NAZIONI DIS-UNITE – MICA SOLO IN EUROPA SI LITIGA: ANCHE NELLE RIUNIONI DEL G20 E DEL G7 SI STENTA A PRENDERE DECISIONI CHIARE CONTRO IL VIRUS. L’ALLARME DELL’OMS: “QUESTO MORBO PUÒ FARCI A PEZZI” – GLI AMERICANI VOGLIONO CHE SIA RICONOSCIUTO CHE IL COVID-19 SI SIA “ORIGINATO NELLA PROVINCIA DI HUBEI”. MA GLI ALTRI NON VOGLIONO (COME SE NON FOSSE VERO CHE È ARRIVATO DA LÌ – LA CHIAMATA TRUMP-XI
CORONAVIRUS: TRUMP A XI, LAVORIAMO INSIEME
(ANSA) - "Ho appena concluso un'ottima conversazione con il presidente Xi della Cina. Discusso in dettaglio il CoronaVirus che sta devastando gran parte del nostro Pianeta". Lo scrive su Twitter il presidente americano Donald Trump, secondo cui "la Cina ha molta esperienza e ha sviluppato una forte conoscenza del virus. Stiamo lavorando a stretto contatto insieme. Molto rispetto!".
CORONAVIRUS: XI A TRUMP,AZIONI PER MIGLIORARE RAPPORTI
(ANSA) - La Cina e gli Usa dovrebbero "unirsi nella lotta" contro la pandemia letale del coronavirus che sta avanzando a livello globale. Il presidente Xi Jinping, nella telefonata avuta con il collega americano Donald Trump, ha espresso l'auspicio che Washington prenda "azioni reali" per migliorare i rapporti bilaterali, in base a quanto riferito dalla tv statale Cctv. Le relazioni tra i due Paesi, ha aggiunto Xi, "sono arrivate a una congiuntura importante".
G20 ALTA TENSIONE FRA TRUMP E PECHINO L'OMS: «QUESTO MORBO PUÒ FARCI A PEZZI»
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
Cinquemila miliardi di dollari per far fronte alla crisi del coronavirus. I rappresentanti del G20 collegati tra loro via Internet promettono di iniettare nelle rispettive economie «tutto quanto sarà necessario» per far ripartire la locomotiva inceppata dalla pandemia. «Un virus che minaccia di farci a pezzi, se lo lasciamo fare», l'allarme lanciato dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, rivolgendosi ai capi di Stato al vertice straordinario dei leader del G20 incentrato su Covid-19.
«Questa è una crisi globale che richiede una risposta globale», ha sottolineato, incitando gli Stati a combattere senza scuse, senza rimpianti, ringraziando i paesi che hanno già preso provvedimenti e chiedendo urgentemente di fare di più. In secondo luogo, l'incoraggiamento è a unirsi, perché nessun paese può combattere da solo».
Il documento comune che ha concluso la videochiamata non specifica da dove arriveranno i fondi, ma è lecito pensare che la cifra comprenda il piano da 2.000 miliardi in via di approvazione negli Usa, e le tante misure di sostegno promesse dalle banche centrali di tutto il mondo.
TELEMATICA
La conferenza telematica promossa dal presidente di turno: il principe saudita bin Salman, non ha offerto proposte conclusive su come venire fuori dalla paralisi della catena produttiva che dall'inizio di gennaio segue la diffusione del contagio, ma ha perlomeno registrato un consenso generico tra i partecipanti sulla necessità di collaborare per risolvere problemi che attanagliano gli abitanti di oltre 140 paesi nel mondo.
Meglio di quanto era andata ventiquattro ore prima con il G7, concluso senza una risoluzione congiunta per via dell'ostruzionismo statunitense. Il segretario di Stato Mike Pompeo aveva chiesto che gli altri capi di stato concordassero nel dichiarare il Covid -19 un virus «originato nella provincia di Hubei», per stigmatizzare la matrice cinese della crisi mondiale. Gli altri partecipanti hanno rifiutato di accettare la richiesta, e il risultato è stata la presentazione di documenti separati da parte delle delegazioni.
mike pompeo con lo sceicco mohammed bin abdulrahman al thani
Un accordo di minima è stato invece raggiunto ieri. «Per combattere contro la pandemia occorre una risposta trasparente, robusta, coordinata e di larga scala, basata sull'evidenza scientifica e ispirata alla solidarietà internazionale» hanno scritto gli sherpa delle squadre diplomatiche. L'impegno è affiancato dalla promessa di far circolare rapidamente e senza censure i dati epidemiologici e di ricerca medica, e di agevolare il libero scambio di prodotti agricoli e non, essenziali al mantenimento degli standard di vita delle comunità che cercano di proteggersi dalla contaminazione tramite l'isolamento.
GUERRA A DISTANZA
poliziotto wuhanwuhan deserta 1
La Cina aveva chiesto una rimozione sostanziale dei dazi che gravano sui suoi prodotti esportati verso gli Usa, ma il testo del comunicato non ne fa cenno. La guerra a distanza tra Washington e Pechino continua a dominare la scena globale, anche in questi tempi di comune disgrazia. Donald Trump nelle conferenze quotidiane di aggiornamento sullo stato dell'epidemia negli Usa, ha preso a parlare di un «virus cinese», nonostante le proteste vibrate dei giornalisti in sala. L'etichetta suona come una denuncia a carico dell'intera comunità cinese negli Usa, sempre più bersaglio di atti di violenza gratuita da parte di chi prende alla lettera le parole del presidente. Lo stesso Trump ha dovuto invitare le teste calde alla calma; ma nei consessi internazionali le delegazioni di Washington continuano a premere perché la condanna sia implicita.
Mercoledì in una sessione del Consiglio di sicurezza dell'Onu la delegazione Usa ha insistito senza successo per dichiarare il coronavirus una «epidemia scoppiata a Wuhan, nella provincia cinese di Hubei, nel novembre del 2019». Gli Stati Uniti accusano la Cina di aver atteso fino alla fine di dicembre per allertare l'Organizzazione mondiale della sanità per quanto stava accadendo, e di aver ritardato di altri tre giorni la notifica al governo di Washington. Il Who ha già lodato il paese asiatico per l'efficacia delle misure di controllo adottate, e le pressioni degli Usa stanno ostacolando anche al palazzo di vetro lo svolgimento pacifico del dibattito.
mike pompeocontrolli a wuhan 1wuhan disinfestazionewuhan desertala famiglia rimasta nascosta al mercato di wuhan per due MESIxi jinping a wuhan 5un dottore visita una paziente a wuhancontrolli sanitari al mercato di wuhandonald trump xi jinping mar a lago