MONTI SORGENTI DA ARCORE - LA NOMINA DI ENRICO BONDI FA INCAZZARE TUTTI, A COMINCIARE DA AIRONE PASSERA - PARE CHE FRA LUI E RIGOR MONTIS NON CORRA BUON SANGUE - A SUPERMARIO NON è ANDATO Giù L’AZZERAMENTO DEL BEAUTY CONTEST, PERCHé VISTO COME UNA MOSSA PER METTERE IN DIFFICOLTà IL BANANA E FORSE PER PREPARARE LA PLANATA DI AIRONE VERSO LA CANDIDATURA CON I CENTRISTI - UN ASSE TRA MONTI E IL BANANA?…

Laura Cesaretti per "il Giornale"

Per una volta, il premier Monti sembra aver messo d'accordo non solo la sua maggioranza, ma anche le opposizioni, e persino i sindacati: la nomina dei nuovi supertecnici non piace a nessuno, con l'eccezione del sempre entusiasta Pier Ferdinando Casini.

«La verità è che il Professore sta perdendo pure lui la testa appresso ai sondaggi settimanali sulla sua popolarità», geme - dietro consegna di anonimato - uno dei dirigenti Pd finora super­montiani. «Solo che noi lo avevamo voluto lì proprio perché i sondaggi non li guardasse neanche». Nessuno è stato avvertito o consultato, e già questo irrita non poco i capibastone delle forze politiche. Ma anche dentro il governo non tutti paiono entusiasti della mossa del Professore.

In particolare tra i ministri che in qualche modo appaiono «commissariati» dai nomi altisonanti che Monti ha voluto chiamare a sé. Non tanto Piero Giarda, che a quanto raccontano i ben informati non si era granché appassionato alla titanica impresa di impostare la spending review, e sarebbe sollevato di passare la patata bollente all'ascetico Enrico Bondi, anche se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Catricalà ieri si è affrettato a sottolineare che il ministro resta «a capo della spending review e continuerà a portarla avanti», mentre a Bondi è affidata una «attività strettamente gestionale».

Quanto piuttosto Corrado Passera, nel cui orto andrà a sconfinare un personaggio ingombrante e deciso (e oltretutto ben addentro alla macchina di governo, essendo stato dirigente generale al Tesoro per alcuni anni) come l'economista Francesco Giavazzi, chiamato ad occuparsi della revisione del sistema di incentivi alle imprese. Al cui riordino già Passera aveva messo mano, con un progetto che - almeno dalle anticipazioni dei giornali - sembrava già in fase avanzata.

A giudicare dalle posizioni radicali sul tema espresse da Giavazzi sul Corriere (in pratica, azzerare gli incentivi a pioggia in cambio di sostanziose riduzioni fiscali) il conflitto di linee pare assai probabile. I rapporti tra Monti e Passera, d'altronde, sarebbero tutt'altro che idilliaci: il premier, raccontano, non ha digerito l'azzeramento del «beauty contest» sulle frequenze, deciso in proprio dal ministro «in combutta con il Terzo polo e parte del Pdl, per mettere in difficoltà Berlusconi» e (si sospetta) preparare il terreno ad una propria discesa in campo con i centristi.

Per questo, la nomina di Giavazzi viene vista come un «ridimensionamento» del ministro. E che lui non sia entusiasta lo si intuisce dalla freddezza con cui il titolare dello Sviluppo economico sembra liquidare il ruolo dei neo-tecnici. La loro nomina, spiega, «è la dimostrazione di un impegno ad accelerare il lavoro che si sta già facendo, e il fatto di rafforzare gruppi di lavoro con ulteriori persone di assoluto livello per aver risultati ancora più velocemente mi pare un investimento». Insomma, la linea la detta lui e i tecnici hanno solo il compito di «accelerarla».

Il ministro dello Sviluppo economico può consolarsi col fatto che la scure della spending review non colpirà i suoi risparmi da attività private: proprio ieri Intesa Sanpaolo ha reso pubblici i dati sulle remunerazioni dei suoi dirigenti. All'ex ad la banca ha versato nel 2011 tre milioni e mezzo di euro. Di cui 379mila euro di compenso per ferie non godute.

 

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