schillaci bellantone gemmato

CHI COMANDA VERAMENTE IN ITALIA SULLA SANITA’? IL MINISTRO SCHILLACI E’ UN TECNICO (SCELTO DAL DUPLEX FRANCESCO LOLLOBRIGIDA-ARIANNA MELONI): NON SEMPRE LE SUE IDEE COINCIDONO CON QUELLE DEL GOVERNO, COME NEL CASO DELLA NOMINA A PRESIDENTE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ DEL CUGINO DI FAZZOLARI, ROCCO BELLANTONE, CHE PUNTA ALLA POLTRONA DI MINISTRO. UN RUOLO CHE FA GOLO ANCHE A ANCHE UN ALTRO FEDELISSIMO DI MELONI, MARCELLO GEMMATO…

Michele Bocci per "La Repubblica" - Estratti

 

IL MINISTRO SCHILLACI TASTA LA FRONTE A GIORGIA MELONI

Prendere una buona dose di Fratelli d’Italia, coinvolgendo tre o quattro correnti e ricordandosi di acquistare la maggior parte degli ingredienti nelle Università romane, e aggiungere un pizzico di Lega, per avere un sapore un po’ esotico. Ecco la ricetta del potere all’interno del ministero alla Salute e degli enti da questo controllati. 

 

 

(...)

 

Come spesso accade nel mondo meloniano, chi comanda non sempre è il più alto in grado. Così le richieste del ministro alla Salute Orazio Schillaci più volte non sono state accolte, ad esempio quando ci sono state da fare delle nomine, prima tra tutte quella del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Rocco Bellantone.

rocco bellantone

 

Schillaci è un tecnico, un medico ex rettore di Tor Vergata, da dove ha pescato molti collaboratori. Ha idee precise sulla sanità e un approccio laico, che non sempre si sposa con quello di esponenti della maggioranza, ad esempio in fatto di vaccini. Ovviamente ha il problema dei soldi. Difficile proporre riforme o grandi novità quando la spesa sanitaria rispetto al Pil è in discesa.

 

Schillaci è stato scelto da Francesco Lollobrigida (e nei primi mesi nella sede di Lungotevere Ripa del ministero si è vista Arianna Meloni) e per questo ha pagato il pegno di posizioni non molto apprezzate nel mondo medico come quella sugli “effetti benefici del vino bevuto in modiche quantità”.

 

Il ministro ha nominato tanti ex di Tor Vergata. Ad esempio, il primo capo di gabinetto, Arnaldo Morace Pinelli, ordinario di diritto privato della sua Università con il quale ha rotto nell’ottobre scorso. Lo ha sostituito Marco Mattei, già sindaco di Forza Italia di Albano Laziale e assessore del Lazio con Renata Polverini ma pure direttore sanitario della solita Tor Vergata, vicinissimo a Fdi.

 

orazio schillaci foto di bacco (1)

Secondo molti osservatori è l’uomo che assicura il controllo “politico” su cosa succede al ministero. Ma ha un grande peso anche il sottosegretario, fedelissimo di Meloni, Marcello Gemmato, che può imporre nomi anche assurdi, come quello del suo sconosciuto collega farmacista di Bari che ha avuto addirittura il ruolo di membro della nuova commissione tecnico-economica di Aifa.

 

Di recente al ministero è diventata capa della segreteria tecnica del ministro (un tempo in mano a Mattei), un’oscura dirigente dell’ufficio di Gabinetto. E’ Maria Rosaria Campitiello, la compagna del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. Un altro pezzo grosso di Fdi.

 

Il ministero sta affrontando una riforma organizzativa. Le varie direzioni generali sono state inserite dentro quattro dipartimenti. Uno dei capi arriva, guarda caso, da Tor Vergata. Saverio Mennini è un ricercatore che vanta consulenze con praticamente tutte le case farmaceutiche.

 

 

rocco domenico alfonso bellantone foto di bacco (3)

Guiderà il dipartimento dove stanno le direzioni Programmazione, Farmaco, Dispositivi sanitari. Ma nel ministero c’è un altro nome pesante che dimostra come talvolta Schillaci non abbia il controllo delle nomine. Si tratta di Francesco Vaia, nel cui passato c’è lo Spallanzani ma anche una condanna per corruzione (ha ottenuto la riabilitazione) e una condanna per danno erariale.

 

Il personaggio è ingombrante e avrebbe ottenuto il via libera a dirigere la Prevenzione direttamente da Meloni. Ora è in difficoltà perché ha firmato il nuovo Piano pandemico dove si elencano, nel caso tornasse una grave epidemia, una serie di misure (dalla chiusura delle scuole e dei negozi all’isolamento di aree del Paese) che sono quelle prese dal precedente governo e indicate dall’Oms.

Fazzolari

 

Il documento non è piaciuto a molti nella maggioranza e non è un caso se è saltata la nomina di Vaia a capo di uno dei quattro dipartimenti del ministero, che fino a poco fa sembrava certa.

 

Viene da Roma, dalla Cattolica, un’altra figura pesante della sanità e il suo nome in qualche modo tira in ballo quello di un suo parente, e potentissimo esponente di Fratelli d’Italia: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Il presidente Rocco Bellantone (chirurgo della tiroide che ha chiesto e ottenuto di continuare a fare l’attività privata, di pomeriggio) è entrato all’Istituto superiore di sanità con un passo che è stato apprezzato all’interno dell’ente, senza voglia di fare rivoluzioni ma con l’idea di rilanciare la ricerca.

 

il ministro della salute orazio schillaci foto di bacco

 

Poi ci sono nomi che quando sono stati scelti erano vicini alla Lega. Calza a pennello la metafora gastronomica per raccontare come prima Domenico Mantoan, già capo dell’assessorato alla Salute in Veneto, e poi Giorgio Palù, ex ordinario di microbiologia a Padova, sono giunti a Roma. Lo devono al “patto del cocomero”, quello che l’allora ministro di sinistra Roberto Speranza fece per ridurre gli attacchi di Matteo Salvini, accordandosi con Luca Zaia. Rosso e verde insieme. Palù, poi avvicinatosi molto a Fdi, ha ottenuto da poco di restare presidente dell’Aifa appena riformata, però per un anno e senza stipendio perché ha più di 75 anni. Al ministero contano i giorni che mancano alla sua partenza.

MARCELLO GEMMATO - GIORGIA MELONI - ANGELO PALMISANO

 

Mantoan sta all’Agenas, l’agenzia sanitaria nazionale delle Regioni. Grazie alle sue qualità tecniche l’ha fatta crescere tantissimo e oggi è uno dei personaggi più potenti della sanità. Non è un caso che quando si parla di un rimpasto al ministero salti fuori il suo nome.

 

Il posto di Schillaci interessa anche ad altri. Allo stesso Bellantone e ovviamente a Gemmato (Vaia sembra ormai tagliato fuori). Ma diventare quello più alto in grado non vorrebbe dire necessariamente anche comandare, nel mondo meloniano.

giovanbattista fazzolari giorgia meloniandrea giambruno e marcello gemmato entrano nella masseria in puglia 6marcello gemmato giorgia meloni orazio schillaci silvio garattini foto di bacco

Ultimi Dagoreport

matteo salvini daniela santanche giorgia meloni renzi giovanbattista giovambattista fazzolari

DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL PROCESSO OPEN ARMS, TURBA QUOTIDIANAMENTE I SONNI DELLA MELONI CON IL “SOGNO DI TORNARE AL VIMINALE” – PER LA DUCETTA, PERÒ, IL RIMPASTO È INDIGERIBILE: TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI, SPECIE IN CASO DI RINVIO A GIUDIZIO PER DANIELA SANTANCHÈ – E COSÌ, ECCO IL PIANO STUDIATO INSIEME A “SPUGNA” FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO PRIMO GRADO, PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? (C’È UNA GROSSA DIFFERENZA NEL CASO VISIBILIA: NON ERA MAI ACCADUTO DI UN MINISTRO ACCUSATO DI AVER TRUFFATO LO STATO IN MERITO A VERSAMENTI ALL’INPS…)

angelo bonelli nicola fratoianni giorgia meloni simona agnes

FLASH – LA DISPERATA CACCIA AI VOTI PER ELEGGERE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI FA UN’ALTRA VITTIMA: AVS! NICOLA FRATOIANNI SI È ADIRATO PER L’ARTICOLO DI “REPUBBLICA” SUL POSSIBILE INCIUCIONE DELL’ALLEATO, ANGELO BONELLI, CON LA DESTRA. E HA MESSO AL MURO IL LEADER VERDE SBIADITO: NON TI PERMETTERE DI FARE UN’INTESA CON IL NEMICO, O SALTA TUTTO – I RAS MELONIANI DELLA RAI CI AVEVANO GIÀ PROVATO CON GIUSEPPE CONTE E IL M5S, MA LA FRONDA INTERNA DI CHIARA APPENDINO SI È MESSA DI TRAVERSO…

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI, IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025...

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...