CORVO ESPIATORIO O “DEPISTATORIO”? - PAOLO GABRIELE PARLA E SMONTA IL TEOREMA VATICANO: “NON SOLO IO HO DATO DOCUMENTI ALLA STAMPA” - POI SI CONTRADDICE: “HO TRADITO LA FIDUCIA DEL PAPA MA HO AGITO DA SOLO” - È STATO DON GEORG A SPUTTANARLO: ALCUNE LETTERE PUBBLICATE DA NUZZI (TRA CUI QUELLA A VESPA) FURONO VISTE SOLO DA LUI - IL CORVO SI LAMENTA: CELLA MINUSCOLA, LUCE ACCESA 24H. LOMBARDI: “CONDIZIONI UMANE”…

1- GABRIELE SI DICHIARA INNOCENTE: "HO AGITO DA SOLO MA HO TRADITO IL PAPA"
Giacomo Galeazzi per http://vaticaninsider.lastampa.it/

Paolo Gabriele contro tutti. Il giorno del corvo è una deposizione-choc che sparge veleni e sospetti in Curia e che dopo quattro mesi ha messo faccia a faccia l'ex maggiordomo papale con il suo principale accusatore, don Georg. Alla seconda udienza del processo ai suoi danni, l'ex aiutante di camera si dichiara innocente rispetto all'accusa di furto aggravato per la sottrazione di documenti dall'appartamento pontificio, ma ammette di aver tradito la fiducia di Benedetto XVI. Neppure uno sguardo per lui da don Georg, apparso teso e scuro in volto.

"Riguardo al furto aggravato mi dichiaro innocente. Mi sento colpevole per aver tradito la fiducia che aveva riposto in me il Santo Padre, che io sento di amare come un figlio", ha spiegato stamattina l'ex aiutante di camera al collegio giudicante. Nel tempo «ho maturato la convinzione che è facile manipolare la persona che ha un potere decisionale così enorme», ha detto Paolo Gabriele nell'interrogatorio di oggi riferendosi al Papa. «A volte - ha aggiunto -, quando sedevamo a tavola, il Papa faceva domande su cose di cui doveva essere informato».

In seguito alle affermazioni del difensore Cristiana Arru nel processo a carico di Paolo Gabriele e su invito del presidente del collegio giudicante Giuseppe Dalla Torre, il promotore di giustizia vaticano Nicola Picardi ha aperto un fascicolo per accertare se ci siano stati eventuali abusi nella detenzione dell'imputato.

«Quando sono andato con i gendarmi a visionare i documenti sequestrati a Paolo Gabriele, c'erano sia documenti originali che fotocopie, i primi originali che ho visto risalivano all'inizio della presa di servizio di Paolo Gabriele, nel 2006. Ho visto documenti in copia e in originale del 2006, del 2007 e del 2008», ha detto don Georg Gaenswein, segretario personale del Papa questa mattina testimoniando al processo Vatileaks.

I documenti che hanno insospettito don Georg sono tre ed erano indirizzati a lui e non erano mai stati consegnati ad altri. Si tratta di una lettera di Bruno Vespa, di una lettera di un banchiere milanese e di un appunto sul caso Orlandi inviato sempre a don Georg via mail. Il Segretario personale del Papa ha spiegato ancora: «io sono una persona precisa e non ho mai riscontrato una mancanza di documenti proprio perché sono una persona molto precisa».

Tuttavia ha osservato di «non essersi mai accorto della mancanza degli originali» trafugati da Gabriele. Don Georg ha poi riconosciuto gli originali dai timbri apposti sugli stessi documenti che riconducevano all'appartamento del Papa. L'ex-maggiordomo papale Paolo Gabriele ha negato ''nel modo piu' assoluto'' di aver avuto dei complici. ''Contesto di accostare suggestione a collaborazione'', ha aggiunto Gabriele rispondendo alle domande del presidente del tribunale Giuseppe dalla Torre.

Il maggiordomo era stato chiamato a precisare le sue dichiarazioni in un precedente interrogatorio durante l'inchiesta in cui aveva riferito di essere stato suggestionato nelle sue azioni dalle conversazioni avute con alcune persone in Vaticano, come il cardinale Angelo Comastri, monignor. Francesco Cavina, oggi vescovo di Carpi, il cardinale Paolo Sardi, e la collaboratrice del Papa Ingrid Stampa.

La pepita sequestrata nell'abitazione di Paolo Gabriele e descritta nel verbale come «apparentemente d'oro» era conservata dal maggiordomo infedele in una scatola di scarpe, hanno dichiarato in aula i gendarmi vaticani che hanno effettuato la perquisizione. La cinquecentina dell'Eneide, ugualmente sottratta dall'Appartamento Pontificio - hanno precisato - è stata reperita nella stessa perquisizione.

Mentre l'assegno da 100 mila euro «è saltato fuori successivamente, quando sono state repertate le carte trovate nell'abitazione di Gabriele». La fase clou della raccolta dei documenti riservati è cominciata nel 2010'', cioè quando «è emerso il caso di monsignor Carlo Maria Vigano», ha dichiarato Gabriele. Il caso di Vigano´è quello dell'ex segretario del Governatorato una cui lettera riservata fu diffusa dai media nella quale il monsignore lamentava la cattiva gestione finanziaria precedente la suo arrivo del governatorato e protestava per il suo spostamento a Washington come nunzio apostolico.

La Santa Sede successivamente precisò che l'azione di risanamento finanziario era andata avanti anche dopo lo spostamento di Vigano'. Ancora Gabriele ha spiegato che la «raccolta di documenti è andata avanti dal 2010/2011: a volte raggruppavo le carte, seguivo il mio istinto». Si tratta di documenti che sono stati, secondo Gabriele, «solamente fotocopiati». L'azione è stata motivata da Gabriele in questo modo: ho agito «per lo stato d'animo e lo sconcerto per una situazione diventata insopportabile e diffusa ad ampio raggio in Vaticano».


2- GABRIELE,NON SOLO IO FORNITO DOCUMENTI STAMPA

(ANSA) - "Non sono stato solo io nel corso di questi anni a fornire documenti alla stampa". Lo ha affermato l'ex maggiordomo papale Paolo Gabriele, nella sua deposizione al processo che lo vede imputato di furto aggravato della carte riservate di Benedetto XVI.


3- VATICANO:GABRIELE, IO IN CELLA MINUSCOLA, LUCE ACCESA 24 ORE
(ANSA) - Nel processo che lo vede accusato di furto aggravato di documenti di Benedetto XVI, l'ex maggiordomo papale Paolo Gabriele, rispondendo alle domande del suo difensore Cristiana Arru, ha riferito di essere stato rinchiuso, nel primo periodo dopo l'arresto del 23 maggio scorso, in una minuscola cella "in cui non potevo neanche allargare le braccia".

L'avvocato Arru ha sottolineato che la permanenza in quella cella è durata "una ventina di giorni": "forse neanche", ha replicato il promotore di giustizia Nicola Picardi, spiegando che lui provvedette a far organizzare un'altra cella "più ampia". Gabriele, sempre su domanda del suo legale, ha anche sottolineato di essere rimasto per i primi 15-20 giorni di detenzione con la luce accesa 24 ore su 24. "Non c'era interruttore - ha spiegato -. La luce era accesa 24 ore e questo mi ha anche causato un abbassamento della vista". All'imputato è stato anche chiesto se avesse subito pressioni. "La prima notte sì - ha risposto -, mi è stato anche negato il cuscino".

Il presidente del collegio giudicante Giuseppe Dalla Torre ha quindi indicato all'avvocato difensore di "presentare una denuncia a parte" su queste vicende e ha invitato il promotore di giustizia Picardi ad aprire un fascicolo per accertare se ci siano stati "abusi" nella detenzione di Gabriele, invito subito raccolto dal rappresentante dell'accusa.

4- P.LOMBARDI, CONDIZIONI DETENZIONE GABRIELE UMANE
(ANSA) - Le condizioni di detenzione di Paolo Gabriele sono state "molto umane". E' quanto ha precisato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. "Anche la cella più piccola in cui è stato inizialmente detenuto - ha spiegato -, rispetta gli standard internazionali cui il Vaticano aderisce. Durante la sua detenzione sono stati presi 39 provvedimenti in favore di una sua buona condizione, gli è stata assicurata l'assistenza medica, spirituale, ha ricevuto le visite della famiglia e degli avvocati".

"Dire - ha aggiunto Lombardi - che ha ricevuto una condizione inumana quando invece c'e stata una attenzione, pone qualche interrogativo" che poi "vedranno i magistrati". L'apertura del fascicolo, ha spiegato infatti, significa anche "vedere se non sono state fatte accuse non giuste nei confronti dell'autorità giudiziaria".

 

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