beppe grillo giuseppe conte luigi di maio

VOLETE SAPERE COME HA RISPOSTO GRILLO A CHI LO HA CHIAMATO PER DOMANDARGLI DELLA SCISSIONE DEL M5S? - QUANDO UN CRONISTA DELL'ADNKRONOS L'HA CONTATTATO PER DOMANDARGLI DELLA SCISSIONE DEI CINQUESTELLE, LUI HA RISPOSTO COME FAREBBE CON GLI SCOCCIATORI DEI CALL CENTER: "ATTENDA UN ATTIMO. PAAAARVIIIN, SIAMO ABBONATI? MI DISPIACE, NON SIAMO ABBONATI. NON POSSO RISPONDERLE" - SEBASTIANO MESSINA: "GRILLO È L'OMBRA DI QUELLO CHE FU PADRONE DEI CINQUESTELLE. L'ALTRA DOMENICA, A GENOVA, NON È NEANCHE ANDATO A VOTARE PER IL M5S"

Sebastiano Messina per repubblica.it

 

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - LUIGI DI MAIO - BY MACONDO

Come se stesse colando a picco il Movimento di un altro, Beppe Grillo risulta non pervenuto. È sparito dai radar. Viene a Roma, no non viene, magari la settimana prossima, chissà. È introvabile ma non irraggiungibile, perché quando un cronista dell'Adnkronos lo chiama al telefono per domandargli della scissione dei Cinquestelle, lui si diverte a rispondere come farebbe con la telefonista di un call center: "Attenda un attimo.

 

Paaaarviiin, siamo abbonati? Mi dispiace, non siamo abbonati. Non posso risponderle". Clic. Ed è nascondendosi dietro quel clic che il fondatore, padrone e garante del Movimento che in nove anni conquistò il Parlamento - ormai tocca usare il passato - rivela la sua paura di sprofondare nell'abisso del fallimento, prigioniero del gorgo che sta risucchiando la sua creatura.

 

Grillo ombra di se stesso

LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE

Perché il Grillo che esce dalla latitanza solo per emettere cervellotici comunicati sul suo blog - firmandosi ancora "L'Elevato" come ai tempi in cui scendeva all'hotel Forum per ricevere il bacio della pantofola degli ambiziosissimi apostoli dell'umiltà grillina - è solo l'ombra del Grillo che fu signore e padrone dei cinquestelle, oltre che proprietario del nome, del simbolo e anche del Movimento (in comproprietà con il nipote e il commercialista, a essere precisi).

 

Non è più il Grillo da combattimento del Vaffa-Day, né il Grillo d'assalto che attraversava a nuoto lo Stretto per la conquista (fallita) della terra del Gattopardo, né il Grillo irriducibile che entrava a Montecitorio solo per dire no a Renzi, né il Grillo pacificatore che calava a Roma per mettere d'accordo il governista Di Maio e il guerrigliero Di Battista, il pensoso Fico e la sfrenata Taverna. Non è neppure il malmostoso guru che non si rassegnava a cedere all'avvocato Conte il timone di un bastimento già pieno di falle, e quando quello osava definirlo "padre-padrone" gli rispondeva che lui non aveva "né visione politica né capacità manageriale", accettando infine la cessione dei poteri nella terrazza del "Bolognese" di Marina di Bibbona.

beppe grillo giuseppe conte luigi di maio

 

 

La disintegrazione dei cinquestelle

Eppure quello che si sta inesorabilmente disintegrando, a otto mesi dalle prossime elezioni, è figlio suo. Un figlio al quale lui ha sempre imposto le scelte decisive. Come quando benedisse l'alleanza con l'ex nemico Salvini. O quando diede l'imprimatur al governo con il Pd, già simbolo di tutti i vizi. O quando ordinò ai suoi di dare il via libera a Mario Draghi, che per "l'Elevato" diventò addirittura "il Supremo". Certo, oggi che il suo ex pupillo lo ha tradito sembra lontano il tempo in cui il settantenne Grillo salì sul palco di Rimini per consegnare lo scettro di "capo politico" al giovane Di Maio che proprio quel giorno - il 23 settembre 2017 - compiva 31 anni.

 

"Torno a fare il padre di famiglia e il pensionato" disse. E due mesi dopo, sul palco di Palermo, fu ancora più chiaro. Chiamò sul palco Di Maio, Casaleggio e Di Battista e dichiarò, mettendosi la mano sul cuore: "Queste persone proseguiranno il mio lavoro, sono migliori di me". Proseguire hanno proseguito, peccato che l'abbiano fatto da un'altra parte, tutti e tre.

 

 

Le lodi di Draghi

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Allora lui si ritirò nel suo blog come un peccatore in un convento. E mentre Di Maio riscriveva lo statuto con il figlio di Casaleggio, Grillo cercava le nuove frontiere dell'ecologia e tornava in teatro per staccare biglietti. Poi venne la conquista del potere, e tutti cominciarono a chiedersi che fine avesse fatto il fondatore. Nessun problema, garantiva lui. Spiegava di essere diventato "una sorta di padre nobile, un mecenate", e che forse non c'era più la rabbia dell'esordio "ma il vaffa rimarrà, ce l'avremo nel taschino: un vaffino nel taschino". Però confessava la sua nuova solitudine: "Mi aggiro nelle città come una puttana si aggira in una città senza marciapiedi. Non mi sopporta nessuno, ho fatto ridere milioni di persone, ho fatto il comico, mi amano milioni di persone ma sono da solo".

 

Ma qualcosa deve essere scattato, in quella solitudine lontana dal potere. Proprio lui che si definiva "un comico governativo" cominciò il fuoco amico. Bacchettava Di Maio. Sfotteva Salvini. Ironizzava su Conte. Più il tempo passava e più era evidente l'insofferenza di Grillo per la versione governativa di un movimento che doveva fare la rivoluzione. Ma Di Maio sorrideva e minimizzava. "È il nostro più grande tifoso", assicurava, abbottonandosi la giacca blu.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Non era solo un tifoso. Quando Salvini affondò il Conte-uno per andare al voto anticipato, Beppe uscì dal suo blog per convincere anche i più riluttanti che bisognava allearsi con lo stesso Pd che fino a poche settimane prima era "il partito di Bibbiano". E quando cadde anche il Conte-due, fu lui a spegnere l'ira dei contiani tessendo le lodi di Draghi: "Pensavo che fosse il banchiere di Dio e invece è un grillino. Ha anche senso dell'umorismo, non pensavo". Fidatevi, disse. E non era un consiglio: era un comando.

 

beppe grillo a roma

Un anno e mezzo dopo, è arrivata la tempesta: un terzo dell'equipaggio abbandona la nave mentre l'azzimato capitano Conte - già marchiato dal fondatore come "l'uomo dei penultimatum" - prosegue imperterrito nella sua rotta a zigzag. Si capisce che tutti si domandino: ma Grillo cosa dice, cosa pensa, cosa fa? Nulla. Non fa nulla. Si tiene lontano da Roma. Non ha chiamato Di Maio, dopo averlo definito "un sedicente Grande Uomo". Non ha dato nessun appoggio pubblico a Conte. E l'altra domenica, a Genova, non è neanche andato a votare per i cinquestelle. Come se si trattasse, appunto, del Movimento di qualcun altro.

giuseppe conte beppe grillo giuseppe conte beppe grillo

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...