giuseppe conte mario draghi luigi di maio

“DI MAIO? CERCAVA UN PRETESTO PER ANDARSENE. UN MINISTRO DEGLI ESTERI CHE SI CONTA SU UNA SCISSIONE NEL GIORNO DELLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA NON E’ IL MASSIMO” – CONTE ESCLUDE (PER ORA) DI SFILARSI DAL GOVERNO – MA NELLE PROSSIME SETTIMANE? NEI PROSSIMI MESI? LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO, NEL RAPPORTO CON DRAGHI, SENTE DA IERI DI AVERE LE MANI PIÙ LIBERE E DI POTERSI SGANCIARE ALL'OCCORRENZA. CON UN UNICO VINCOLO, PER ADESSO: NON ROMPERE COL PD...

Tommaso Labate per corriere.it

 

conte di maio

«So benissimo che questa formula in politica non si può più usare ma, ragazzi miei, volete sapere la cosa che mi fa davvero “stare sereno”? Che a me, a noi, da oggi nessuno può dire nulla. Ci davano degli irresponsabili, degli anti-europeisti, dei nemici della Nato? Ecco qua, abbiamo votato la risoluzione sull’Ucraina, rimaniamo dentro il governo Draghi, non facciamo problemi di poltrone… Invece Luigi, lui sì che da oggi avrà tante cose da spiegare. Dovrà spiegare ai suoi ex elettori perché è uscito. E, se ne avrà voglia, spiegare le ragioni di questa scissione anche alla sua ex comunità del Movimento».

 

 

Alle otto di sera, Giuseppe Conte sfodera a beneficio dei parlamentari più fidati lo sguardo sornione che ha trasformato nel corso del tempo in una specie di marchio di fabbrica, unito a quel sorrisetto bonario che non sai mai quando ostenta sicurezze e quando maschera paure, quando mostra perfidie o cela tensioni. L’appartamento trasformato in ufficio di via di Fontanella Borghese, nel giorno della scissione di Luigi Di Maio, tutto sembra meno che la sede di un gabinetto di guerra.

 

 

di maio conte

Già dall’ora di pranzo, quando gli avevano consegnato la stampa del lancio d’agenzia con le prime indiscrezioni sull’addio del ministro degli Esteri, l’ex premier aveva stemperato con un mezzo sorrisetto l’atmosfera di tensione che cominciava a montare tra i componenti del Consiglio nazionale. «Ma che succede, ragazzi? Che c’è, davvero non ve l’aspettavate questa mossa di Luigi? Io l’avevo capito dalla settimana scorsa che cercava un pretesto per andarsene. Certo, un ministro degli Esteri che si conta su una scissione nel giorno della risoluzione sull’Ucraina non mi sembra il massimo…».

 

 

LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE

Da quel momento in poi, e fino all’accordo finale sul testo della risoluzione poi votata al Senato, Conte ha avuto un solo cruccio: quello, riassume un ex componente dei suoi governi, di lasciare «Di Maio e i dimaiani col cerino in mano, a celebrare un divorzio che sarà difficile da motivare, quantomeno con le lenti della politica». La tattica messa in piedi dall’ex presidente del Consiglio, anche se tra i suoi c’è difficoltà ad ammetterlo, è stata quella di accettare qualsiasi testo e confermare nei fatti l’adesione al governo Draghi persino su un terreno, come quello delle armi, «su cui non ci hanno dato alcuna apertura». E quando qualche malalingua da Palazzo Madama gli segnala — non si sa quanto a ragione e quanto a torto — che proprio dalla Farnesina stanno provando a esacerbare i toni della risoluzione, il capo politico insiste: «Oggi votiamo col governo quello che c’è da votare».

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (2)

 

 

Già, oggi. Ma domani? Nelle prossime settimane? Nei prossimi mesi? L’indicazione di Conte nel breve periodo è quella di rimanere ancorati al governo Draghi, di non porre questioni di caselle ministeriali o di posti di sottogoverno, di non dare sponde mediatiche a Di Maio, «lasciando sempre a lui il dovere di spiegare perché ha fatto quello che ha fatto».

 

Certo, nella pattuglia dei sopravvissuti del Movimento, più che disperarsi perché «abbiamo perso la Farnesina», si celebra il fatto che «ci siamo liberati del peso di avere uno dei nostri alla Farnesina». Traduzione: l’ex presidente del Consiglio, nel rapporto col governo del suo successore Draghi, sente da ieri di avere le mani più libere, di potersi sganciare all’occorrenza, di poter più agevolmente giocare a quel tira e molla che nell’ultimo anno e mezzo ha scandito tempi e modi della comunicazione di Matteo Salvini, che in queste ore (non a caso) punzecchia Di Maio e non lui.

 

draghi conte

Con un unico vincolo, per adesso: non rompere col Pd, non superare i confini del campo largo costruito a fatica insieme a Enrico Letta e alla sinistra. Alle sollecitazioni arrivate per tutto il giorno dal largo del Nazareno, anche col segretario del Pd, Conte ha risposto ostentando sobrietà: «Tranquilli, non romperemo la maggioranza». D’altronde, parole sue, «non sono io, oggi, quello che deve spiegare le ragioni di un gesto irresponsabile…».

CONTE DI MAIO

 

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…