giuseppe conte mario draghi

CONTE, ORA CHE FAI? – LA MOSSA DI DRAGHI SULLA FIDUCIA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA HA SBATTUTO L’AVVOCATO DI PADRE PIO CONTRO UN MURO: I PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE PRONTI A NON VOTARE LA FIDUCIA SAREBBERO NON PIÙ DI 30 – L’USCITA DELLA DADONE SULLE DIMISSIONI ERA CONCORDATA CON IL LEADER ETERNAMENTE IN PECTORE DEL MOVIMENTO? LA MINISTRA POCHE ORE PRIMA AVEVA VOTATO SÌ ALLA RICHIESTA DI FIDUCIA, APPROVATA ALL’UNANIMITÀ DAL CDM INSIEME AI COLLEGHI DEL M5S: "NESSUNO DI LORO HA FIATATO..."

DRAGHI SBATTE CONTE AL MURO: CHIEDENDO LA FIDUCIA L'HA SCHIACCIATO IN UN CUL DE SAC. SE LA POCHETTE DICE NO ALLA RIFORMA CARTABIA, IL M5S DOVRÀ USCIRE DAL GOVERNO, ANDARE ALL'OPPOSIZIONE E ASSISTERE ALLA SCISSIONE DEI ''GOVERNISTI'', ALMENO IL 40% DEI PARLAMENTARI CAPEGGIATI DA DI MAIO CHE NON VOGLIONO ABBANDONARE LA MAGGIORANZA 

mario draghi giuseppe conte

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/draghi-sbatte-conte-nbsp-muro-nbsp-chiedendo-fiducia-277511.htm

 

1 - CONTE NON VUOLE ROMPERE MA SENZA MODIFICHE AL TESTO IL VOTO DI FIDUCIA È UN REBUS

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

fabiana dadone coi piedi sulla scrivania

 

«Nessuno ha fiatato...». Davanti a Mario Draghi e alla sua determinazione ad approvare in fretta la riforma della giustizia, il via libera dei ministri alla richiesta del premier di autorizzare il voto di fiducia era stato unanime e immediato. «Nessuno ha fiatato», racconta chi giovedì vi ha preso parte.

 

Sì convinto da Di Maio, Patuanelli, D'Incà e anche da Fabiana Dadone, che ieri in tv ha rischiato di terremotare il governo e tranciare di netto il filo dei rapporti tra Draghi e Giuseppe Conte.

 

Per qualche ora la nave dell'esecutivo di unità nazionale ha ballato e l'alleanza con il Pd è stata messa a durissima prova, finché la ministra ha cambiato rotta: «Le mie parole sono state pompate».

 

mario draghi marta cartabia

Quando anche Conte le ha chiesto di rettificare pubblicamente, Dadone ha affidato ai social una nota alla camomilla per placare gli animi e confermare la fiducia al governo.

 

D'altronde le cronache raccontano che c'era anche Fabiana Dadone a Palazzo Chigi quando, l'8 luglio scorso, Draghi parlò al telefono con Beppe Grillo e ottenne il sì al testo Cartabia, che fu poi approvato dal quartetto di ministri pentastellati.

 

GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO A MARINA DI BIBBONA

A Palazzo Chigi il caso Dadone è stato derubricato a semplice «fraintendimento» e la mediazione di Draghi con Conte, per arrivare al «consenso necessario sul provvedimento» che molto sta a cuore al premier, continua.

 

Ma con fatica, perché Draghi non intende cedere. Il capo de governo fortissimamente vuole che la riforma del processo penale sia approvata entro la prossima settimana e che gli aggiustamenti invocati dal M5S non stravolgano l'impianto. Giovedì è stato lo stesso Draghi a spiegare a Conte al telefono quanto alto sia il rischio di minare il (fragile) accordo raggiunto con tutti i partiti.

 

fabiana dadone

L'uscita di Dadone ha svelato gli umori in casa 5 Stelle, anche dopo la conferenza stampa in cui il premier ha aperto ad «aggiustamenti tecnici».

 

Una trentina di deputati del Movimento sarebbero pronti allo strappo sulla riforma Cartabia e c'è chi dice che i malpancisti siano «molti, molti di più».

 

Il sì dei ministri all'ipotesi fiducia ha spiazzato e irritato tanti parlamentari, che rivedono il film di due settimane fa, quando la squadra di governo sconfessò la riforma con cui l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede aveva stoppato la prescrizione.

 

E adesso? Toccherà a Conte, che ieri ha passato la giornata a Montecitorio, provare a riportare la calma nei gruppi parlamentari, divisi tra gli irrequieti che premono per rompere e i governisti che guardano a Luigi Di Maio. L'avvocato e quasi presidente del M5S assicura di non aver cambiato idea, tra i suoi piani non c'è quello di portare i gruppi fuori dalla maggioranza e di aprire la crisi di governo.

giuseppe conte dopo l incontro con mario draghi 1

 

Ma il voto di fiducia per il Movimento è una strettoia vera e il leader, prima che il 30 luglio il testo arrivi in aula alla Camera, si aspetta «un segnale» da Palazzo Chigi. Guai a parlare di bandierine da sventolare, ma Conte punta a ottenere, dalla triangolazione con Draghi e Cartabia, modifiche concrete al testo presentato dalla Guardasigilli. Un senatore contiano la spiega così: «Se il governo pone la questione di fiducia sulla riforma così com' è uscita dal Consiglio dei ministri, noi non possiamo votarla.

marta cartabia mario draghi.

 

Sia il premier che la ministra della Giustizia hanno ammesso che non funziona, perché c'è un problema sull'improcedibilità». Giorni fa nel «cordiale» faccia a faccia con il presidente Draghi, il predecessore aveva confermato l'impegno a sostenere le riforme, ma ora Conte si aspetta che l'ex capo della Bce trovi il modo di sciogliere il nodo politico e di merito.

 

fabiana dadone 8

«Questa legge non può far svanire nel nulla centinaia, migliaia di processi», è lo slogan del giurista pugliese. La preoccupazione dei magistrati, dal Csm all'Anm, è anche quella di Conte, che nelle riunioni riservate rilancia l'allarme sul «rischio impunità» e chiede che gli «aggiustamenti tecnici» promessi da Draghi non siano semplici ritocchi d'immagine: i tempi della prescrizione devono essere allungati e l'entrata in vigore deve essere spostata in avanti. Richieste di gran lunga più pesanti di quelle che Draghi è disposto a concedere.

 

2 - GIUSTIZIA, TENSIONI M5S: CONTE NON SA CHE FARE E ORA C'È IL RISCHIO RITARDI

Domenico Di Sanzo per “il Giornale”

 

marta cartabia

La miccia di giornata la accende Fabiana Dadone, ministra grillina delle Politiche giovanili, considerata vicina a Giuseppe Conte. Dadone, che in Consiglio dei ministri aveva dato il via libera al maxi-emendamento Cartabia sulla giustizia, fa balenare il cigno nero in mattinata, ospite della trasmissione di Rai3 Agorà Estate.

 

Senza «miglioramenti» al testo del governo, l'ipotesi di dimissioni dei quattro ministri M5s dall'esecutivo di Mario Draghi «è una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte», dice a sorpresa. Quanto basta per mandare in tilt il Pd e il Movimento. Parte una girandola di telefonate tra alti dirigenti dem e stellati. Lo stesso Conte è in tilt. Ma sono soprattutto le proteste dei parlamentari governisti a convincere la ministra a fare marcia indietro. Nel pomeriggio, a frittata fatta, arriva la precisazione.

meme su giuseppe conte e beppe grillo

 

«Draghi e Conte sono due persone di alto profilo e sono certa troveranno punti di incontro», spiega Dadone per spegnere l'incendio. In Parlamento la vasta fazione governista, insorge. «Qua se andiamo all'opposizione rischiamo di scomparire, forse questo Conte non l'ha capito», si sfoga un parlamentare del Nord con Il Giornale.

 

C'è chi dice che il M5s così «farà la fine di L'Alternativa c'è», il gruppetto degli scissionisti anti-Draghi. Fonti vicine a Grillo dipingono un Garante favorevole alla riforma della Guardasigilli Marta Cartabia. Nel frattempo, in vista della fiducia, parte il pallottoliere.

 

GIUSEPPE CONTE BY OSHO

Sarebbero non più di 30 gli eletti del Movimento pronti a dire di no, anche se una contrarietà del leader Conte avrebbe l'effetto di spaccare a metà i gruppi. L'avvocato di Volturara Appula è in estrema difficoltà. Fonti parlamentari nel tardo pomeriggio dicono: «Conte non si è mai visto così, si è infilato in un cul de sac».

 

Il giurista infatti è stretto tra l'opzione dello strappo, che però lo consegnerebbe alla storia come il distruttore del M5s, e la strada dell'accordo. La seconda ipotesi gli farebbe perdere l'appoggio della corrente più giustizialista del grillismo. Si racconta che negli ultimi colloqui Conte abbia espresso preoccupazione per l'eventualità di essere attaccato da quel Fatto Quotidiano che ha contribuito a lanciarlo.

 

mario draghi marta cartabia 1

«Mediazione? Ci stiamo lavorando», si lascia però sfuggire in serata. Dal canto suo, la ministra Marta Cartabia rassicura «io non smetto di ascoltare», ma mette anche l'accento sulle lungaggini della giustizia. «L'Italia è stata vergognosamente condannata 1202 volte per la violazione della ragionevole durata del processo», dice intervenendo al 34esimo Congresso nazionale Forense.

 

Mentre i deputati di Forza Italia in Commissione Giustizia chiedono un allargamento del perimetro di esame della riforma, in particolare ai reati contro la Pubblica Amministrazione: se ne discuterà lunedì. Secondo alcuni parlamentari di maggioranza, una possibile riapertura del perimetro rischia di «affossare la riforma per mesi». Non solo, il timore, soprattutto del Pd, è che il M5s utilizzi la richiesta di Fi come assist per «fermare la riforma».

 

marta cartabia mario draghi

Sempre dal centrodestra la Lega fa filtrare «profonda irritazione» per le bizze stellate sulla giustizia. La tensione è alta anche nel Pd. Gli anti-lettiani stanno sfruttando il caos nel M5s per mettere in discussione la leadership di Conte e l'organicità dell'alleanza con i grillini, quindi la linea del segretario. «I ministri grillini si muovono seguendo Di Maio, mentre i gruppi parlamentari non hanno voglia di fare le barricate», sintetizza un dirigente dem.

 

conte grillo ristorante marina di bibbona

Parlando con Formiche.net la senatrice Pd Valeria Fedeli osserva: «Sono allibita, le parole della Dadone non sono consone al comportamento di una forza di governo». Con la stessa testata online l'europarlamentare del Pd Pina Picierno definisce l'ipotesi ventilata dalla ministra M5s come «un atto di infantilismo politico».

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