UN PAESE IN BOLLETTA - CORRETTA LA NORMA (SADICA) CHE OBBLIGAVA I PENSIONATI AD APRIRE UN CONTO IN BANCA: FINO A 980 VERRANNO VERSATI CASH - L’ASTA PER LE FREQUENZE TELEVISIVE NON SI FARÀ A CAUSA DI UN VETO MOLTO NETTO DEL BANANA ACCETTATO DA MONTI (PERCHÈ NON FAR PAGARE TUTTI CON UNA TASSA SULL'OCCUPAZIONE DELLE FREQUENZE?) - TE LO DO IO IL CONDONO “TOMBALE”. L’IDEA È DI SCUCIRE UN 3,5% SE SI TRATTÒ DI CAPITALI, UN 5 IN CASO DI IMMOBILI - FAR PAGARE L’ICI ALLA CHIESA, NO?...

1- LO STOP DI BERLUSCONI: NO ALL'ASTA SULLE FREQUENZE - E SPUNTA L'IDEA DI FAR SALIRE AL 3,5 PER CENTO LA TASSA SUI CAPITALI...
Ugo Magri per "La Stampa"

Su Montecitorio cala la notte, ma la soluzione ancora non si trova. Sulle pensioni e sull'Imu (un tempo lo chiamavamo Ici) il governo sta cercando di venire incontro ai partiti, ieri è stato tutto un susseguirsi di colloqui tra «tecnici» e politici, impossibile tenere il conto. Molto raramente di domenica il Palazzo è stato così ben frequentato.

Già di pomeriggio Monti è tornato a Roma da Milano prendendo il Frecciarossa, come di sua abitudine, anziché l'aereo (tanto meno quello di Stato); e pure il Professore ha tenuto riunioni con Giarda, con Grilli, con la Fornero prima di infilarsi nell'incontro coi leader sindacali.

I capigruppo della maggioranza si sono messi pazientemente a disposizione bivaccando per ore alla Camera, in attesa di un testo che mettesse nero su bianco le correzioni del governo alla manovra. Il giornale va in stampa quando ancora queste correzioni non sono arrivate.

Due le certezze. Anzitutto, sale il tetto di 500 euro per i pagamenti in contanti da parte della Pubblica Amministrazione: fino a 980 verranno versati cash, annuncia il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento D'Andrea. Verrà dunque corretta la norma (un po' sadica) che obbligava i pensionati ad aprire un conto in banca per incassare quei quattro soldi di fine mese.

Tutti i partiti sono d'accordo, possiamo darlo per fatto. L'altra certezza riguarda l'asta per le frequenze televisive: non si farà a causa di un veto molto netto del Cavaliere. La questione si è riproposta ieri, poiché servono soldi per mitigare la stretta sulla casa e sulle pensioni. Dove prenderli? Pd e Terzo Polo (figurarsi i dipietristi) da giorni chiedono di trasformare in «beauty contest» sulle frequenze in una vera gara redditizia per le casse dello Stato.

Sostengono che se ne potrebbero ricavare chi dice 2 chi 4 miliardi. Li sborserebbero le aziende televisive, e qui si capisce come mai Silvio non veda la faccenda di buon occhio. I suoi rappresentanti l'hanno fatto presente in tutte le salse, nessuno ha insistito più perché se il Pdl è ostile il governo non va da nessuna parte. Di Pietro accusa: «Monti ha garantito a Berlusconi che non avrebbe messo all'asta le frequenze tivù».

Incalza Tonino: «Al Cavaliere è convenuto andare via», da quando ha lasciato «le sue aziende hanno ripreso il 15 per cento, e adesso lascerà che la medicina amara venga somministrata da qualcun altro...» (in verità, notizie che filtrano da Arcore raccontano di un Silvio alle prese con ristrettezze gli impedirebbero di mettere le mani sul costoso attaccante argentino Tevez).

Senza più asta per le frequenze, diventa una bella impresa raccattare denari. E qui entra in gioco la tassa sugli «scudati». Difatti i tentativi di ripristinare l'indicizzazione delle pensioni, per garantirla fino a 1400 euro, e tutti gli sforzi dei partiti di maggioranza per far pagare meno Imu a chi ha tanti figli, dipendono ormai quasi esclusivamente dalla riscrittura del decreto, là dove fa pagare l'1,5 per cento a quanti riportarono i capitali in Italia credendo che si trattasse di un condono «tombale».

L'idea è di scucire a quei furbi altri denari: un 3,5 per cento se si trattò di capitali, un 5 per cento in caso di immobili. In alternativa (lo spiega il centrista Tabacci) è in discussione l'ipotesi di «far sottoscrivere Btp per un ammontare pari al valore dei capitali scudati». In questo caso lo Stato garantirebbe l'anonimato e tassi d'interesse del 2,5-3 per cento, coi tempi che corrono davvero un magro rendimento.

Il Tesoro sta facendo due conti in proposito. Si porrebbero questioni sotto il profilo costituzionale, qualche «scudato» farà ricorso e magari la Consulta gli darà ragione; per cui si tenta di puntellare la norma tanto sul piano giuridico quanto sulla sua applicabilità, casomai nel frattempo gli «scudati» fossero falliti o passati a miglior vita.

Altre soluzioni non ve ne sono, o perlomeno la fantasia dei «professori» al potere non ha generato idee migliori. Far pagare l'Ici alla Chiesa? Il governo pare intenzionato a muoversi, ma nella maggioranza si dubita che lo farà davvero. E del resto, la mannaia che si annuncia per i contributi all'editoria sotto forma di «riclassificazione» degli aventi diritto (è di ieri l'annuncio) difficilmente decapiterà le testate che popolano il paesaggio politico e culturale.


2- I RICCHI E POVERI DELLE FREQUENZE TV...
A. Ol. per "Il Sole 24 Ore"

Monta la polemica sulle frequenze tv che saranno regalate. Ma il problema è che già i primi 15 multiplex sono stati assegnati a gratis: quattro alla Rai, quattro a Mediaset, tre a Telecom Italia media, due all'Espresso, due ad altri. Se si facessero pagare i prossimi sei mux, Mediaset ha già messo le mani avanti: si ritirerebbe dalla competizione.

Dal punto di vista aziendale ha una logica: l'assegnazione delle frequenze è stata disposta dalla Ue per favorire il pluralismo, ogni multiplex supporta fino a sei canali, gli ultimi arrivati avranno un'audience residuale, il digitale terrestre per il gruppo del Biscione è ancora in rosso. Ergo: perchè pagare, quando con il primo giro si hanno già canali a sufficienza?

Il risultato è che si discriminerebbe tra ricchi (i primi assegnatari a gratis) e poveri (gli ultimi, a pagamento, che dovranno ripartirsi una fetta di pubblico necessariamente più ristretta). Ma allora, è il suggerimento di un trader, perchè non far pagare tutti con una tassa sull'occupazione delle frequenze? Tanto più che i mux si possono (e lo si fa) affittare a pagamento a terzi.

 

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