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COME PERDERE LE ELEZIONI E VIVERE FELICI - AL VOTO DI PRIMAVERA, A NAPOLI, ROMA E MILANO IL DESTRA E SINISTRA STANNO FACENDO TUTTO PER PERDERE (E GRILLO GODE) - IN POLITICA DILAGA LA SINDROME TAFAZZI
Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
In politica si sta facendo largo un fenomeno nuovo: la vocazione a perdere. Il processo non è come si potrebbe immaginare esclusivo monopolio del centrodestra, che infatti da tempo non tocca palla, ma ha contagiato anche il centrosinistra, il quale recentemente ha scoperto una nuova e rinnovata voglia di sconfitta. Per rendersene conto è sufficiente rileggere i fatti degli ultimi giorni, riguardanti Napoli, Roma e perfino Milano.
Nel capoluogo campano il Pd si è presentato alle primarie con due candidati forti: l' ex sindaco Antonio Bassolino e la deputata Valeria Valente. In ossequio alla strategia renziana di puntare preferibilmente su persone giovani e possibilmente di sesso femminile, il partito ha appoggiato come un sol uomo l' onorevole. Anche chi fino a ieri era considerato un bassoliniano di ferro si è scoperto valentiano.
Risultato: ne è uscita una guerra velenosa di cui l' epilogo dei voti comprati ai seggi è stato l' atto conclusivo. Il Pd avrebbe potuto sanare la cosa ripetendo il voto nei seggi contestati, in modo da tacitare Bassolino.
Ma essendo la nuova dirigenza cresciuta con il mito del decisionismo, ha preferito tirare diritto, con il risultato che adesso a Napoli il Partito democratico rischia l' autogol. Infatti, qualora l' ex sindaco decidesse di correre da solo contro la candidata ufficiale, il Pd potrebbe non soltanto regalare la vittoria a De Magistris, ma probabilmente neppure finire al ballottaggio.
MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE
Altrettanto impegno a perdere pare essere stato profuso a Roma. Invece di trovare un candidato che servisse a calmare le acque tra maggioranza e minoranza del partito, scongiurando la discesa in campo di un candidato di sinistra, il Pd ha schierato Roberto Giachetti, ossia uno che è stato tutto - radicale, verde, rutelliano, margheritino - tranne che comunista. Risultato, la minoranza e Sel ribollono.
Poi ci mancava Massimo D' Alema, che essendo inacidito come una vecchia zia, ne ha approfittato per lanciare la candidatura alternativa dell' ex direttore della Treccani Massimo Bray, ricordando che Giachetti si è fatto ritrarre mentre trascinava un risciò con sopra Matteo Renzi, un' immagine non proprio edificante per un futuro sindaco. Se a tutto ciò si aggiunge che sul voto incombe ancora l' ombra di Ignazio Marino, dire che il Pd sta facendo tutto per perdere anche la Capitale e regalarla ai Cinque Stelle non è azzardato.
L' operazione potrebbe riuscire perfino a Milano, dove grazie alla candidatura dell' ex commissario dell' Expo Beppe Sala la vittoria sembrava assicurata. Partito quasi con la nomina in tasca, l' ex manager più passano i giorni e più incontra difficoltà. Non soltanto perché quello che pareva un successo di immagine e di pubblico mostra i lati oscuri di conti e appalti non sempre in ordine, ma anche perché anche qui le varie anime della sinistra hanno riscoperto una voglia fratricida.
L' area antirenziana, quella che detestava l' Expo e ancor più detesta il capo del governo, da settimane va in cerca di un candidato che possa togliere a Sala qualche punto, in modo da arrestarne la corsa. Il commissario voluto da Letizia Moratti certo non rischia di restare fuori dal ballottaggio, ma i secondi turni come sa bene Vincenzo Bernazzoli, candidato del Pd a Parma alle elezioni del 2012, sono sempre un' incognita, anche se si è favoriti con il 45 per cento. Soprattutto considerando che dall' altra parte c' è un signore che pur guidando il centrodestra è più a sinistra di Sala.
Detto ciò, e fatta eccezione proprio per Milano, se a sinistra litigano, a destra stanno messi peggio. Come ho già scritto, a Roma quella che un tempo era la Casa delle libertà si è ficcata nei casini, senza alcun riferimento al leader Udc. Pur avendo la vittoria a portata di mano, Fratelli d' Italia, Lega e Forza Italia sono riusciti a dividersi. Risultato, in campo ora ci sono tre o forse quattro candidati riconducibili all' area moderata, ma non è detto che presto non diventino cinque.
A Storace, Marchini, Bertolaso e forse Pivetti potrebbe aggiungersi Giorgia Meloni, così almeno fanno sapere dall' area post An. La scelta dell' ex ministro della Gioventù potrebbe forse favorire il ritiro della Pivetti, ma certo non quelli di Storace e Marchini e forse neppure di Bertolaso.
Con un gioco a tre punte, il centrodestra in tal caso rischia di inforcarsi da solo, aprendo la strada del Campidoglio a Virginia Raggi, la candidata dei Cinque Stelle. Le cose non vanno meglio a Torino, dove Forza Italia e alleati hanno puntato le loro carte su Osvaldo Napoli, uno di fuori provincia, indispettendo l' ex governatore del Piemonte Enzo Ghigo, che pur essendo un forzista della prima ora ha scelto di appoggiare Piero Fassino. Conclusione: alle elezioni se la batteranno il sindaco uscente e la candidata di Beppe Grillo, lasciando al centrodestra un insuccesso garantito.
Insomma, al voto di primavera, destra e sinistra andranno tutte divise appassionatamente. Le esperienze potranno essere raccolte in un manuale dal titolo: Come perdere le elezioni e vivere felici.
maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it