COPPI HA GIA' STUFATO IL PATONZA: NO ALLA RINUNCIA ALLA PRESCRIZIONE

Liana Milella per "la Repubblica"

Ovviamente, trattandosi di Berlusconi, non è mai stata una scelta solo processuale quella sul processo Mediaset che incombe. Lo sanno bene gli avvocati - soprattutto il "novizio" Coppi rispetto allo "stagionato" Ghedini - da giorni in attesa che il Cavaliere decida se chiedere oppure non chiedere il rinvio dell'udienza di martedì 30 luglio fissata in Cassazione a sorpresa per il processo Mediaset.

Ma a complicare in modo quasi inestricabile la partita è arrivato il caso Alfano che sta caricando di ulteriore peso politico un processo che, come dicono i suoi uomini, «il Cavaliere odia perché colpisce le sue aziende e dal quale vorrebbe liberarsi al più presto». Per questo recalcitra sulla proposta Coppi di rinunciare alla prescrizione perché, ha spiegato, «tanto mi condannano lo stesso, io faccio un sacrifico inutile e mostro un segno di cedimento rispetto a quelli là, e non incasso niente».

Col caso Alfano addosso tutto è diventato più difficile perché, come spiega uno degli uomini più vicini all'ex premier, «se il ministro dell'Interno cade, rischia di trascinarsi dietro il governo», e Berlusconi perde la sua ancora di salvezza, cioè il processo, che in queste ore gli serve anche per mandare messaggi al Quirinale cui sollecita continui interventi anti-giudici e a favore della stabilità di governo.

Ormai, peraltro, è proprio questione di ore. Franco Coppi ha posto un time limit, il fine settimana. Sostenitore convinto della rinuncia alla prescrizione, che tanto ormai sta per scadere secondo i calcoli della Suprema corte, il noto avvocato cerca di ottenere dai supremi giudici un rinvio che vada oltre la sezione feriale, ritenuta quanto mai ostile nelle stanze del Cavaliere, e apra la strada a una discussione più lunga e articolata per ribaltare la doppia sentenza identica di primo e secondo grado, 4 anni di pena per frode fiscale e 5 di interdizione dai pubblici uffici.

Se non ci sono rischi di "morte" processuale, i giudici possono anche rinviare in appello e lì tutti i giochi si riaprono. Niccolò Ghedini, a quanto è dato sapere, sarebbe più propenso a chiudere lo scontro subito, persuaso che tanto i giudici sono contro Berlusconi e quindi non gli potranno regalare alcuna assoluzione. Ghedini, dopo tanti anni di vita politica gomito a gomito con Berlusconi ormai ragiona come lui e parla di una «pagina già scritta».

Eppure, erano i ragionamenti anche di ieri sera durante l'ennesimo vertice a palazzo
Grazioli su Alfano, un Berlusconi "nudo", senza governo alle spalle, privato della sua capacità di trattativa, sarebbe un bersaglio molto più facile per gli stessi magistrati che potrebbero condannarlo temendo di meno la sua forte reazione di fronte alla prima condanna definitiva che porta con sé anche l'interdizione.

Tant'è che il Cavaliere avrebbe ragionato su una strategia che non solo vede Alfano "sopravvissuto" allo scandalo kazako, ma osserva anche un se stesso che martedì 30, davanti alle toghe, incassa una vittoria secca oppure una parziale. Cioè quel rinvio in appello che farebbe rileggere i due giudizi di condanna di primo e secondo grado come influenzati dalla voglia politica dei giudici di colpirlo comunque. Sul piatto però resta il beau geste della rinuncia alla prescrizione e la richiesta di rinvio per far saltare anche l'udienza del 30, passando un'estate tranquilla.

 

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