A CHIAPPE SCOPERTE - SONO PARECCHI I SEDOTTI E TROMBATI DAL “CENTRINO” PIERFURBINO: PISANU, BERTOLINI, MANTOVANO, ANTONIONE E STRACQUADANIO, VERSACE, HANNO MOLLATO IL BANANA PER RICICLARSI “MODERATI” MA SONO FINITI NELLA PATTUMIERA - SCARICATI SENZA TROPPI COMPLIMENTI I VELTRO-RENZIANI CECCANTI E VASSALLO - PANICO AL TAVOLO VERDE: MARIO ADINOLFI LASCIA MONTECITORIO E TORNA AL POKER…

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

La zattera è piena e nessuno, al centro, è disposto a scansarsi per far spazio ai naufraghi dei due poli. Monti non ha avuto pietà, ha ignorato le suppliche e si è rifiutato di imbarcare quei parlamentari uscenti che avevano mollato gli ormeggi attratti dalle sirene centriste. E così, a destra e a sinistra, sono rimasti a bagno in tanti. Destinati ad affogare pure gli «eroi» del montismo, immolatisi nell'autunno del 2011 per far cadere il governo Berlusconi.

Lungo è l'elenco dei transfughi beffati, che si sentono «utilizzati e scaricati»: chi dal Professore, chi da Casini, chi da Riccardi, chi da Montezemolo... «Quelli di Italia Futura hanno la puzza al naso», sbatte la porta uno degli esclusi. E Santo Versace, un altro che si era fatto delle idee: «Avevo dato la mia disponibilità a Monti, ma ho visto camarille, clientele e vecchie logiche spartitorie da compromesso storico».

Per tenersi alla larga e mettere al riparo la sua storia di veterano del Parlamento il senatore Beppe Pisanu si è sfilato due giorni fa, con una formula colma di amarezza: «Sostengo Monti, ma non partecipo ad esami di ammissione nelle sue liste. Non ho l'età». Dopo quarant'anni di seggio, il teorico dell'unità ex dc sognava di agguantare il record della longevità parlamentare, ma il traguardo è sfumato. Eppure la prima pietra della casa dei moderati è opera di questo illustre pioniere del montismo, cui non è stato risparmiato neppure il tormento del totocandidati.

Un supplizio che un altro pezzo grosso del Pdl come Mario Mantovano, destra cattolica vicina ad Alemanno, ha sopportato fino a mercoledì, quando ha rinunciato con stile al seggio per «un insieme di ragioni personali». In mare aperto è rimasto anche Roberto Antonione, ma rifarebbe tutto: lascerebbe Berlusconi al suo destino, fonderebbe i Liberali per l'Italia con Gava, Sardelli, Pittelli e Giustina Destro, voterebbe a Monti una fiducia via l'altra... Tutto invano: «La riconoscenza non è virtù praticata in politica - si sfoga l'ex presidente del Friuli, che si credeva vicino a Montezemolo -. Chi è rimasto acquattato per saltare all'ultimo sul carro di Monti è stato premiato, mentre noi...».

Ce l'ha con Monti? «Senza di me non avrebbe fatto il premier. C'è amarezza, certo». Ci ha parlato? «Non ha tempo. Lui parla con chi gli fa comodo, come la Vezzali. Forse sono un cretino perché non ho trattato». Cosa farà, adesso? «Sono dentista, una professione che non si dimentica».

Luciano Sardelli risponde al cellulare dal suo ambulatorio di pediatra e dice di essere già tornato al suo «amato mestiere», lui che quindici mesi fa fu determinante per far scendere «da quota 316 a quota 308» la maggioranza berlusconiana. Anche lei trombato? «No... Gli amici dell'Udc mi hanno offerto una candidatura, ma a Cesa e Casini ho spiegato che non sopporterei di essere accusato di trasformismo». Avrà in cambio uno strapuntino al governo? «Io non voglio niente e non rinnego nulla, farò campagna elettorale per l'Udc».

Di lacrime e sale è colmo anche il mare in cui nuoteranno d'ora in avanti i profughi del Pd. Se Pietro Ichino è approdato per primo (e da protagonista) in terra montiana, il già renziano Mario Adinolfi è in bilico dopo appena sei mesi da deputato: «Sono in mano a Ichino, ma se viene valutato che ci sono altri migliori di me, pazienza. Non ho gli strumenti, né l'ardimento necessario per oppormi fisicamente».

Stefano Ceccanti ha lottato e si è arreso. Ieri il senatore uscente, costituzionalista di rango, ha inviato ai giornalisti un lungo papiello dal desolatissimo titolo «Rassegna stampa su mancata candidatura e questioni connesse». Fuori dalla Camera è rimasto anche un altro fan dell'agenda Monti come Salvatore Vassallo e la stessa sorte è toccata a Lucio D'Ubaldo.

«Beppe, fo' una strambata!» aveva detto a Beppe Fioroni prima di annunciare l'addio agli ex Popolari e al Pd per inseguire Monti: «Opportunismo? No, convinzione politica. Abbiamo subito un contraccolpo, ma ci crediamo ancora e non perderemo la dignità della linea politica». Con lui, che aveva sperato nei buoni auspici del ministro Riccardi, restano in mezzo al guado Flavio Pertoldi e Giampaolo Fogliardi, mentre Benedetto Adragna ha qualche chance di essere candidato in Sicilia per incroci locali.

Salvo miracoli sono fuori anche i protagonisti della più massiccia scissione subita dal Pdl di recente, Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio. Già noti come i cospirati dell'Hotel Hassler - in cima a Trinità de' Monti prepararono il terreno all'esecutivo di Monti - i fondatori di Italia Libera furono bollati da Berlusconi come «traditori», ma in cambio non hanno avuto nulla.

E così, oltre alla pasionaria del berlusconismo che fu e all'inventore del Predellino.it, restano a spasso l'avvocato Gaetano Pecorella, Franco Stradella, Angelo Santori e Roberto Tortoli. Stracquadanio sperava che dal Pdl lo avrebbero seguito in massa per andare con Monti: «Hanno preferito fare le vittime sacrificali di Silvio... Devono avere il gusto della macellazione». Lui quel gusto non ce l'ha e infatti è già partito verso una nuova avventura in Lombardia, al fianco di Gabriele Albertini.

 

 

GIORGIO STRACQUADANIO Giuseppe Pisanufrrar08 isabella bertoliniSanto Versace Mario Adinolfi STEFANO CECCANTISALVATORE VASSALLO WALTER VELTRONI MICHELE SALVATI

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…