merkel lagarde regling

IL MES RIFORMATO SERVE A SALVARE LE BANCHE TEDESCHE - TRIA: ''SE VANNO IN CRISI GLI ISTITUTI TEDESCHI, POI SALTANO ANCHE I NOSTRI. NOI DOBBIAMO OPPORCI A CIÒ CHE CI DANNEGGIA, NON A CIÒ CHE AVVANTAGGIA GLI ALTRI. ALTRIMENTI POI CI SARÀ CHI SI OPPONE AL RECOVERY IN BASE ALLA STESSA LOGICA: PERCHÉ AVVANTAGGIA NOI'' - IL MES, GRAZIE ALLA RIFORMA, POTREBBE DIVENTARE UN PARI GRADO DELLA COMMISSIONE UE NELLA GOVERNANCE ECONOMICA

 

Michele Arnese per www.startmag.it

 

E’ vero che con la riforma del Mes si introduce e si anticipa il backstop che serve alle banche tedesche? Risponde l’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, al Foglio: “Può darsi, ma se vanno in crisi le banche tedesche poi saltano pure le nostre. Noi dobbiamo opporci a ciò che ci danneggia, non a ciò che avvantaggia gli altri. Altrimenti poi ci sarà chi si oppone al Recovery in base alla stessa logica: perché avvantaggia noi”.

 

L’ATTESA DELLA GERMANIA PER LA RIFORMA DEL MES E IL CASO DELLE BANCHE TEDESCHE

klaus regling

La Germania attende il sì dell’Italia alla riforma del Mes proprio per le questioni bancarie tedesche, ha rivelato ieri al quotidiano La Stampa un ministro M5s: “Berlino sarebbe la più interessata a incassare uno dei capitoli della riforma, il cosiddetto backstop, la rete di protezione pubblica per le banche, un paracadute essenziale allo stressato sistema creditizio tedesco”.

 

LE TECNICALITA’ DELLA RIFORMA DEL MES

La riforma conterrà anche la possibilità, anticipata al 2022, che il Fondo di Risoluzione (SFR) per le crisi bancarie possa chiedere al Mes un prestito-paracadute fino ad un massimo di 68 miliardi. Questo nel caso che il SFR stesso abbia esaurito i propri fondi (circa 55 miliardi entro fine 2023).

 

IL SI’ DI BRUNETTA ALLA RIFORMA DEL MES

“L’anticipo del meccanismo di ‘common backstop’ come rafforzamento del Fondo di Risoluzione Unico bancario dell’Eurozona, sotto forma di linea di credito Mes, e l’anticipo del ‘risk assessment’, entrambi al 2022, inseriti nella tanto attesa e discussa riforma del Trattato Mes, sono senza dubbio una ottima notizia”, ha sottolineato l’economista Renato Brunetta, deputato di Forza Italia: “Lo strumento del ‘backstop’ serve proprio ad evitare ciò che era accaduto tra il 2010 ed il 2012, quando l’incapacità europea di gestire la crisi di un (piccolo) Stato sovrano, la Grecia, ha rischiato attraverso il contagio del sistema bancario, di far deragliare la seconda più importante valuta del mondo, con conseguenze facilmente immaginabili”.

 

LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN

LO STUDIO DI BRUNETTA

L’anticipo dello strumento – secondo l’ex ministro di Forza Italia che ha curato un dossier pro riforma Mes come responsabile del dipartimento di Forza Italia sulla Politica economica che sta facendo discutere gli azzurri, attestati invece sul no dopo l’indicazione di Silvio Berlusconi – “è oltremodo importante per un sistema bancario alle prese con quella che sarà una difficile uscita dalla crisi da pandemia, crisi che sta riempiendo nuovamente i bilanci delle banche dell’Eurozona di crediti inesigibili (NPLs), nel momento esatto in cui questi si stavano faticosamente riducendo”, secondo Brunetta: “Crediti NPL che, secondo le ultime stime della Bce, ammonterebbero alla cifra monstre di 1.500 miliardi di euro. Un quantitativo di sofferenze, latamente intese, che rappresenta una buona approssimazione della dimensione della crisi sofferta dalle imprese europee, che potrebbe presto portare a nuovi fallimenti sistemici negli istituti di credito. L’Italia, da questo punto di vista, è lo Stato dell’Eurozona, insieme a Grecia e Portogallo, ad avere la percentuale di Npl più elevata, quindi tra i paesi più esposti a shock negativi, e dunque tra quelli che potrebbero maggiormente guadagnare dall’implicita stabilità garantita dal meccanismo di ‘backstop’ anticipato”.

 

LO SCENARIO DI LITURRI SU MES E BANCHE TEDESCHE

giovanni tria foto di bacco

L’analista Giuseppe Liturri oggi sul quotidiano La Verità ha prefigurato questo scenario: “Una crisi bancaria dovrebbe avere una magnitudo tale da richiedere, nell’ordine: bail-in, quindi sacrificio di azionisti, obbligazionisti e depositanti, fino al 8% del passivo; successivo intervento del SRF con utilizzo di tutti i suoi 55 miliardi; sostegno finale del Mes a favore del SRF con un prestito di ulteriori 68 miliardi. La probabilità che un tale Armageddon riguardi una banca francese o tedesca è molto elevata, non foss’altro per le loro dimensioni ed il loro livello di rischio di alcune voci dei loro attivi. Qualora ciò accada, quelle decine di miliardi saranno comunque spazzate via in un attimo e dovranno, come sempre, intervenire gli Stati. Altro che contributo alla stabilità finanziaria dell’Unione”.

 

L’ANALISI DEL QUOTIDIANO LA VERITA’

Per Liturri, “da questa riforma ci guadagna solo il Mes, perché senza accorgersene, si abroga uno strumento più utile. Per la nota legge che se una cosa non serve allora serve a qualcos’altro, questo inutile prestito paracadute sostituisce ed abroga il preesistente strumento di ricapitalizzazione diretta delle banche (fino a 60 miliardi). Quello sì concretamente azionabile e forse utile per qualche banca italiana, ma “pericoloso” per il Mes in quanto lo esponeva ad un rischio diretto verso una o più banche. Da domani, il Mes sarà nella meno rischiosa situazione di essere creditore del fondo comune di tutte le banche (SRF)”.

Klaus Regling

 

L’AUDIZIONE DI GALLI

Sostenne un anno fa Giampaolo Galli, economista, già all’ufficio studi Banca d’Italia ed ex direttore generale di Confindustria, su posizioni peraltro tutt’altro sfavorevoli al Mes: «La riforma in itinere sposta decisamente l’asse del potere economico nell’eurozona dalla Commissione europea al Mes. Non a caso, nei suoi interventi al parlamento europeo, la nuova presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, ha sostanzialmente evitato di parlare della governance dell’eurozona. In particolare, non ha detto nulla sulla proposta della Commissione di creare un Fondo monetario europeo e un ministro delle Finanze dell’eurozona, dotato di un bilancio capace di svolgere funzioni di stabilizzazione macroeconomica. Il silenzio di Von der Leyen si spiega con la considerazione che questo insieme di questioni era già stato affrontato e risolto dall’Eurogruppo e dall’Eurosummit del giugno scorso, nel senso di dare un ruolo secondario alla Commissione. In particolare, il Mes sta diventando quello che nelle intenzioni iniziali della Commissione avrebbe dovuto essere il Fmi».

 

IL REPORT DELL’UFFICIO STUDI

Che il Mes, grazie alla riforma, possa diventare un pari grado della Commissione Ue nella governance economica è un’ipotesi – rimarca oggi il giornalista di lungo corso esperto di cose economiche Tino Oldani su Italia Oggi – prospettata anche dall’Ufficio studi del Senato: «La modifica più rilevante per la concessione del sostegno appare quella per cui il direttore generale del Mes dovrebbe affiancare la Commissione e la Bce nella valutazione della domanda di sostegno presentata da uno Stato membro. Sulla base di tali valutazioni, spetterebbe sempre al direttore generale la redazione di una proposta da sottoporre all’approvazione del Consiglio dei governatori e la preparazione di una proposta di assistenza finanziaria, comprese le modalità e condizioni finanziarie, e la scelta degli strumenti, che dovrà poi essere adottata dal Consiglio dei governatori», si legge e pagina 16 del report a cura del servizio studi del Senato.

giampaolo galli 2

 

CHI E’ IL CAPO DEL MES

A capo del Mes c’è Klaus Regling, tedesco, direttore generale del fondo salva Stati: “Regling è tornato sulla cresta dell’onda subito dopo la nomina di Christine Lagarde alla guida della Bce. La pandemia da Coronavirus era di là da venire, e la rimessa in pista del falco Regling aveva tutta l’aria di una rivincita tedesca per porre fine alla politica monetaria accomodante di Draghi, e di riflesso mettere in riga i paesi più indebitati, Italia in testa. Per la bisogna, infatti, Angela Merkel ed Emmanuel Macron, con l’accordo di Meseberg, concordarono alcuni cambiamenti della governance economica europea. Tra questi, la riforma del Mes (pretesa da Merkel), il varo di un budget europeo e di un ministro europeo delle Finanze (chiesti da Macron)”, ha ricordato Oldani.

 

Se andrà in porto la riforma del Mes, Regling diventerà un pari grado della Bce: “Un interlocutore non incline ad accomodamenti con l’Italia. Il 23 marzo scorso, quando all’inizio della pandemia l’Italia si fece promotrice degli eurobond, Merkeldisse: «C’è già il Mes». E Regling aggiunse: «Italia e Spagna devono mettersi in ginocchio». Un vero kapò”, ha tagliato corto Oldani.

ANGELA MERKEL EMMANUEL MACRON

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...

gianfranco zinzilli silvia calandrelli giampaolo rossi rai

FLASH - GRANDE INCAZZATURA NEL CENTRODESTRA, IN PARTICOLARE TRA I FRATELLINI D’ITALIA: TRA OGGI E DOMANI IN RAI DEVONO DECIDERE IL PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ E L’AD ROSSI VUOLE NOMINARE SILVIA CALANDRELLI, IN QUOTA PD, COME PRESIDENTE  DELLA CASSAFORTE PUBBLICITARIA DELLA RAI (IL FILOSOFO DI COLLE OPPIO LE AVEVA PROPOSTO LA DIREZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ, MA LEI HA RIFIUTATO) - LA LEGA VORREBBE PIAZZARE GIANFRANCO ZINZILLI, ATTUALMENTE VICE DIRETTORE VICARIO DELLA DIREZIONE OFFERTA ESTERO RAI ITALIA...