draghi salvini 1

CONDONO DELLA SINTESI – TENSIONE ALLE STELLE ALL’INTERNO DELLA MAGGIORANZA PER LA CANCELLAZIONE DELLE VECCHIE CARTELLE ESATTORIALI: SALVINI HA MINACCIATO DI FAR SALTARE IL CDM SE NON FOSSE PASSATO LO STRALCIO DI TUTTE LE CARTELLE FINO A 5MILA EURO DEL PERIODO 2000-2015 SENZA LIMITI DI REDDITO – IL COMPROMESSO FINALE ARRIVA DA DRAGHI E FRANCO – IL “CAPITONE” ESULTA E LETTA TORNA A MENARE: “MOLTO MALE CHE UN SEGRETARIO DI PARTITO TENGA IN OSTAGGIO PER UN POMERIGGIO IL CDM…”

Alessandro Barbera e Amedeo La Mattina per “La Stampa”

 

DRAGHI SALVINI 1

«Sì, è un condono». Mario Draghi rompe il tabù che nessun presidente del Consiglio si era mai permesso di rompere. «Sì, un condono, ma per cartelle esattoriali vecchie di dieci anni e per le quali abbiamo limitato l' importo». Per ottenere il compromesso necessario il premier affronta il primo scontro all' interno della sua maggioranza, al punto da ipotizzare un rinvio del Consiglio dei ministri. Da un lato Pd e Leu, dall' altra Forza Italia e Lega, in mezzo i Cinque Stelle. I problemi più seri sono arrivati da Matteo Salvini. Una determinazione che non si è fermata nemmeno di fronte alle perplessità della sua delegazione, di Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia.

 

MATTEO SALVINI IN SENATO APPLAUDE DRAGHI

Tutto avviene in poche ore. Nonostante giorni di discussioni, la maggioranza non ha un accordo su come risolvere il problema delle vecchie cartelle. Il capo dell' Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini ne parla da quando è nominato alla guida di Equivalata, nel 2015. Per Ruffini molti di quei pagamenti sono inesigibili, e costano solo tempo ed energie all' amministrazione. A metà pomeriggio si sparge la voce che i ministri della Lega non avrebbero partecipato al Consiglio se non avessero ottenuto ragione. Una voce circolata dopo un vertice al Ministero dello Sviluppo economico, nell' ufficio di Giorgetto.

 

SALVINI DRAGHI

C' erano il numero uno Matteo Salvini, i ministri Garavaglia ed Erika Stefani, il sottosegretario al Tesoro Claudio Durigon, il responsabile economico del partito Alberto Bagnai. Fonti della Lega fanno sapere che non avrebbero accettato alcun compromesso, se necessario fino al punto di costringere Draghi a rinviare l' approvazione del decreto Sostegni. Salvini incassa l' appoggio di Forza Italia. «Si tratta di un provvedimento per salvare milioni di famiglie che non possono onorare il debito con lo Stato, e ora costrette a lavorare in nero. Altro che maxi-condono».

giancarlo giorgetti

 

Alla riunione però si confrontano due linee. Salvini e Bagnai sono inflessibili, l' ala ministeriale è disposta al compromesso. Giorgetti e Garavaglia sono convinti che si possa trovare un accordo.

Durante la riunione prevale la linea dura. Secondo quanto riferiscono più fonti, è il premier Draghi a stoppare le richieste di Salvini, che avrebbero fatto saltare il banco della maggioranza. Il leader leghista chiedeva lo stralcio di tutte le cartelle fino a cinquemila euro del periodo 2000-2015. Tutte senza limiti di reddito, condizione invece posta dalla sinistra.

 

Il premier e il ministro dell' Economia Daniele Franco propongono quel che poi sarà il compromesso finale: limitare il condono al decennio 2000-2011 con un tetto di cinquemila euro complessivi e a favore dei soggetti con trentamila euro annui di reddito Irpef. Draghi in conferenza stampa sottolineerà che l' aver fissato il limite ai cinquemila euro significa concedere uno sconto fra sanzioni e interessi non superiore ai 2.500. Un condono limitato "per chi ha minore disponibilità economica".

draghi

 

Alla Lega, e in particolare a Salvini, non bastava. Il leader insiste per una soluzione chiara, tenuto anche conto della gravissima crisi in cui versano le imprese colpite dalla pandemia. Ne riparla con Giorgetti, tenta una controproposta, ma Draghi non arretra. Il premier è convinto che oltre quel limite avrebbe seri problemi a sinistra. Il muro contro muro è al limite della rottura, il consiglio slitta di un paio d' ore e alcuni ministri si ritrovano in anticamera a Palazzo Chigi ad attendere gli sviluppi. A vincere la resistenza della Lega contribuiscono Luigi di Maio ma soprattutto il ministro dell' Agricoltura Stefano Patuanelli, che convince il Movimento Cinque Stelle ad accettare una mediazione che appariva al ribasso anche per loro.

SALVINI DRAGHI

 

Dopo il Consiglio la Lega canta vittoria, sottolineando di aver ottenuto come rapida contropartita un decreto per la riforma di tutto il sistema delle riscossioni. In realtà la proposta è sul tavolo da tempo, e prevede la fusione fra Agenzia delle Entrate e Riscossione. Il primo passo - voluto dal governo Renzi - fu l' abolizione di Equitalia. Ora il progetto, sponsorizzato dallo stesso Ruffini, è quello di fondere una volta per tutte le due strutture, e far parlare compiutamente le banche dati.

 

enrico letta

Draghi in conferenza stampa ammette candidamente di aver affrontato una strettoia fra i partiti. «Tutti sono entrati in questo governo portandosi un' eredità di convinzioni e annunci fatti nel passato. Tutti hanno bandiere identitarie, si tratta man mano di chiedersi quali sono quelle di buon senso e quelle a cui si può rinunciare senza danno né alla propria identità, né all' Italia». C' è da scommettere accadrà di nuovo.

ENRICO LETTA MARIO DRAGHI

 

Cesare Zapperi per “www.corriere.it”

«Molto bene. Il Decreto Sostegni interviene su salute, scuola, turismo, cultura e aiuta lavoratori e imprese. Bene #Draghi. Bene i Ministri. Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio #Salvini». Il segretario del Pd Enrico Letta va all’attacco di Matteo Salvini. Il comportamento degli uomini del Carroccio che hanno costretto il presidente del Consiglio a rinviare più volte il consiglio dei ministri che doveva decidere delle sorti delle cartelle esattoriali non è piaciuto al leader dem che fa sapere la sua opinione via Twitter.

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

 

È l’ennesimo batti e ribatti tra i due da quando una settimana fa Letta ha raccolto il testimone lasciato da Nicola Zingaretti. Il neosegretario ha deciso di ribattere colpo su colpo alle uscite e alle iniziative del l’ex ministro dell’Interno che vuole mettere il suo cappello politico sui provvedimenti del governo di cui anche il Pd fa parte.

 

Lo scontro sullo ius soli

Enrico Letta annuncia la candidatura a segretario del Pd

Nei giorni scorsi era stato Salvini a stuzzicare Letta dopo le sue uscite sullo ius soli. «Mentre il Pd pensa alle candidature a Roma e allo ius soli — aveva detto il leader leghista — noi lavoriamo e cerchiamo di portare a casa risultati per gli italiani». Il tema delle cartelle esattoriali ha visto Lega e Pd su fronti opposti. Il presidente Draghi ha dovuto mediare a lungo per trovare il compromesso che in serata ha presentato alla stampa. E non a caso il premier ha precisato che «ciascuno ha le sue bandiere identitarie», invitando tutti a far prevalere l’interesse comune».

draghimario draghi a bergamo 2tweet su enrico letta segretario del pd 4matteo salvinienrico lettatweet su enrico letta segretario del pd mario draghi a bergamo 3

 

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…