1. SERRAVALLE: “UNA SCELLERATA COMPRAVENDITA VOLUTA DAI DS, ESEGUITA DA PENATI” 2. BISOGNA ANDARE A PAG. 24 DEL “CORRIERE” PER SCOPRIRE IL PAPOCCHIO DI BERSANI & C. 3. LA CORTE DEI CONTI RIVUOLE INDIETRO 118 MILIONI DA PENATI E ALTRI 11 EX DELLA PROVINCIA 4. GIÀ, PERCHÉ QUESTA COMBRICCOLA LOMBARDA REGALÒ A GAVIO UNA PLUSVALENZA DI 175 MILION. E COINCIDENZA VUOLE CHE GAVIO, NEGLI STESSI GIORNI, MISE 50 MILIONI PER LA SCALATA DA PARTE DELLA UNIPOL DI CONSORTER (SEMPRE CONTROLLATA DAI DS) SU BNL 4. LA PERIZIA SU CUI PENATI SI DIFENDE È STATA RETRODATATA PER FREGARE I MAGISTRATI
Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
Danni all'erario da un minimo di 57 milioni di euro ad un massimo di 118 milioni di euro: la decisione nell'estate 2005 di pagare all'imprenditore Marcello Gavio «un prezzo sproporzionato» per le azioni della società autostradale Serravalle - scrive ieri la Procura lombarda della Corte dei conti - fu «una scellerata compravendita» deliberata dalla Provincia di Milano dell'allora presidente ds Filippo Penati «a tutti i costi, anche a fronte di esborsi eccessivi e conseguenti danni alle finanze pubbliche», come «ulteriormente confermano le dichiarazioni alla Procura di Monza di Renato Sarno».
Proprio l'amico e architetto dei finanziamenti illeciti a Penati, che - scrivono i pm contabili - «il 4 febbraio ha affermato che Penati nel 2005 riferiva che l'operazione, nonostante si fosse dimostrata molto onerosa, non potè non essere conclusa, essendo stata voluta e imposta dai vertici del partito» (Sarno aggiunge nel verbale: «...dai vertici del partito nella persona di Massimo D'Alema»).
à sulla scorta anche di questo interrogatorio pubblicato dal Corriere il 10 aprile, delle perizie sul prezzo giusto all'epoca, e della retrodatazione del parere di un advisor, che ieri il procuratore regionale della Corte dei conti Antonio Caruso, e i sostituti Adriano Gribaudo e Luigi D'Angelo, destinano a Penati e al suo ex segretario generale Antonino Princiotta (per dolo), e ad altri 10 ex amministratori della Provincia (tra i quali il coindagato monzese Giordano Vimercati, ma per colpa e solo pro quota del 10%) un «invito a dedurre» con «espressa intimazione al pagamento» appunto danni all'Erario stimati tra 57 e 118 milioni.
Il 29 luglio 2005 la Provincia di Milano con Penati comprò dal gruppo Gavio il 15% della Milano-Serravalle a 8,83 euro per ciascuna di quelle azioni che Gavio aveva acquistato a 2,9 euro e per le quali in una intercettazione sognava di spuntare 4 euro. Gavio incassò 238 milioni, 175 dei quali di plusvalenza, temporalmente in coincidenza con l'appoggio finanziario (50 milioni) fornito poi da Gavio alla «scalata» che l'Unipol di Giovanni Consorte (compagnia assicurativa nell'orbita della sinistra) stava dando alla Bnl prima di essere fermata per aggiotaggio dai pm.
La Corte dei conti, all'esito della procedura avviata nel 2010 dal pm contabile Paolo Evangelista, ieri conclude che, a fronte degli 8,83 euro pagati, il valore dell'azione «si attestava tra 4,14 e 5,50 euro». Penati si è sempre fatto scudo dello studio commissionato dalla Provincia a Vitale&Associati, che indicava congruo un prezzo tra 6,20 e addirittura 10,06 euro, e che in apparenza era stata consegnata in Provincia proprio il 29 luglio 2005.
Ma a renderle inattendibile è, per la Corte dei conti, «la fraudolenta retrodatazione della sua ricezione: il segretario generale nella Provincia di Penati, Princiotta, «ha apposto sul documento una data di ricevimento anteriore, al fine di consentire che venisse speso quale elemento coevo all'operazione»: Penati «non si fece assistere preventivamente da Vitale&Associati sulla determinazione del prezzo», ma «acquisì ormai a operazione compiuta un parere che avallasse economicamente l'acquisto, salvo far apparire l'acquisizione del parere stesso nella giornata medesima in cui furono sottoscritti i contratti».
Ieri sera Penati, «stupito per la tardiva azione della Corte dei conti, che per la prima volta ha aspettato 8 anni per conoscere le ragioni degli indagati», oppone un'altra perizia: quella che i pm milanesi Robledo e Civardi, dopo l'esposto del sindaco pdl Albertini, affidarono ai professori Mario Cattaneo e Gabriele Villa, che conclusero - ricorda Penati - che «il prezzo era congruo e non c'era stato depauperamento».
Ma la Corte dei conti osserva che questo per i due periti era vero «in una prospettiva esclusivamente privatistica», che ammetteva che il reale «prezzo base di 5,52» potesse godere di una maggiorazione per il premio di controllo «ma comunque a un prezzo sempre inferiore a quello in concreto corrisposto», e cioè 6,63/7,52 euro invece di 8,83. Per i due periti «palese incongruenza e eccessività » viziavano il prezzo «in una prospettiva che invece tenesse conto della natura pubblicistica dei soggetti acquirenti, e soprattutto del patto di sindacato tra Provincia e Comune che già assicurava il governo pubblicistico della Serravalle».
Peraltro «proprio di recente è accaduto che sia fallito il tentativo della Provincia di vendere integralmente il pacchetto azionario maggioritario ad appena 4,45% ad azione». Di qui i differenti conteggi che la Corte fa sui danni erariali a seconda del reale prezzo base: 97,5 milioni, o 76,4 oppure al minimo 35,4 milioni, ai quali sommarne 21,8 «per la svalutazione (post compravendita) del pacchetto del Comune».