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“COMBATTEVA IN SILENZIO UNA BATTAGLIA INTERIORE RIUSCENDO A NON FAR TRAPELARE NULLA” - IL SENATORE DI FORZA ITALIA MARIO OCCHIUTO E IL DOLORE "TROPPO GRANDE" PER LA MORTE DEL FIGLIO TRENTENNE CADUTO DALL'OTTAVO PIANO DELL'ABITAZIONE DI FAMIGLIA A COSENZA: “GLI ULTIMI DUE ANNI LI ABBIAMO TRASCORSI SEMPRE INSIEME, ABBIAMO PROVATO A TROVARE UN MODO PER ALLEGGERIRE QUEL PESO. SIAMO ANDATI IN MACCHINA A LOURDES. PENSAVO DI POTERLO PROTEGGERE, PENSAVO CHE CE L'AVREMMO FATTA. E INVECE NO…”
Anna Santini per corriere.it - Estratti
Un lungo post per ringraziare tutti, ma soprattutto per ricordare e raccontare Francesco, il figlio 30enne morto dopo una caduta dall'ottavo piano dall'abitazione di famiglia a Cosenza. A scrivere quel lungo messaggio è il padre del ragazzo, il senatore di Forza Italia, Mario Occhiuto. «Francesco, io e gli altri familiari vi ringraziamo per le tantissime manifestazioni di affetto, vicinanza e conforto - dice - non ho avuto la forza di rispondere prima e ai tanti messaggi, perché il dolore è troppo grande». Il ricercatore trentenne è deceduto venerdì scorso, dopo essere precipitato da una finestra di casa.
«Gli ultimi due anni li abbiamo trascorsi sempre insieme - continua il padre - viaggiava e abitava con me a Roma per seguire il suo contratto di ricerca con l'Università, e nel resto della settimana aveva iniziato a esercitare la sua professione di psicologo e a frequentare il corso di psicoterapia. Tutto con la sua semplicità, essenzialità, dolcezza e bontà d'animo. Leggeva molto, amava riflettere, interrogarsi sul senso vero della vita. Non potete immaginare quanto fosse speciale. Aveva un solo sogno, un solo progetto: aiutare chi stava male. Perché lui lo sapeva bene cosa significava. Combatteva in silenzio una battaglia interiore, contro quei pensieri distorsivi che lo assalivano. E in questo era bravissimo: riusciva a non far trapelare nulla all'esterno».
Poi continua: «Con me, però, ogni tanto si lasciava andare un po' di più - rivela il senatore - si confidava, e insieme abbiamo provato a trovare un modo per alleggerire quel peso. Con l'aiuto di qualche specialista abbiamo cercato di migliorare le cose, e per un po' sembrava quasi che ci fossimo riusciti. Siamo andati insieme in macchina a Lourdes, a trovare la Madonnina, nella speranza che ci desse un aiuto, una risposta, un po' di pace. Pensavo di poterlo proteggere, pensavo che ce l'avremmo fatta. E invece no».
Il racconto di Occhiuto poi diventa ancor più commovente. «Spero con tutto il cuore che questo dolore abbia un senso e che, ad accoglierlo, ci sia un Paradiso - conclude - perché se c'è qualcuno che lo merita, è lui. A noi resta un vuoto incolmabile. E a me, anche la certezza che gli ultimi due anni accanto a lui sono stati i più belli, i più intensi, i più veri della mia vita. Ogni suo abbraccio mi riempiva il cuore di una gioia infinita.
(...) Grazie ancora di cuore a tutti per averci fatto sentire meno soli in questo dolore che non avrà mai fine».