COL FIATO DAL COLLE - MARIO GIORDANO: ''ORMAI IL QUIRINALE PRETENDE I MINISTERI CHIAVE'': LA POLITICA ITALIANA È COSÌ SDERENATA DA NON TROVARE NULLA DI STRANO NEL FATTO CHE MATTARELLA VOGLIA L'ULTIMA PAROLA SU ECONOMIA, ESTERI, DIFESA E INTERNO. SE PENSAVATE CHE NAPOLITANO ERA ATTIVISTA, COL SUO FARE E DISFARE MAGGIORANZE, IL ''NEW NORMAL'' COSTITUZIONALE È ANCORA PIÙ INCREDIBILE
Mario Giordano per “la Verità”
La Giustizia? Ai 5 stelle. La Cultura? Al Pd. E l' Economia? Al Colle. Nei retroscena di Palazzo, ormai, la spartizione viene data per scontata come il tre per due all' Esselunga. Nelle intense trattative a porte chiuse, dove c' è sempre al centro il programma (eccome no), si litiga fino all' ultimo sulla poltrona di ministro della Salute (va ai 5 stelle o al Pd?) e su quella della Pubblica istruzione (va al Pd o ai 5 stelle?), ma quando si arriva agli Esteri si sa che la casella è bloccata: lì la scelta tocca al Colle.
Il ventriloquo presidenziale, il corrierista di lungo corso Marzio Breda, l' ha già scritto papale papale, anzi Quirinale Quirinale: sui «dicasteri critici» il presidente della Repubblica «è pronto a offrire pareri preventivi». Che, tradotto dal felpato linguaggio di corte, significa che vuol decidere lui. E nessuno pensi di scavalcarlo.
Del resto lo si era capito già nella formazione del precedente governo, quando la seggiola dell' Economia di Paolo Savona fu fatta brillare all' ombra dei corazzieri e al suo posto venne chiamato il più rassicurante (per i Palazzi europei) Giovanni Tria.
Anche agli Esteri, sempre per le medesime ragioni, diciamo così, di dipendenza internazionale, fu scelto un uomo di garanzia (garanzia dei Palazzi europei, ovviamente), con il bollo preventivo del Quirinale: infatti toccò a Enzo Moavero Milanesi, che avrebbe dovuto portare nel mondo l' odore forte delle rivoluzione populista-sovranista e invece ha lasciato dietro di sé soltanto una lunga scia di borotalco. L' unica cosa davvero incisiva della sua azione di governo.
Si era sempre detto che nel primo esecutivo Conte c' era il partito di Sergio Mattarella, formato, oltre che dal medesimo Conte, per l' appunto da Tria e da Moavero. E il partito, mese dopo mese, ha accresciuto i propri consensi. Non fra i cittadini, si capisce, tanto si sa che quelli in Italia non contano più. Ma di sicuro tra i Palazzi. E così, appena partite le nuove consultazioni, il Pdq, Partito del Quirinale, ha immediatamente rivendicato più spazio: sulla base degli accresciuti consensi (nei Palazzi) non si accontenta più dei due ministeri che aveva, seppur così rilevanti, come Economia ed Esteri. Ne vuole quattro.
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE SERGIO MATTARELLA
E cioè: Economia, Esteri, Difesa e Interni. I quattro ministeri più importanti. Più la presidenza del Consiglio. E la cosa straordinaria è che ormai questo Paese è così impazzito che tutto ciò sembra ovvio. A tutti. Lo si scrive e lo si dice come se fosse una cosa normale. Persino costituzionale.
Pensateci. Sono giorni e giorni che ci sentiamo dare lezioni sulla democrazia parlamentare. E sul ruolo delle Camere. E sulla rappresentanza come valore. Benissimo. Qualcuno di questi professori di Repubblica parlamentare sa dirmi dove lo trovo rappresentato in Parlamento il Pdq? Quali voti ha preso? Quanti seggi ha alla Camera o al Senato? In base a quale principio della democrazia parlamentare può permettersi di rivendicare (letteralmente: scegliere in via preventiva) i quattro ministeri più importanti del governo? Forse è cambiata la Costituzione a nostra insaputa. Benissimo. Lo si dica.
Sergio Mattarella scenda dal Colle e si presenti ai colloqui con Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, si butti nella bagarre, partecipi alla trattativa. Magari, chi lo sa, oltre a Economia, Esteri, Difesa e Interno, gli danno anche il sottosegretario ai Beni culturali o il viceministro delle Politiche agricole. Caso mai non gli bastasse il resto Di Maio avrà tutti i difetti di questo mondo, ma alla fine non ha mica torto quando rivendica a sé un ruolo da vicepremier. Altrimenti il partito politico che ha avuto più voti alle ultime elezioni e che ha più seggi in Parlamento (lo diciamo sempre per i docenti di democrazia parlamentare che hanno occupato i talk show nelle ultime settimane), che fa? Si prende le briciole e sostiene il governo dei tecnici scelti dal Pdq?
Salvatore Rossi o Daniele Franco all' Economia? Franco Gabrielli o Alessandro Pansa agli Interni? Il ritorno di borotalco Moavero agli Esteri? E la presidenza del più mattarelliano di tutti (oltre che merkeliano e macroniano), cioè Giuseppe Conte?
Tutte persone degnissime, si capisce. Ma scelte da chi non ha mai preso voti nel Paese.
Ora si capisce che i 5 stelle, così come il Pd, hanno poco margine di manovra. Sono con le spalle al muro. L' intero sistema di potere li sta mettendo sotto pressione: questo governo s' ha da fare. E loro, del resto, hanno una paura fottuta di andare alle urne. Quindi sono pronti a ingoiare tutto: se Mattarella gli chiedesse Mario Balotelli alle Politiche culturali e Barbablù alle Pari opportunità, dovrebbero chinare il capo e dire di sì.
Però, ecco, non vorremmo che nel far passare un governo della vergogna, facessero anche passare, sempre sulla testa degli italiani, una riforma costituzionale a loro insaputa. Il Quirinale deve nominare i ministri (tutti i ministri) su proposta del presidente del Consiglio. Ma non c' è scritto da nessuna parte che ha diritto ad averne una quota.
Non c' è scritto da nessuna parte che deve partecipare alla spartizione. Non c' è scritto da nessuna parte, soprattutto, che gli spettano i quattro ministeri più importanti più il premier, sommando di fatto un potere assoluto senza alcun contrappeso. È ancora permesso dirlo? Oppure a forza di salvare la democrazia, ci siamo ridotti ad accettare supinamente la monarchia?