“IO STO CON IL PD? UNA SCIOCCHEZZA. SONO STATO DESIGNATO DAL MOVIMENTO” – CONTE DA LONDRA PROVA A TRANQUILLIZZARE DI MAIO E A FARLO SENTIRE IMPORTANTE: “SOTTOSCRIVO LUIGI. SENZA IL M5S NON SI FA NULLA” - POI APRE A UN RINVIO DELLA RIFORMA DEL MES. MA IL PRESIDENTE DELL’EUROGRUPPO CENTENO LO SMENTISCE SUBITO: “ABBIAMO GIÀ PRESO UNA DECISIONE A GIUGNO. NON VEDIAMO LA NECESSITÀ DI UN RINVIO, SI FIRMA IL PROSSIMO ANNO”
- MES, CENTENO: ACCORDO POLITICO FATTO, FIRMA INIZIO PROSSIMO ANNO
(AWE/LaPresse) - La prospettiva dell'Eurogruppo è quella di siglare il trattato sul Mes "molto presto il prossimo anno" e "non in questo consiglio". Lo ha dichiarato al suo arrivo il presidente Mario Centeno, ricordando ai cronisti che "sul trattato del Mes abbiamo lavorato molto durante quest'anno, abbiamo preso una decisione a giugno e del lavoro tecnico è stato fatto da allora". A chi gli chiedeva di un possibile rinvio, il politico portoghese ha risposto: "Non vediamo la necessità che questo accada, stiamo affrontando questioni tecniche ora, l'accordo politico è stato raggiunto".
- CONTE CERCA LA TREGUA CON I 5S "IL RINVIO È POSSIBILE E NON È VERO CHE STO COL PD"
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio
La prima preoccupazione di Giuseppe Conte: non polemizzare con Luigi Di Maio, nonostante la tempesta. «Avete scritto che non era al Senato ad ascoltarmi, ma Luigi poverino è stato tre ore e mezzo alla Camera... E allora gli altri che non sono venuti per niente, non fate articoli su di loro?». Seconda preoccupazione del premier: non mostrarsi premier del Pd. «È una sciocchezza.
Semmai, lavoro da tempo con il Movimento ». Terza preoccupazione: lasciare intendere che l' Italia potrebbe dare un sì condizionato al Mes, magari - è un' ipotesi, non lo dice esplicitamente - con una firma con riserva, subordinata alla futura riforma dell' Unione bancaria. «Non abbiamo ancora firmato e non escludo affatto il rinvio. Ci sono tante variabili procedurali per affermare la logica di pacchetto».
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Conte parla all' ambasciata italiana a Londra, dove è in missione per il vertice Nato. Ma è di maggioranza che si discute, nel giorno in cui Di Maio lo attacca sostenendo che il Movimento è l' ago della bilancia. Sembra un avvertimento. «Sottoscrivo Luigi - seda la polemica l' avvocato - lo sono, lo è come leader del partito di maggioranza relativa. Saranno determinanti, sul Mes come su altre misure. Senza i 5S non si fa nulla. Senza nessuna delle altre forze che sostengono il governo si fa nulla».
Il grande buco nero si chiama appunto Mes: lì può precipitare la maggioranza. A meno che non arrivi un miracoloso rinvio. Ancora possibile? «Non lo escludo affatto. Il progetto presenta tante criticità. Non firmeremo una cambiale in bianco su un tassello senza avere il quadro intero del mosaico. Ed è folle immaginare che per un malinteso spirito europeista possa prestarmi a un progetto di riforma di cui non intravediamo bene i contorni e i contenuti ».
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Ma il fondo salva Stati non è già chiuso? «Finché non si appone una firma ci sono sempre margini, e il negoziato non è chiuso». Logica di pacchetto, per Conte, significa innanzitutto migliorare l' Unione bancaria.
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«Se tu mi porti una riforma con criticità insuperabili sull' Unione bancaria, io non ti do il consenso su un' altra riforma. Non è un ricatto, perché io invece potrei decidere che se ottengo qualcosa su quel fronte, che giudico di primaria importanza, supero le criticità sull' altro fronte».
La vera novità del ragionamento di Conte, però, sta tutta nella soluzione tecnica che ha in mente per ottenere il via libera dei Cinquestelle sul Mes: «Ci sono tanti modi dal punto di vista procedurale per affermare la logica di pacchetto, su questo sono stato chiaro anche coi colleghi europei. Non fatemi fare il professore ».
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E però i Cinquestelle continuano a minacciare che non voteranno per il fondo. «Scusate, il punto è un altro: Salvini è stato sbugiardato. Ma voi amate la polemica con Di Maio.. ». Però è Di Battista, ad esempio, a ipotizzare un veto. «Rispetto l' opinione di Di Battista. Il veto spetta al Parlamento, che non è che lo deve chiedere al premier». Sarà. Comunque Conte appare sempre più come un capo del governo vicino al Pd. Addirittura il premier del Pd.
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«È una stupidaggine. Sono stato designato dal Movimento. Con il Pd è la prima volta che lavoro. Non potete comparare, con i 5S lavoro da tempo». Proprio i dem, comunque, le chiedono di intervenire per frenare la riforma della prescrizione che entrerà in vigore il primo gennaio. Conte sta con i grillini però, anche se Zingaretti promette una proposta di legge in caso di mancato accordo nella maggioranza: «Troveremo una soluzione. La soluzione con il primo grado è sostenibile, ma va corredata con delle misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo. Abbiamo almeno due anni per approvarle: è il tempo necessario perché la riforma abbia effetto sui primi processi». E anche su Ilva promette una soluzione a breve: «Entro fine anno confido di portare il decreto per il cantiere Taranto».