conte 007

CONTE A UN BIVIO: SE CEDE LA GUIDA DEI SERVIZI, SAREBBE UNA COCENTE SCONFITTA. SE NON RINCULA, E RENZI E GRAN PARTE DEL PD NON MOLLANO, IL GOVERNO CONTE POTREBBE CADERE - MALGRADO LE PRESSIONI DI MATTARELLA E DEI PARTITI, IL “PREMIER PER CAOS” NON VUOLE CEDERE LA DELEGA NEMMENO A UNA PERSONA DI SUA FIDUCIA - LA VERIFICA ENTRO IL 10 GENNAIO

conte vespa

DAGOREPORT

Calzata la sua faccia preferita - non di bronzo ma di titanio - Conte, ospite di Bruno Vespa, ha così cancellato le durissime polemiche sul Recovery Fund: “La task force” che avrebbe “prevaricato i ministeri” è stata “superata perché non è mai esistita“. Poi ha aggiunto la solita dose di bla-bla: “È prevista una struttura di monitoraggio che sia l’interlocutore dell’Europa ma che serva anche a noi. Deve aggiornare l’Europa sullo stato di realizzazione delle varie opere”.

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Volatizzati di colpo i 6 manager e i 300 esperti che la cabina di regia, formata dal trio Conte-Gualtieri-Patuanelli - doveva scegliere per gestire 209 miliardi di fondi europei, ora il fatto dirimente, quello che potrebbe fargli perdere la faccia e la prima poltrona di Palazzo Chigi, è la guida dei servizi segreti.

 

conte vecchione

Finora, malgrado i consigli del Quirinale e le pressioni dei partiti della maggioranza (non solo Italia Viva ma anche Pd e M5S), il ‘premier per caos’ non vuole assolutamente cedere la delega dell’intelligence a una forza politica di maggioranza. Ci creerebbe, blatera Conte, “una struttura bicefala”, “un’anomalia”, una grave compromissione dell’operatività dei servizi”.

 

giuseppe conte sergio mattarella

Non vuole cedere la delega nemmeno a una persona di sua fiducia perché teme che un giorno possa entrare in conflitto con il fidatissimo Gennaro Vecchione, capo del Dis. A questo punto, un vecchio un vecchio navigatore del Deep State gli ha pure suggerito la mossa del cavallo: cedere la delega al fido Vecchione e nominare un altro a capo del Dis. Ma ovviamente la cosa irriterebbe ancor di più i partiti della maggioranza.

 

La battaglia sui Servizi Segreti ricomincerà ai primi giorni di gennaio perché la verifica di governo deve essere conclusa il 10. Se fa Conte un passo indietro, sarebbe una cocente sconfitta. Se non cede, e Renzi e gran parte del Pd mantiene il punto, il governo Conte bis potrebbe cadere per una delega. E difficilmente porterebbe a un Conte 3.

 

2. DAGLI 007 AL RECOVERY PLAN RENZI VUOLE ARCHIVIARE CONTE

Zinga di Maio Conte Renzi

Laura Cesaretti per “il Giornale”

 

«Inchioderemo Conte ai contenuti», promette Matteo Renzi. Che oggi, o al massimo domani, si accinge a presentare il suo «contro-piano» di investimenti per il Recovery Fund. Smontando pezzo per pezzo, in una trentina di pagine, quel «collage di ovvietà senza visione» che il premier spaccia come suo piano di rinascita nazionale.

 

La partita della verifica è tutt' altro che finita. Conte vorrebbe presentarsi il 30 dicembre, alla sua conferenza stampa di fine anno, potendosi pavoneggiare di qualche risultato ottenuto, a parte i dpcm sul numero di ospiti al cenone. Ma rischia di arrivarci con la finanziaria ancora aperta al Senato, la verifica in alto mare e il Recovery Plan da riscrivere, perché anche il Pd chiede sostanziose correzioni al testo e alla struttura immaginate a Palazzo Chigi.

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

 

Tanto che la conferenza stampa potrebbe slittare. Ma la vera brace che cova sotto le ceneri è quella dei servizi segreti. Conte, pronto a qualsiasi concessione su altri tavoli pur di continuare a tenere per sé il controllo, ha già fatto sapere che su questo non mollerà. Utilizzando argomenti quanto meno originali: la guida dei servizi segreti, ha teorizzato, non può essere data ad un partito diverso da quello del premier.

 

Ed essendo costituito il suo partito da lui medesimo e al massimo da Rocco Casalino (con Guido Alpa e Padre Pio presidenti ad honorem), ovvio che la delega debba andare a lui. Un'argomentazione che ha lasciato basiti i suoi alleati. «Ma quando mai si è sentito che i servizi sono un problema di partito?», si chiedono nel Pd, dove la delega ai servizi viene reclamata per Emanuele Fiano. E Matteo Renzi con il Corriere della Sera è stato tranchant: «Una battuta degna di un analfabeta istituzionale».

MURALES A MILANO – MATTEO RENZI E MATTEO SALVINI ACCOLTELLANO GIUSEPPE CONTE GIULIO CESARE

 

Dietro la disperata resistenza del premier su quel fronte fioriscono le interpretazioni. La più accreditata riporta al Russiagate: nel 2019 Conte mise i servizi italiani a disposizione dell'amministrazione Trump, che aveva inviato in Italia il ministro della giustizia William Barr, per tentare di mettere in piedi una surreale contro-inchiesta su Obama (e Renzi) per contrastare le clamorose rivelazioni sui rapporti con Putin e i russi dello staff trumpiano, che il procuratore speciale Mueller stava portando alla luce.

giuseppe conte donald trump 8

 

Con quell'operazione poco chiara, è l'accusa, Conte si guadagnò la gratitudine di Trump e la sua benedizione a «Giuseppi», molto utile visto che il premier (allora) grillo-leghista era privo di agganci a livello internazionale. Ora però Trump è stato cacciato a furor di popolo dalla Casa Bianca, e Conte ha un gran bisogno di far dimenticare quella storia, e quindi di non far mettere il naso ad altri nel caso Russiagate, così come nell'imbarazzante pasticcio libico che ha portato alla liberazione dei pescatori prigionieri di Haftar.

 

conte renzi

«Sui servizi segreti terremo il punto senza incertezze», promette chi nel Pd segue da vicino il dossier, avvertendo che Conte farebbe meglio a «temere l'ira dei mansueti». Nelle file dem però c'è il sospetto che Renzi, stavolta, faccia sul serio, e non solo sui servizi segreti. «Per me il Conte 2 è già finito e archiviato, è ora di parlare del dopo», dice lui.

 

donald trump william barr

E una parte del Pd è tentata di seguirlo nella resa dei conti. Per questo ieri Goffredo Bettini ha provato ad agitare lo spauracchio delle elezioni anticipate inevitabili, e della lista Conte che si presenterebbe. Beccandosi subito la rispostaccia del dem Andrea Romano: «Bettini non considera che una Lista Conte toglierebbe voti proprio al Pd?».

 

3. CONTE NON MOLLA I SERVIZI

Ilario Lombardo per “La Stampa”

la nuova sede dei servizi segreti a roma piazza dante foto del sito degradoesquilino

 

 L' eccezionalità della sua carica - un premier pescato fuori dalla politica, senza partito, che governa sugli equilibri instabili di una coalizione - non è la sola argomentazione che userà Giuseppe Conte per motivare il suo rifiuto di liberarsi della delega ai servizi segreti.

 

Negli ultimi giorni si è fatto portare tutta la documentazione possibile, ha sentito esperti, ha chiesto consulto e letto con attenzione cosa dice la legge numero 124 del 3 agosto 2007 sulle competenze del presidente del Consiglio in materia di intelligence. «In via esclusiva» il capo del governo ha nelle sue mani l' alta direzione e la responsabilità della politica dell' informazione per la sicurezza; l' apposizione e la tutela del segreto di Stato; la nomina e la revoca del direttore e dei vicedirettori del Dis (Dipartimento per le informazioni della sicurezza), e delle altre agenzie.

giuseppe conte gennaro vecchione 1

 

Non solo: determina l' ammontare annuo delle risorse finanziarie, provvede al coordinamento dei servizi, impartisce le direttive. Insomma, un potere enorme a cui il premier non intende rinunciare anche perché, da avvocato e giurista, intravede i possibili contraccolpi giudiziari, contabili e politici derivanti, a suo avviso, dal non controllare direttamente un settore così delicato.

 

Purtroppo per Conte, però, nel menù delle condizioni che Matteo Renzi è intenzionato a ribadire con un altro documento, chi detiene la responsabilità sugli 007 resta una questione fondamentale, anche più del Mes, la linea di credito di 36 miliardi del fondo europeo salva-Stati dedicate alle spese sanitarie. Almeno così la pone e la porrà l' ex premier a partire da domani, quando riprenderanno le consultazioni di Conte con i partiti della maggioranza, per affrontare i nodi del piano sul Recovery fund e sulla cabina di regia.

gianni letta e berlusconi

 

Non regge, sostiene Renzi, che Conte dica, come ha fatto a Porta a Porta, che «l' autorità delegata in passato era dello stesso partito del presidente, un uomo di sua fiducia», argomentazione che di fatto pone il presidente del Consiglio nella posizione a lui favorevole di capo senza partito. Perché ci sono almeno due precedenti, secondo Renzi che fanno crollare questa tesi. Gianni Letta, al tempo del governo di Silvio Berlusconi.

 

luigi di maio con profumo e de gennaro alla leonardo di pomigliano

E Gianni De Gennaro, con Mario Monti. È vero, Letta è sempre stato considerato organico a Forza Italia, ma la sua peculiarità era l' assoluta fiducia che ispirava all' ex Cavaliere. «Conte si trovi un uomo di fiducia, pure un tecnico», esorta Renzi, facendo leva anche sul secondo precedente (De Gennaro) scelto da un premier (Monti) che di tecnico aveva l' intero governo e che, come fa Conte, esaltava la sua origine non politica. Per il leader di Italia Viva, sulla delega ai servizi il presidente del Consiglio è rimasto solo. Il Pd la chiede esplicitamente e anche il M5S mormora che in fondo sarebbe meglio darla in mano a qualcuno.

Conte Casalino

 

Detto questo, bisognerà vedere se Renzi è pronto a rompere su questo tema. Resta la scadenza fissata per l' Epifania. Per quel giorno, su per giù, l' ex rottamatore vuole una risposta e un cedimento del premier. Anche sul rimpasto. Perché negli ambienti di Italia Viva non si fa che parlare del ministero dei Trasporti e della Infrastrutture.

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