vittorio colao giuseppe conte

COLAO SARÀ IMBRIGLIAO? – PER TIMORE DI ESSERE OSCURATO, DOPO LA TRAPPOLA DELLA COMMISSIONE, CONTE E' TENTATO DI FARLO MINISTRO. COSI' A DECIDERE SAREBBE COMUNQUE CONTE, MA CON COLAO AL FIANCO CHE SI SCAZZA CON GUALTIERI E DI MAIO - LA MOLTIPLICAZIONE DELLE TASK FORCE: OGNUNO SI MUOVE PER CONTO PROPRIO E CALPESTA I PIEDI AGLI ALTRI - E COLAO VIETA AI SUOI "ESPERTI" DI RILASCIARE INTERVISTE...

 

 

 

 

1 - IL PREMIER SEMPRE PIÙ TENTATO DI OFFRIRE UN MINISTERO A COLAO

VITTORIO COLAO

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

Tra le sorprese che è in grado di regalare il coronavirus c' è che per una volta Giuseppe Conte e Matteo Renzi potrebbero trovarsi d' accordo. Stando alle indiscrezioni raccolte da Palazzo Chigi il feeling del presidente del Consiglio con Vittorio Colao, che lui stesso ha voluto alla testa della task force per la Fase 2, è molto forte. Al punto che il premier non ha preso come la solita provocazione del leader di Italia Viva la proposta di fare del manager il ministro della ricostruzione.

 

Gualtieri Conte

Anzi, Conte non la considera una cattiva idea e avrebbe cominciato a soppesarla prima che dal Pd arrivasse invece un invito esplicito a non prendere proprio in considerazione il suggerimento dell' arcinemico Renzi. «La scelta migliore è la terzietà» è la tesi del segretario dem Nicola Zingaretti sostenuta in tutta fretta per raffreddare sul nascere i bollori dei sostenitori del nuovo eroe nazionale.

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Ovunque tu lo metta, Colao è una figura ingombrante, in grado di allungare l' ombra della sua presenza e della sua azione sugli altri protagonisti di un governo alle prese con la peggiore crisi sociale ed economica dal Dopoguerra.

 

E forse non è così un caso la sollecitudine con la quale il partito del ministro dell' Economia Roberto Gualtieri ha incenerito l' idea di trovarselo al governo. Non solo. Sono anche cominciate a circolare voci di un' insofferenza di Domenico Arcuri, già catapultato un mese fa come potenziale salvatore della patria e alle prese con le enormi complicazioni nella fornitura di materiale sanitario, a partire dalle mascherine.

 

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN

A differenza di chi, per esempio nel M5S, pensa che sarebbe la premessa per la sua sostituzione a Palazzo Chigi, Conte crede che caverebbe dei vantaggi dalla promozione di Colao a ministro. Innanzitutto darebbe una risposta alla domanda su chi decide, vista la moltiplicazione di comitati ed esperti.

 

C' è la Protezione civile, c' è la task force di Arcuri, c' è il comitato tecnico-scientifico, quello del ministero dell' Innovazione che si sta occupando delle app, il ministero della Salute e l' Istituto superiore di sanità, poi i tavoli sull' export e il made in Italy voluti da Luigi Di Maio e coordinati da Manlio Di Stefano.

 

VITTORIO COLAO

Per non parlare delle Regioni e dei sindaci. Ognuno che si muove per conto proprio e calpesta i piedi agli altri. Serve un coordinamento, è un' esigenza che si fa giorno dopo giorno più evidente anche per evitare di scatenare l' ansia da competizione tra tutti. Per non cedere al super-commissario, che ne metterebbe in discussione i poteri, Conte potrebbe portarsi Colao nel governo. In questo modo, a decidere sarebbe comunque il premier, ma con il ministro al suo fianco a fare da supporto nelle discussioni che lo impegnano con i grillini come con Gualtieri.

 

Ci sarà da gestire una montagna di soldi, da ridefinire modelli di produzione e di convivenza civile. Conte sente di aver bisogno di una mano e in queste ore non fa che riempire di complimenti Colao.

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

 

Ne apprezzava già le idee, che lo hanno convinto a chiamarlo, quel mix di proposte sulle tecnologie di tracciamento e le riaperture selettive, il realismo di chi già un mese fa da semplice opinionista aveva detto la sua su come si dovrà convivere a lungo con il coronavirus, cercando di contenere i contagi con metodi innovativi, senza mettere a repentaglio la tenuta economica e sociale dell' Italia. Ma dai primi approcci Conte ha potuto saggiare anche un modo di lavorare che gli piace, «soprattutto - dice - il rigore, la serietà e la sua discrezione».

 

Ieri il premier non ha partecipato alla seconda riunione del gruppo di lavoro di Colao. Era presente il suo capo di gabinetto. Ma l' assenza del presidente del Consiglio è stato lo spunto per un chiarimento di Palazzo Chigi. Funziona così: la task force lavora sulle sollecitazioni del governo che pone problemi e chiede consigli. Il comitato produrrà report settimanali e ieri per esempio si è discusso di possibile riapertura di alcune attività prima della fine del lockdown, il 3 maggio, e del loro impatto potenziale sui trasporti e la mobilità. Alla fine del lavoro, Colao e il suo gruppo produrranno un documento sul quale il governo elaborerà la strategia per la Fase 2. Quella della ricostruzione. E, a questo punto, non è escluso che il manager potrebbe seguirla direttamente in prima persona. Da ministro.

DOMENICO ARCURI

 

2 - COLAO RIUNISCE LA TASK FORCE L'IDEA DI FAR RIPARTIRE PRIMA LE AREE CON MENO FABBRICHE

Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”

 

Ci sono due parole che ieri hanno occupato gran parte della riunione della task force guidata da Vittorio Colao, il gruppo di esperti chiamato a dare i suoi suggerimenti al governo per la graduale riapertura del Paese. Le due parole sono «densità produttiva». Tradotta, l' espressione indica il grado di «affollamento» in un dato territorio di fabbriche, imprese, e - soprattutto - dei relativi lavoratori. L' idea è che il processo di riapertura delle attività produttive cominci prima dove la densità produttiva è più bassa, cioè dove ci sono meno fabbriche, meno imprese, meno lavoratori. E quindi meno persone che ogni giorno si spostano per questo motivo.

vittorio colao vodafone

 

A prima vista può sembrare un paradosso ma a guardare bene non è così. Disegnata in questo modo, la fase 2 potrebbe avere un effetto più debole sulla ripresa dell' economia. Ma sarebbe più sicura dal punto di vista sanitario, visto che avere meno persone che si spostano sul territorio significa anche esporre la popolazione tutta a minori possibilità di contagio. Il punto è che, anche da questo punto di vista, l' Italia è un Paese complesso. La densità produttiva è molto variabile a seconda delle aree del Paese. E molto dipende dal livello di «granularità» che si vorrà dare all' operazione, cioè da cosa si userà come unità di misura per il percorso di riapertura a tappe: le province, i Comuni, territori più piccoli. Non solo.

 

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

Perché si dovrebbe tener conto di chi per lavorare si sposta da un Comune all' altro. E perché questa mappa andrebbe incrociata con un altro indicatore, la cosiddetta densità umana netta, che tiene conto anche di chi semplicemente risiede in una data area.

 

La riunione di ieri - alla quale non ha partecipato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte - è servita a fare il punto sui temi da sviluppare. Ce ne dovrebbe essere una al giorno fino a quando, prima del 25 aprile, il gruppo di lavoro dovrebbe presentare al governo la sua lista di raccomandazioni. Anche se è molto probabile che prima del 3 maggio, al momento data di scadenza del lockdown , il premier possa firmare un nuovo decreto per far ripartire qualche attività. Dovrebbe arrivare lunedì, e riguardare il settore della moda e del tessile.

 

giuseppe conte e rocco casalino

Prima della riunione, i 17 esperti hanno sottoscritto un obbligo riservatezza che vieta loro di fare qualsiasi dichiarazione pubblica. E che fa riferimento anche una questione di sicurezza nazionale, visto che i tempi per la riaccensione del motore economico del Paese, se paragonati a quelli degli altri Paesi, diventano anche un fattore di concorrenza internazionale.

 

Tra gli orientamenti già consolidati c' è quello di sostituire l' autocertificazione su carta che abbiamo imparato a conoscere in queste settimane di quarantena con un' app da scaricare sul telefonino.

VITTORIO COLAO

 

Confermata anche l' idea di un periodo di smart working obbligatorio nelle sedi al di sopra di un certo numero di dipendenti, soglia ancora da fissare. Mentre nelle sedi più piccole, sempre nella prima fase della riapertura, l' obbligo non ci sarebbe ma davanti a una richiesta del lavoratore l' azienda non potrebbe dire di no. Naturalmente sempre a patto che ruolo e mansioni del dipendente siano compatibili con il lavoro agile. Una delle raccomandazioni che il governo è già pronto a recepire riguarderà poi lo scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita dalle fabbriche e dagli uffici.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…