LE LINGUE BIFORCUTE SUGGERISCONO DI DOMANDARE A PIERFURBY COME MAI HA SCIOLTO L’UDC (CHE PERÒ IN BASE ALLE LEGGE CONTINUERÀ A PERCEPIRE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO), SI È DIMESSO DA PRESIDENTE DEI DEPUTATI UDC, MA NON HA SCIOLTO IL GRUPPO PARLAMENTARE DELL’UDC - PER CASO E PER CAOS TEME QUALCHE NUVOLONE PROVENIENTI DA MONTE GRAPPA, SEDE DI FINMECCANICA? AH SAPERLO…
U. M. per "la Stampa"
Casini fa un altro passo avanti. Ieri ha dato le dimissioni da presidente dei deputati Udc dopo che venerdì aveva avviato le procedure di scioglimento del partito. Non resterà disoccupato: vuole concentrarsi, rende noto, sulla guida dell'Internationale democratico-cristiana. E comunque lui è pur sempre il leader riconosciuto del Terzo Polo dove lo sforzo massimo è di mostrare sintonia, specie in avvio di questa fase costituente, come dimostra l'intervista che Fini ieri ha rilasciato alla «Stampa».
Nessuna gelosia reciproca, anzi grande impegno per costruire tutti insieme il soggetto politico destinato a nascere dalle ceneri di Udc, Fli e Api. Lo ribadisce il finiano Della Vedova: «Partito della Nazione è soltanto il nome provvisorio del cantiere», ma l'obiettivo è «costruire rapidamente una forza elettorale in grado di competere ad armi pari con tutti gli altri... Questo è il progetto di Fini, Casini e Rutelli che si sono rimessi in gioco».
Tutto dipende da quante adesioni il progetto saprà ottenere. Significativo che Pisanu, autore di un documento sottoscritto da altri 26 senatori Pdl, prometta di andare verso il centro «con tutto il partito o con una sua larga parte». Anche dal Pd applausi a Casini: Merlo indica nello scioglimento per un progetto più ambizioso «la strada maestra» da cui lo stesso Bersani non dovrà prescindere.
Nel Pd si ragiona a voce alta sulla crisi dei partiti braccati dell'antipolitica. Anche qui, sulla scorta dell'intervista che D'Alema ha rilasciato al nostro giornale. Il presidente del Copasir molto insiste sulla fine del modello ispirato alle leadership populista. E il professor Fisichella ricorda come il tema di una riforma morale e intellettuale fosse già stato evocato prima da Renan e poi da Gramsci, questione antica insomma.
Su cui il filosofo Cacciari ha qualcosa da dire: «Sono d'accordo con D'Alema quando evidenza che una crisi radicale dei partiti equivale a una crisi della democrazia. Ma il problema è come affrontare la crisi dei partiti che sono sempre peggio, non riescono a selezionare la classe dirigente e non fanno le foto riforme». Manca, secondo Cacciari, qualunque accenno di vera autocritica.
E in questo clima prospera Grillo, con i suoi messaggi fuori dagli schemi. Alcuni spunti dai discorsi di ieri: «I controlli della Finanza installano odio sociale, il mio commercialista è in analisi per capire come si deve pagare l'Imu, i poliziotti hanno i co... pieni di dover bastonare la gente» e via martellante con una indubbia vena comica. Lo stesso Di Pietro fatica a reggere il confronto con il fondatore del movimento Cinque Stelle, mentre ormai l'attenzione dei politici è tutta rivolta alle prossime amministrative. Tra due weekend, e rivedremo in campo pure Berlusconi: farà propaganda al suo partito in Brianza.
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