RASSEGNATO AL PATIBOLO MA UNA CONDANNA IN PIU’ NON TOGLIERA’ IL SONNO A SILVIO
C.L. per "La Repubblica"
«La sentenza è stata già scritta, inutile incattivire oltre il clima e il governo non si tocca». Il
day after della turbolenta piazza di Brescia Silvio Berlusconi lo trascorre ad Arcore. E da lì sembra che non si muova nemmeno oggi, disertando - salvo ripensamenti dell'ultimora - anche l'assemblea dei parlamentari Pdl dirottata da Milano a Roma proprio per smorzare i toni e non replicare la marcia sul tribunale.
La vigilia della requisitoria della Boccassini al processo Ruby, in programma questa mattina il Cavaliere l'ha trascorsa senza farsi illusioni, preparato del resto dagli avvocati Longo e Ghedini. «Tutto già scritto». Il leader Pdl non rinuncia a difendersi, ma lo farà ormai davanti all'unico «tribunale» che ormai riconosce, quello del suo elettorato e degli spettatori delle reti Mediaset.
Come avvenuto ieri, quando su Canale5 è andato in onda per la prima volta in prima serata lo speciale su La guerra dei vent'anni e il processo Ruby. Ma dopo il richiamo implicito di ieri di Napolitano sui toni anti pm, Berlusconi rinuncia anche a parlare ai suoi parlamentari che si riuniscono a Roma.
Nella Capitale mancherà la sola Daniela Santanché, che lascia un punto interrogativo su quel che farà questa mattina in concomitanza con la requisitoria: «Resto a Milano, non voglio che in queste ore cruciali ci siano 600 km di distanza tra me e la Boccassini, con la sua manifestazione contro Berlusconi» attacca la deputata che non condivide la scelta dei colleghi.
Tutti gli altri «falchi », Brunetta compreso, sono già a Roma. «La nostra manifestazione di Brescia non era affatto contro i giudici - precisa Mariastella Gelmini - e siamo solidali con gli agenti che hanno garantito l'ordine pubblico». Berlusconi tiene la guardia alta ma «il governo non rischia, non lo confonderemo con i processi imbastiti contro di me», ha ripetuto sabato sera alla cena di autofinanziamento a Brescia, davanti a 600 ospiti. Ha difeso il governo appena nato e definito «persone valide» tanto Enrico Letta quanto Dario Franceschini.
Mentre sul nuovo segretario Pd, Guglielmo Epifani, ha tagliato corto: «Che Dio lo illumini», tra le risa in sala. Poi un nuovo affondo contro i talk show politici della Rai, «che diffondono un pessimismo oceanico, facendo scatenare tutti contro tutti».




