AL PIRELLONE BASTAVA UNA PAROLA DI FORMINCHIONI E DI DACCÒ PER CREARE BANDI AD HOC E FAVORIRE LA MAUGERI O IL SAN RAFFAELE - LA VERA SFIDA ERA MODIFICARE I PROGETTI COSÌ DA PERMETTERE L’EROGAZIONE DEI CONTRIBUTI REGIONALI - DACCÒ, GARANTENDO CENE E VIAGGI, INDICAVA LA SOMMA DI CUI “I CLIENTI” AVEVANO NECESSITÀ E POI I TECNICI DOVEVANO DARE UNA VESTE FORMALE ALL'EROGAZIONE …

Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

Non di solo Daccò vivevano gli ospedali privati a caccia di leggi su misura in Regione Lombardia: a volte, ha raccontato ai pm il sovrintendente sanitario della Fondazione Maugeri, Antonio Spanevello, serviva l'influenza su un certo territorio di un alto burocrate del Pirellone. Come nel caso del ruolo, su un bando nell'estate 2011 per 90 posti letto per pazienti subacuti a Legnano, del sottosegretario alla presidenza con delega all'Attuazione del programma e all'Expo, Paolo Alli, fedelissimo del presidente Formigoni, che ne ha preteso l'elezione sicura a deputato pdl in quanto numero 2 nella circoscrizione «Lombardia 3».

Bando a tavolino Spanevello racconta dunque che il suo capo, Costantino Passerino, «mi disse che, grazie a un incontro che aveva avuto con l'assessore Paolo Alli, molto potente a Legnano, molto vicino al presidente Formigoni e perciò garanzia che l'operazione sarebbe andata a buon fine, aveva avuto garanzie di poter impiantare lì un nuova realtà. Alli, nello specifico, disse a Passerino di mettersi in contatto con il direttore dell'Asl di Legnano, dottoressa Dotti, per concordare le linee operative di dettaglio».

Seguì «una riunione nell'ufficio di Passerino» con i tecnici dell'Asl, nella quale «furono definiti i criteri di unicità che avrebbero favorito la Maugeri, rendendo praticamente certa la sua scelta tra i partecipanti alla gara». Esce il bando pattuito, però per una durata di soli 3 anni, e alla Maugeri non basta: «Passerino, visto che Dotti non si era adeguata, ha deciso di tornare da Alli con cui aveva concordato fin dall'inizio il meccanismo generale di accordo.

Come risultato, l'Asl di Legnano ha indetto una nuova gara identica alla prima, conforme alle caratteristiche concordate ma di durata di 9 anni, e con l'accreditamento della struttura a carico dell'Asl e non più a carico del vincitore del bando. A questa gara siamo stati invitati in 5 Ircss e l'abbiamo vinta. Valore 4/5 milioni di euro l'anno, con un ricavo previsionale per Maugeri di circa 500 mila euro».

«Consigli» dal ministero Mentre questa vicenda di Legnano deve ancora essere giuridicamente inquadrata (allo stato non ci sono indagati), altre dichiarazioni di Spanevello hanno invece già determinato l'iscrizione tra gli indagati del direttore generale del settore ricerca del ministero della Salute, Massimo Casciello, per l'ipotesi di abuso d'ufficio.

Al momento di immaginare richieste di finanziamento alla Regione per progetti ad asserito contenuto scientifico-sperimentale, il manager della Maugeri riferisce che «Casciello mi disse di fare delle modifiche (...) In pratica i progetti da noi predisposti non avevano "il vestito" formale della ricerca, per cui la Regione non avrebbe potuto erogare i finanziamenti per i quali era indispensabile la preventiva approvazione del ministero. (...) Era chiaro che gli accordi erano stati già presi a tavolino», e il finanziamento «frutto di un accordo che superava la libera valutazione del ministero».

Daccò chiede, Formigoni appoggia L'ex direttore della Sanità regionale Francesco Beretta, che per 4 anni ha vissuto con Formigoni, rimarca che «c'erano decisioni assunte dal presidente alle quali bisognava trovare soluzioni tecniche che consentissero di erogare al richiedente la somma richiesta. Sul San Raffaele è evidente».

«In sostanza - conferma il vicario della direzione regionale, Luca Merlino, - Daccò indicava la somma di cui» Maugeri o San Raffaele «avevano necessità e poi i tecnici dovevano dare una veste formale all'erogazione. Daccò otteneva ciò che chiedeva in quanto sistematicamente nelle delibere più importanti appoggiava le sue richieste» perché «Daccò gli garantiva utilizzo di barche, vacanze costose, case in Sardegna, feste per celebrarne l'immagine».

Chi fa nomine Sconfortante, per come la racconta il direttore della Sanità nel 1996-1997 Francesco Beretta, la matrice della nomina di Renato Botti a suo successore: «Manifestai a Formigoni la mia sorpresa aggiungendo che secondo me il mio naturale successore era Fazzone, competente e di esperienza. Formigoni mi disse che non si fidava di Fazzone e che preferiva nominare Botti, il quale gli era stato segnalato da Daccò».

Botti non nega: «Indubbio che la mia nomina sia dipesa dall'interessamento di Daccò», di cui descrive così l'influenza sui burocrati del Pirellone: «Nessuno di noi si sarebbe mai permesso di cacciarlo fuori dalla porta, anzi eravamo obbligati ad ascoltarlo. Se non avesse avuto quel rapporto diretto con il presidente, non lo avremmo assolutamente sopportato».

E persino nel potente segretario generale della Regione, Nicola Sanese, si affaccia un embrione di autocritica: «Daccò? Sicuramente Formigoni lo accreditava come interlocutore presso Lucchina (...) Non siamo stati in grado di separare i nostri rapporti con gli enti ospedalieri rispetto ai loro rapporti con i lobbisti».

La difesa del governatore Formigoni sinora non si è ancora fatto interrogare dai pm, ma più volte in dichiarazioni pubbliche ha affermato di non essersi mai fatto pagare vacanze da Daccò e ha ribadito la correttezza dei provvedimenti del Pirellone: «Non c'è stato alcun trattamento di favore. Non un euro di denaro pubblico è stato sperperato. Quei famosi finanziamenti alla fondazione Maugeri e al San Raffaele sono legittimi perché corrispondono a prestazioni sanitarie».

 

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