SUONA IL GONG PER LE ONG – “CHIAMATE TRIPOLI”, È LA RISPOSTA DATA DALLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA A 7 GOMMONI CON CIRCA MILLE PERSONE A BORDO CHE AVEVANO INVIATO RICHIESTE D’AIUTO – LA STRATEGIA DI SALVINI HA PORTATO GLI ALTRI PAESI A NEGARE L’ATTRACCO ALLE NAVI UMANITARIE, CHE NON SANNO DOVE PORTARE I MIGRANTI: LA "LIFELINE" È DA 4 GIORNI AL LARGO DI MALTA – SALVINI RINGRAZIA LA LIBIA “DA MINISTRO E DA PAPÀ” PER AVER SALVATO 820 MIGRANTI, E OGGI VA A TRIPOLI…
Francesco Grignetti per "la Stampa"
Domenica di partenze dalle coste della Libia. Mentre non si risolve l' odissea di «Lifeline», la nave umanitaria con 239 naufraghi a bordo, ai centralini della nostra Guardia costiera sono arrivate richieste di aiuto da 7 gommoni con circa mille persone a bordo.
Ma la novità è che la Guardia costiera, in ossequio alla nota ufficiale dei giorni scorsi, ha semplicemente girato la questione alla Guardia costiera libica. E quando un' altra nave umanitaria, la «Open Arms», dell' omonima Ong catalana, si è proposta di accorrere in aiuto, gli è stato detto: «No, grazie. Tocca ai libici».
S' arrabbiano così quelli della Ong: «Ci hanno detto che in quel momento non avevano bisogno di noi». Nel dubbio si sono bloccati. S' arrabbia anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, che offre ospitalità ai giovani di Open Arms. È più che soddisfatto, invece, Matteo Salvini: «Lasciamo - scrive - che le autorità libiche facciano il loro lavoro di salvataggio, come stanno ben facendo da tempo, senza che le navi delle voraci Ong disturbino o facciano danni. Sappiano comunque questi signori che i porti italiani sono e saranno chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani».
Continua dunque la politica del muro eretto contro le navi umanitarie. E mentre a Bruxelles i capi di governo discutono di progetti futuri, nel Mediterraneo si gioca una partita terribile ora dopo ora. La strategia di Salvini di tagliare le gambe alle Ong sta funzionando. Se l' intenzione era di azzerare il cosiddetto «pull factor», cioè il fattore di spinta che le Ong consapevolmente o inconsapevolmente avrebbero attivato, Salvini lo sta letteralmente annullando a spallate.
A forza di polemizzare con Malta perché si tira sempre fuori dal soccorso in mare, da 48 ore c' è infatti un' altra spiacevole novità per chi dedica la sua vita al soccorso dei migranti in mare: Malta ora nega l' attracco alle navi umanitarie anche per gli aspetti logistici; proprio la «Open Arms» non è potuta entrare in porto e ha dovuto fare rifornimento al largo. La Francia, da parte sua, polemizza aspramente, ma si guarda bene dall' aprire i porti.
Idem la Spagna. E infatti le Ong europee a questo punto non ce l' hanno più solo con Salvini. Ieri hanno lanciato uno straziante appello comune: «Chiediamo ai Paesi membri dell' Ue di fermare la loro politica di esternalizzazione dei confini, di contenimento delle migrazioni e di respingimenti». Ma è proprio quello che le cancellerie europee vogliono fortissimamente.
Al di là delle schermaglie politiche, oggi Salvini sarà in Libia per riprendere la politica impostata dal suo predecessore Marco Minniti. Chiederà al governo Serraj il massimo impegno nel frenare le partenze.
In cambio, prometterà aiuti di vario tipo. Oltre le motovedette che il governo precedente ha restituito a Tripoli (parte già consegnate, parte in arrivo), sono in arrivo anche 4 corvette dismesse dalla nostra Marina militare che solo per ragioni di tempo non erano state donate da Minniti e da Roberta Pinotti; ci penseranno Salvini ed Elisabetta Trenta.
L' Italia spingerà ancora sulla formazione degli equipaggi. L' obiettivo è arrivare al più presto a una Guardia costiera libica che funzioni a pieno regime, tanto più che l' Imo-Organizzazione marittima internazionale ha ufficializzato che esiste un' area libica di competenza per il soccorso in mare. E in serata proprio da Salvini sono arrivati i ringraziamenti « da ministro e da papà», alle autorità e la Guardia costiera libica «che oggi hanno salvato e riportato in Libia 820 immigrati, rendendo vano il "lavoro" degli scafisti».
Intanto tra Malta e Italia si rimpallano le accuse, il ministro dell' Interno Michael Farrugia e il nostro Danilo Toninelli si accusano a vicenda di «disumanità», ma nessuno vuole farsi carico di quel che accade con la «Lifeline» che da 4 giorni è stracarica di naufraghi e al largo di Malta. Un bis del caso della «Aquarius». Finora non c' è stato un premier spagnolo a fare il bel gesto.