renzi del sette

CONSIP: IL PRESIDENTE FERRARA FA DA SCUDO UMANO PER DEL SETTE (O PER RENZI?) – I PM DI ROMA: VUOLE COPRIRE IL COMANDANTE DEI CARABINIERI. ATTESI NUOVI SVILUPPI – MARRONI CONFERMA IL VERBALE PRECEDENTE, FERRARA INVECE LO RITRATTA

 

Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

 

MATTEO RENZI E TULLIO DEL SETTEMATTEO RENZI E TULLIO DEL SETTE

Ha cercato di «coprire» il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette negando che gli abbia mai parlato di «indagini in corso». Ha tentato di ritrattare anche le scarne affermazioni che aveva rilasciato davanti ai magistrati napoletani nel dicembre scorso. Per questo venerdì scorso il presidente di Consip Luigi Ferrara è stato indagato per false affermazioni ai pm. Una svolta inaspettata nell' indagine sugli appalti gestiti dalla centrale acquisti e soprattutto sulla fuga di notizie che ha fatto finire sotto inchiesta lo stesso Del Sette, il comandante dei carabinieri Toscana Emanuele Saltalamacchia e l' attuale ministro dello Sport Luca Lotti.

 

MARRONI FIDANZATAMARRONI FIDANZATA

Un risvolto che rischia di avere conseguenze su tutta l' inchiesta e dunque sulla posizione degli altri personaggi coinvolti. Le verifiche del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi mirano infatti a scoprire che cosa abbia convinto Ferrara a un atteggiamento tanto reticente.

 

SALTALAMACCHIA RENZISALTALAMACCHIA RENZI

Per comprendere che cosa possa essere accaduto si deve dunque tornare al 20 dicembre scorso quando il pm di Napoli Henry John Woodcock - titolare dell' indagine sulle presunte attività illecite dell' imprenditore Alfredo Romeo - convoca l' amministratore delegato di Consip Luigi Marroni che ha appena ordinato la «bonifica» degli uffici. Il manager ammette di essere stato avvisato di essere intercettato e poi tira in ballo le sue «fonti».

LUIGI FERRARALUIGI FERRARA

 

In particolare «nel luglio 2016 l' onorevole Luca Lotti, che io conosco, mi ha detto di stare attento perché aveva appreso che vi era una indagine sull' imprenditore Romeo di Napoli e sul mio predecessore Casalino, dicendomi espressamente che erano state espletate operazioni di intercettazioni telefoniche e anche ambientali, mettendomi in guardia». Una analoga «soffiata» dice di averla ricevuta «dal generale Saltalamacchia mio amico» e poi tira in ballo il presidente: «Ferrara mi disse di aver appreso, in particolare dal comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, che c' erano indagini che riguardavano Alfredo Romeo, dicendogli di stare attento».

 

L' indagine passa per competenza ai magistrati romani. Lotti si presenta in procura e nega categoricamente di essere una delle «fonti». Lo stesso fa il generale Del Sette. Ferrara, convocato come persona informata dei fatti, conferma invece la versione di Marroni.

 

PIGNATONEPIGNATONE

Dopo la scelta del procuratore Giuseppe Pignatone di sostituire i carabinieri del Noe con gli investigatori del comando provinciale di Roma guidati dal generale Antonio De Vita e l' accusa al capitano Gianpaolo Scafarto di aver contraffatto l' informativa «perché voleva arrestare Tiziano Renzi», il padre dell' ex premier, si decide di richiamare tutti i testimoni.

 

LUCA LOTTILUCA LOTTI

Marroni conferma il precedente verbale. Dopo di lui tocca a Ferrara. Il manager appare subito in difficoltà e quando comincia a parlare smentisce di aver mai detto a Marroni «che Del Sette mi parlò di un' indagine». I magistrati gli leggono il precedente verbale, lui continua a negare.

 

Anzi ribadisce: «Non ho mai usato il termine indagine». Si va avanti con le domande, gli si chiede allora di spiegare come mai, dopo aver parlato con Del Sette e aver ricevuto conferma da Marroni che anche lui aveva ricevuto alcuni avvertimenti, non abbia fatto nulla. Ma anche su questa circostanza Ferrara non appare credibile e così scatta l' accusa di aver mentito. È la mossa a sorpresa che può avere nuovi e clamorosi sviluppi.

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO