a Trieste si rivedrà all’Ambrosianeum per continuare il confronto. Non si fermeranno, visto che a febbraio hanno in mente di convocare “una grande costituente” a Roma. Per fare cosa? Un nuovo partito? «Piuttosto un nuovo spartito», spiegano giocando con le parole. Le idee le hanno raccolte in un libro uscito pochi mesi fa – “Piano B, uno spartito per rigenerare l’Italia” – dove hanno scritto personaggi come Leonardo Becchetti, Marco Bentivogli, Marta Cartabia, Enrico Giovannini, Elena Granata, Giorgio Vittadini.
Matteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 3
(…) La lectio principale di geopolitica è affidata a Romano Prodi, che non fa mistero di considerare non sufficiente la leadership di Schlein per battere l’armata meloniana. E in platea è atteso proprio Ruffini.
L’onda insomma non si ferma. Gli interlocutori crescono. L’approdo finale di tutto questo movimentismo non è ancora chiaro, forse neppure agli stessi protagonisti. Ci si conta, si discute, ci si riconosce. L’ala più politica immagina anche un grosso colpo a sorpresa in primavera, un po’ alla Marco Pannella, per farsi finalmente vedere. Una mozione da presentare lo stesso giorno in tutti i comuni e i consigli regionali d’Italia, “per ricominciare a dettare l’agenda”. Per il futuro, chissà. La messa è appena iniziata.
camillo ruini romano prodiMatteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 2Matteo Maria Zuppi Foto Mezzelani GMT - 1romano prodi MATTEO ZUPPIERNESTO MARIA RUFFINI