giuseppe conte bandiera bianca

“FARÒ IN MODO CHE LA CRISI SIA LA PIÙ TRASPARENTE DELLA VITA REPUBBLICANA” - CONTE VA ALLO SCONTRO CON SALVINI: “NON SPETTA AL MINISTRO DELL'INTERNO DECIDERE I TEMPI O CONVOCARE LE CAMERE. NON ACCETTERÒ PIÙ CHE SI ALIMENTI LA NARRATIVA DEL GOVERNO DEI NO, PERCHÉ QUESTO ESECUTIVO HA PARLATO POCO E LAVORATO MOLTO. NON ERA IN SPIAGGIA…” - LA CONVINZIONE CHE I CONSENSI AL CARROCCIO SI SGONFIERANNO: “LA LEGA SI SOPRAVVALUTA…” - VIDEO

 

Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

 

DI MAIO SALVINI CONTE

È ormai sera, quando Giuseppe Conte capisce che tutto è perduto. Che quello di Matteo Salvini non era un bluff da scoprire a un tavolo da poker. Che la richiesta di dimissioni da parte del leader della Lega era reale e definitiva. Che il Movimento 5 stelle è immerso nella nebbia dell' indecisione e dell' impotenza: non ha saputo vedere quel che stava arrivando, non ha idea di come gestirlo adesso.

 

Soprattutto, non sa che ruolo affidare all' avvocato prestato alla politica nella campagna elettorale che verrà. E se affidargliene uno. Per ironia della sorte, o per rendere ancora più cocente lo smacco, è il suo compleanno. Il più amaro, cominciato con un telefonino che trilla portando gli auguri di sempre, ma soprattutto le domande di chi vuole capire: che succede adesso?

salvini conte

 

Il secondo incontro in due giorni con il vicepremier leghista, ieri pomeriggio, è stato duro e inaspettato. Al Senato, durante l' informativa sul caso dei presunti fondi russi alla Lega, Conte lo aveva detto, davanti ai banchi semivuoti dei 5 stelle cui Luigi Di Maio aveva ordinato di uscire dall' aula: «Da questo consesso ho ricevuto la fiducia e a questo consesso tornerò se ci fosse una cessazione anticipata del mio incarico».

 

Era il 24 luglio e il ministro dell' Interno era andato su tutte le furie. Temendo trappole, inciampi, tentativi di cercare maggioranze alternative, nel caso in cui avesse deciso - come ha fatto - di staccare la spina. A quella frase, il premier ha chiarito subito di voler tener fede. Ma ha detto di più: il ministro dell'Interno non ha voluto presentarsi in aula per riferire sul caso Savoini, mancando di rispetto al Parlamento, dovrà farlo però se vuole far cadere il governo. Se intende sfiduciarlo, deve dirlo al presidente del Consiglio ancora in carica guardandolo in volto e passandogli davanti mentre vota no alla fiducia.

conte salvini

 

Conte non accetterà altre vie: non sarà lui a mollare, perché non crede di essere lui ad aver fallito. E non perché intende aggrapparsi al suo ruolo, dice, ma per senso di responsabilità nei confronti del Paese. Non è un caso, che invece di chiudersi insieme a Luigi Di Maio e ai suoi e al terzo piano di Palazzo Chigi, quando tutto si fa chiaro, sceglie di non rimandare l' appuntamento con la figlia novantacinquenne di Alcide De Gasperi: un padre dell' Italia, garante della stabilità, dell' apertura europea, simbolo della rinascita dopo l' abisso del fascismo.

 

Con il leader della Lega, il premier è stato diretto. Se pensa di incassare il 40 per cento che gli intestano i sondaggi, sta sbagliando i conti. Perché quel 40 per cento appartiene al Salvini ministro dell' Interno di un governo stabile, non all' incendiario pronto ad andar al voto, magari insieme a Giorgia Meloni all' insegna del sovranismo.

conte salvini

 

Conte è convinto che in questo caso, quei consensi si sgonfieranno. E quando scende in conferenza stampa, in piena notte, con la cravatta azzurra a pois bianchi ben stretta e l' immancabile fazzoletto nel taschino, le sue parole sono di sfida: «Farò in modo che la crisi sia la più trasparente della vita repubblicana. Non spetta al ministro dell' Interno deciderne i tempi o convocare le Camere».

conte salvini

Perché, «come ho già chiarito nel corso della mia informativa sulle inchieste russe, personalmente non considero il confronto tra governo e Parlamento un molesto orpello del nostro sistema democratico». Il premier difende i suoi ministri: «Non accetterò più che si alimenti la narrativa del governo dei no, perché questo esecutivo ha parlato poco e lavorato molto. Non era in spiaggia - il riferimento al ministro dell' Interno è sferzante - ma ogni giorno, nelle sedi istituzionali, a lavorare. È Salvini a dover spiegare al Paese i motivi della rottura».

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