conte zinga di maio

A COLPI DI VASELINA, ''GIUSEPPI'' LI HA SODOMIZZATI TUTTI! LA SEMPLICE MINACCIA DEL "PARTITO DI CONTE" CREA SCOMPIGLIO. SOPRATTUTTO TRA I PIDDINI CHE TEMONO CHE LA VOLPE CON LA POCHETTE, PRIMA DI FINIRE IN PELLICCERIA, IMBARCHI NON SOLO GLI AVANZI DEL GRILLISMO (FIORAVANTI E DE FALCO) E I FOSSILI DICCÌ (TABACCI E SANZA) MA ANCHE I SOPRAVVISSUTI DI LEU, DA SPERANZA A BERSANI - IL MESSAGGIO DA PALAZZO CASALINO È: ORMAI DOVETE VENIRE A PATTI CON ME PERCHÉ SONO IN GRADO DI COSTRUIRE UNA SORTA DI "TERZO POLO" - CONTE NON HA TORTO...

1. CONTE SFIDA GLI ALLEATI: «VEDRETE CHE NON CADRÒ» E I DEM RISCHIANO IL LOGORAMENTO

laura cesaretti

Laura Cesaretti per “il Giornale”

 

Su Dio ancora non si pronuncia, ma di certo il Papa sta con lui: all'indomani del suo primo duello con un Pd che sembra essersi scocciato di fargli solo da maggiordomo, il premier Conte non pare avere alcuna intenzione di abbassare la cresta.

 

PAPA FRANCESCO E GIUSEPPE CONTE BY OSHO

Anzi: non solo confida che Papa Francesco lo ha incontrato e «ha appoggiato» tutte le misure prese dal governo «per proteggere la popolazione», ma replica con una certa ironia ai Dem che lo invitavano a frenare sulla kermesse degli «Stati generali»: «Sento dire che bisogna fare con calma. Ma quale calma? Bisogna muoversi subito».

il mio papa cover conte bergoglio

 

E aggiunge con sicumera che tanto lui - per mancanza di alternative - resterà dov' è, e che quindi i suoi alleati possono darsi una calmata: «Sento dire in continuazione: Conte cade, Conte cade. Fa parte del gioco, ho imparato a non meravigliarmi. Ma come si vede e si vedrà, non è così».

 

Quanto alle «perplessità» del Pd, assicura, «sono rientrate». Oggi Nicola Zingaretti riunisce la Direzione dem, e i suoi fanno sapere che «volerà alto», parlando «delle strade da prendere per la fase due, della sanità, del partito che vuole costruire: non farà polemiche con il governo, per ora».

 

nicola zingaretti giuseppe conte

Di lanciare qualche avvertimento al premier si occuperanno altri, nel dibattito che seguirà all'introduzione del segretario. «Stavolta non si può sbagliare - dice al Corriere il vicesegretario Orlando - bisogna far arrivare il Paese pronto all'appuntamento con l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dall'Unione europea. E pronto non significa solo che dobbiamo avviare alcune riforme che sono necessarie ma anche consentire a tutti i soggetti di questa sfida le imprese il settore finanziario e la pubblica amministrazione di prepararsi».

 

LUCA BIZZARRI E L'INQUADRATURA SBILANCIATA PER FAR ENTRARE ROCCO CASALINO

Insomma, Conte e Casalino non pensino stavolta di poter improvvisare come con i dpcm sui runner e le autocertificazioni. «Noi dem siamo come il Cireneo dei Vangeli - dice un big del Nazareno - dobbiamo aiutare Conte a portare la croce, anche se la croce non ci piace. Ma iniziamo ad essere un po' stufi».

 

ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE

E il problema è che portare la croce comincia ad essere anche poco redditizio: il Pd dà segni di cedimento nei sondaggi, e potrebbe persino tracollare se il premier, come minaccia, presentasse una sua lista imbarcando anche i furbi sopravvissuti di Leu, da Speranza a Bersani.

 

E questo cedimento spiega l'improvviso risveglio: occorre darsi un ruolo e distinguersi dalla melassa contista, altrimenti «avremo lavorato solo per il Re di Prussia». Nei prossimi giorni si insisterà su due fronti: il coinvolgimento delle opposizioni (e soprattutto di Forza Italia, che il Pd spera di «sganciare» da Salvini per avvicinarla a sé e fare da contrappeso agli sbandati grillini) sul Recovery Plan e sulla legge elettorale proporzionale, e la decisione ormai non rinviabile sul Mes.

LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE

 

E anche qui con il coinvolgimento degli azzurri filo-Ue. Conte però continua a frenare, spaventato dai sommovimenti interni ai Cinque Stelle e dalla fronda filo-leghista e anti-europea.

 

Al ministro Guerini, che lo sollecitava due giorni fa a fare «un passo avanti» sul Mes visto che è chiaro a tutti che l'Italia non può farne a meno, Conte ha replicato che bisogna aspettare: «Se tengo aperta quella partita, aumento la mia forza contrattuale per trattare sul Recovery Fund», ha ragionato.

di maio guerini

 

Come se agli altri paesi europei importasse qualcosa del fatto che l'Italia si tagli le gambe da sola dicendo no ad un prestito sanitario che farebbe risparmiare ai cittadini miliardi di interessi.

 

Quanto alla legge elettorale, l'intenzione del Pd (in questo d'intesa con il premier) è di arrivare ad un voto in commissione sull'impianto proporzionale entro l'estate. Per portarla in aula si aspetterà però l'autunno: «Dobbiamo dare tempo a Berlusconi, non può rompere con Salvini prima delle Regionali».

 

2. PERCHÉ IL PREMIER NON TEME IL PD

Stefano Folli per “la Repubblica”

CARLA RUOCCO ALESSANDRO DI BATTISTSA VIRGINIA RAGGI LUIGI DI MAIO

 

È bastata la vaga ipotesi - lasciata circolare senza conferme né vere smentite - secondo cui il presidente del Consiglio ha in animo di dar vita a un partito personale, ed ecco che il Pd comincia a mostrarsi insofferente verso Giuseppe Conte e le sue iniziative.

 

Fino a poco tempo fa Zingaretti, ma non solo lui, giudicava il premier «il punto di riferimento dei progressisti». Adesso l'avvocato pugliese è diventato un tipo non del tutto affidabile, da incalzare perché faccia presto con le politiche di sostegno agli italiani e non perda tempo con le coreografie ricche di effetti speciali e povere di sostanza quali gli "Stati generali dell'economia".

 

conte di maio silvia romano

Si dimostra così l'astuzia spregiudicata del premier che ha saputo ritagliarsi uno spazio via via più largo tra i Cinque Stelle e il Pd, dando a entrambi l'impressione di essere il migliore amico di ciascuno, ma in realtà lavorando al proprio progetto.

 

Quando Conte dice al Corriere di non sentirsi «accerchiato», almeno non più del solito, e di non temere la fine del governo, usa un tono quasi sarcastico nei confronti della sua maggioranza. Può sembrare strano, visto che il Pd gli aveva riservato il giorno prima l'attacco più aspro dalla nascita dell'esecutivo.

 

giuseppe conte dario franceschini

Cosa rende così sicuro di sé l'avvocato pugliese, alle cui spalle, come è noto, non c'è una storia politica degna di nota? La combinazione di almeno due fattori. Il primo sono i dubbi e le convenienze dei due partiti maggiori. Il M5S, sebbene lacerato al suo interno, ha tutto l'interesse a puntellare il premier che resta pur sempre la soluzione migliore per il mondo "grillino".

 

Il Pd invece si rende conto adesso, con la crisi sociale ed economica alle porte, che il "progressismo" di Conte non si riflette sull'immagine del partito come forza responsabile della coalizione.

giuseppe conte con andrea scanzi e il cazzaro verde

 

Al contrario, in autunno rischia di crearsi un cortocircuito: se l'avvocato del popolo avrà un po' di risorse da spendere, il merito sarà suo; se invece tali risorse saranno insufficienti - come è probabile - , il danno sarà tutto del Pd e dei suoi esponenti.

 

Secondo punto. I sondaggi dicono che Conte è apprezzato da una percentuale ancora solida di italiani. L'uomo dell'emergenza piace pure agli elettori del Pd, il che conferma come la mancanza di alternative dipenda anche dall'assenza di una figura fisica riconoscibile e familiare, spendibile all'occorrenza come l'anti-Conte.

 

giuseppe conte olivia paladino a cena 3

Il Pd non ha saputo o voluto metterla a fuoco in questi mesi. Oggi vorrebbe dettare le condizioni al premier, ma l'operazione rischia di essere velleitaria se non c'è la volontà o il coraggio di valutare anche un ritiro dei ministri democratici dall'esecutivo.

 

Per mille ragioni, tale volontà è mancata fino a oggi. Per cui il premier, invece di spiegare i ritardi della sua azione, può rovesciare su altri, di fatto il Pd, l'accusa di non avvertire «l'urgenza del momento».

 

In tutto ciò la semplice minaccia del "partito di Conte" crea scompiglio. Perderebbero tanti punti sia i 5S sia il Pd. Ma il problema politico riguarda soprattutto i democratici. Il messaggio da Palazzo Chigi è: ormai dovete venire a patti con me perché sono in grado di costruire una sorta di "terzo polo" e quindi posso chiedervi molto in vista delle prospettive istituzionali.

stefano folli

 

Conte non ha torto: le manovre di palazzo non lo spaventano. La sua eventuale caduta dipenderà da una crisi sociale fuori controllo nei prossimi mesi. Uno scenario estremo che nessuno si augura.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…