IL “COMPAGNO RENZI” CONQUISTA CON LE SOLITE BATTUTE L'EMILIA MA DALLA PLATEA GLI URLANO LA VERITA’: ‘’TU NON VINCERAI MAI LE PRIMARIE”

Michele Brambilla per LaStampa.it

Se quello di ieri sera era un test attendibile, si può dire che Matteo Renzi sta prendendosi il Pd molto più di quanto facciano pensare le dichiarazioni dei dirigenti del partito. Renzi ha cominciato il suo tour nelle feste del Pd a Carpi, cioè nel cuore della cosiddetta Emilia rossa, oltre che patria di Bersani; fino a qualche mese fa, al tempo delle primarie, questa sarebbe stata una partita in trasferta.

Ieri invece il sindaco di Firenze pareva giocare in casa: oltre duemila persone e applausi a scena aperta per più di un'ora. E pensare che ieri, lunedì, la festa del Pd di Carpi sarebbe dovuta restare chiusa: hanno aperto apposta per lui; e la gente era lì, con un caldo bestiale, apposta per lui.

«Eri venuto qui per le primarie, allora ti vedevano come fumo negli occhi, adesso mi sa che hanno capito qual è il prossimo carro del vincitore», ha infatti scherzato subito Pierluigi Senatore, il giornalista che aveva il compito di intervistarlo in pubblico. Renzi, arrivato alle sette meno venti in maniche di camicia (naturalmente bianca, alla Obama), pareva di ottimo umore. «Ti do del tu perché potrei essere tuo padre», gli ha detto Senatore. «Mia mamma non mi ha detto niente», ha risposto lui.

Ma delle sue capacità di intrattenitore si sapeva; non a caso, quando per disprezzo da sinistra lo paragonavano a Berlusconi, dicevano che era un cabarettista. Ieri però Renzi ha dato l'impressione di convincere il popolo del Pd anche quando ha parlato di politica. C'è stato solo un mezzo incidente, ma ha riguardato il circuito mediatico. Le agenzie hanno infatti attribuito a Renzi una frase («Non credo che il governo durerà molto») che lui non ha mai pronunciato.

Nessun siluro a Enrico Letta, insomma. «Sono stufo», ha detto Renzi alle otto e mezza di sera mentre usciva dalla festa di Carpi, «che mi vengano attribuite cose che non ho mai detto. Ora basta». In realtà, Renzi aveva detto di augurarsi che Letta riesca a governare bene («Se ci riesce sono l'uomo più felice del mondo»), ma è consapevole delle difficoltà che si incontrano nel confronto quotidiano con Brunetta e Schifani: cose già dette nei giorni scorsi.

Di questo equivoco, i militanti di Carpi non si sono neppure accorti. Così tra Renzi e il popolo del Pd, tutto pare essere filato via liscio. La gente ha applaudito anche quando lui ha preso posizioni considerate, al tempo delle primarie, «di destra»; ad esempio quando ha parlato del valore della leadership («Il Pd è l'unico partito che prescinde da un leader, io credo che debba essere una bella squadra ma non una squadra con i capicorrente che passano il tempo a litigare») oppure quando ha detto che l'Agenzia delle entrate deve essere un consulente, e non un controllore, delle imprese.

«Ti candiderai alla segreteria?», gli ha chiesto Pierluigi Senatore. Qui Renzi ha un po' attinto dalla tradizione democristiana, da cui proviene. Ci ha messo una decina di minuti per rispondere, prendendola alla larga, per poi finire con un «a settembre decideremo». «Abbiamo capito, ti candidi», gli ha detto l'intervistatore. Lui ha voluto comunque sottolineare una cosa: che se si candiderà, «parlerò dei problemi del Paese, non delle correnti del Pd». Anche qui, grandi applausi, segno che la gente è stufa di parlarsi addosso. «Sono qui perché il Pd serva a cambiare l'Italia, non perché parliamo del nostro ombelico».

Perfino quando ha lanciato un'indiretta frecciata all'antiberlusconismo in servizio effettivo e permanente, Renzi ha strappato applausi. Gli avevano chiesto che cosa dovrebbe fare il Pd se Berlusconi, il 30 luglio, sarà condannato e interdetto. Lui ha risposto che le sentenze si rispettano e non si commentano, poi è andato al nocciolo della questione: «Ma noi non dobbiamo chiedere il voto perché di là c'è Berlusconi. Io non sto insieme a voi "contro" qualcuno; sto insieme perché abbiamo idee per cambiare l'Italia».

Su questo, qualcuno - anzi, uno: tale signor Giuseppe - ha provato a contestarlo rispolverando una vecchia accusa anti-renziana: e cioè abile comunicazione ma poca sostanza.

«Non ho ancora capito che cosa faresti tu (a Renzi danno tutti del tu, ndr) su un argomento qualsiasi», ha urlato Giuseppe. Ma nessuno del pubblico l'ha seguito: anzi, è partito un mormorio di disapprovazione. Renzi ha poi disinnescato la polemica-Merkel assicurando che «Letta era stato informato un mese e mezzo fa» e che è stata proprio la cancelliera a invitarlo dopo che aveva letto una sua intervista a un giornale tedesco.

«Tu non vincerai mai le primarie», gli ha gridato dal pubblico la signora Morena. «Non faccio gesti sconvenienti», ha risposto lui, «ma voglio dire che preferisco un partito che fa le primarie, anche se rischio di perderle, a un partito dove tutto è deciso da un capo, compresi i nomi di quelli che vanno in parlamento». Un dichiarazione d'affetto verso il Pd e, al tempo stesso, una stoccata al centrodestra, che da queste parti non fa mai male. Sarà lui il prossimo segretario del Pd? Presto per dirlo. Però non c'è dubbio che tra Renzi e l'elettorato di sinistra (quello di centrodestra lo aveva già convinto) qualcosa è cambiato.

 

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