IN NOMINE DRAGHI - COME DAGO-ANTICIPATO, AL VERTICE DI CDP POTREBBE ANDARE DARIO SCANNAPIECO, GRADITO A SUPERMARIO - L'ATTUALE AD FABRIZIO PALERMO, CARO AL M5S, POTREBBE TRASLOCARE A LEONARDO SE ALESSANDRO PROFUMO DOVESSE ESSERE SILURATO (ZOMPA AL PRIMO BANDO DI GARA INTERNAZIONALE PERSO A CAUSA DEI REQUISITI DI ONORABILITA') - PER FERROVIE CIRCOLA ANCHE IL NOME DI PAOLO SCARONI - PER LA RAI, IL CENTRODESTRA NON HA ABBANDONATO LA PROPOSTA DI RICANDIDARE MAURO MASI
IN NOMINE DRAGHI – A FINE MESE IL PREMIER DECIDERÀ I NUOVI VERTICI DELLE GRANDI AZIENDE PUBBLICHE IN SCADENZA. TRA QUESTI SPICCANO CDP E FS, CHE SARANNO ANCORA PIÙ IMPORTANTI CON IL RECOVERY PLAN - PER CDP LA PARTITA È TRA L’USCENTE PALERMO (NOMINATO DAL GOVERNO CONTE I) E L’EX DRAGHI-BOY DARIO SCANNAPIECO. SE LA SPUNTASSE IL SECONDO, L’ATTUALE AD VORREBBE UN’ALTRA POLTRONA DI PESO (LEONARDO?) – IL REBUS FERROVIE, L’ORIENTAMENTO DEL QUIRINALE E LA RAI...
IN NOMINE DRAGHI - SONO DUE LE PROSSIME GOLOSISSIME NOMINE: CDP E FERROVIE - DI MAIO SI È GIÀ ESPRESSO PER LA RICONFERMA DI FABRIZIO PALERMO, IL QUALE GODE ANCHE DI ALTRI DUE SPONSOR: MATTEO SALVINI E MASSIMO D'ALEMA, QUEST’ULTIMO BEN INSERITO NELLE DINAMICHE DI CDP. DRAGHI SPINGE PER SCANNAPIECO - ALLE FERROVIE (SU CUI PIOVERANNO MOLTI FONDI DEL RECOVERY) IL PROSSIMO AD LO DECIDERA' DRAGHI IN SOLITARIA ENTRO GIUGNO…
FLASH - ALESSANDRO PROFUMO NON PUO' STARE SERENO: DRAGHI NON LO MANDERA' VIA DA LEONARDO PER LA CONDANNA A SEI ANNI NEL PROCESSO MPS MA DA OGGI IN POI E' "ATTENZIONATO" - CHISSA' COSA ACCADRA' NON APPENA IL MANAGER PERDERA' QUALCHE GARA INTERNAZIONALE O SI FARA' SFUGGIRE UNA COMMESSA, MAGARI A CAUSA DEI REQUISITI DI "ONORABILITA'". AH, SAPERLO...
Federico Capurso Luca Monticelli per "la Stampa"
Giovedì si riunirà l'assemblea di Cassa depositi e prestiti per decidere il rinnovo del consiglio d' amministrazione, ma «in queste ore c'è un'accelerazione, si potrebbe chiudere entro oggi», fa sapere chi segue da vicino il dossier. Le forze di maggioranza hanno già inviato le loro proposte al ministero dell'Economia e questa sera il titolare di via XX settembre, Daniele Franco, dovrebbe discuterne con Mario Draghi e gli uomini a lui più vicini, come il consigliere economico Francesco Giavazzi, il sottosegretario Roberto Garofoli e il capo di gabinetto Antonio Funiciello.
L'esito della partita è atteso con qualche preoccupazione nelle segreterie dei partiti, non solo per l'enorme peso di Cdp, ma anche perché potranno avere un primo assaggio di quello che sarà il "metodo Draghi" sulle altre partecipate di Stato, con 500 poltrone da assegnare a stretto giro.
Per il futuro di Cdp, l'idea è sostituire l'amministratore delegato Fabrizio Palermo con Dario Scannapieco, vice presidente della Bei, che peraltro il premier conosce da una vita.
Silurare Palermo, però, vuol dire andare allo scontro frontale con il Movimento, perché lui è uno degli ultimi uomini nelle stanze dei bottoni legati ai pentastellati (l'altro è Stefano Antonio Donnarumma, a Terna).
Poi c'è l' invito del Quirinale a confermare gli attuali vertici delle partecipate, per dare un segnale di continuità dopo la tempesta della pandemia. Eppure, proprio tra i Cinque stelle, non si respira ottimismo e l'ipotesi di una resa si concretizza anche nei loro ragionamenti: «Palermo ha lavorato bene - fanno sapere dai vertici M5S -, ma se dovesse essere sostituito, non verrà perso e si troverà il modo di valorizzarlo in un'altra partecipata importante».
Secondo una delle ultime voci potrebbe essere spostato a Leonardo. La governance dell'ex Finmeccanica non è in scadenza, l' ad Alessandro Profumo è confermato fino al 2023, a meno che i suoi problemi giudiziari con Mps non lo costringano a un passo indietro. Incastro complicato, dunque, anche se non impossibile.
La prossima lista da preparare sarà quella del consiglio di Ferrovie dello Stato. L'amministratore Gianfranco Battisti, in quota M5S, e il presidente Gianluigi Castelli, vicino alla Lega, verranno rimossi. Per un ruolo di vertice sta prendendo quota l' opzione Paolo Scaroni, ora al Milan, anche lui uomo di fiducia del premier.
Tanto che Battisti, ieri, si sarebbe mosso per capire quanto ci sia di vero. I partiti, nel frattempo, provano a inserirsi. Un pezzo del Pd, sostenuto da Luigi Di Maio, spinge per il nome di Luigi Ferraris - una carriera tra Enel, Poste e Terna - mentre Graziano Delrio sostiene Andrea Viero, con un passato nella multiservizi Iren, sede a Reggio Emilia.
Per il valzer di nomine in Rai, invece, c' è ancora tempo.
Il centrodestra non ha abbandonato la proposta di ricandidare Mauro Masi (già direttore generale di viale Mazzini all' epoca di Berlusconi), mentre il Pd punta forte su un posto in cda per Stefano Menichini, ex direttore del quotidiano della Margherita "Europa", o Stefano Sedazzari, numero uno della comunicazione del gruppo dem al Senato.
Draghi, però, vorrebbe indicare l'amministratore delegato, lasciando ai partiti la scelta del presidente e le successive nomine dei direttori di rete e dei telegiornali. Mosaico difficile da comporre perché tutte le direzioni di rete e dei tg sono in equilibrio. Già spartite, insomma, tra le forze di maggioranza, e toccare qualcosa - come temono nella Lega e nel Movimento, che hanno in dote i pezzi pregiati del pacchetto - rischierebbe di aprire una guerra difficile da arginare.