COSÌ FEDELE CHE FA PURE RIMA - BIDEN SCEGLIE BLINKEN: PER IL RUOLO DI SEGRETARIO DI STATO, IL PRESIDENTE-ELETTO VUOLE IL SUO PIÙ STRETTO COLLABORATORE DI POLITICA ESTERA, GIÀ VICESEGRETARIO DI STATO NELL'AMMINISTRAZIONE OBAMA E NELLO STESSO DIPARTIMENTO CON CLINTON - JAKE SULLIVAN (43 ANNI) CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE. PRAGMATISMO, MODERAZIONE, RITORNO A UN IMPEGNO GLOBALE. IN UNA PAROLA: BIDEN
Marco Valsania per www.ilsole24ore.com
Sarà Antony Blinken, diplomatico di lungo corso con la passione per la chitarra, il Segretario di Stato americano di Joe Biden. Il Presidente eletto ha scelto il suo più stretto collaboratore di politica estera, e già ex vicesegretario di Stato sotto Barack Obama, per la missione di ricucire i rapporti con gli alleati e ridare fiato al multilateralismo dopo l'era del nazionalismo unilaterale di America First di Donald Trump.
L'annuncio ufficiale, hanno rivelato i media statunitensi citando fonti vicine a Biden, potrebbe arrivare entro martedì.
Accanto al 58enne Blinken, Biden dovrebbe nominare Jake Sullivan, 43 anni ed ex stretto collaboratore di Hillary Clinton, quale consigliere per sicurezza nazionale. Due nomine che danno corpo a una politica estera affidata a mani esperte, con caratteristiche sia di pragmatismo e moderazione che di impegno globale, nel segno di una profonda rottura, di sostanza e d’immagine, con la Casa Bianca di Trump e lo State Department di Mike Pompeo.
Un'agenda fitta
In agenda, con urgenza, per il team di politica estera di Biden ci sarà il recupero di relazioni costruttive con l'Europa e il rilancio del ruolo della Nato. Ancora: tra gli obiettivi prioritari emerge la necessità di contrastare la Cina e la sua crescente influenza mondiale ma di farlo costruendo alleanze e intese.
Torneranno al centro dell’azione di Washington le istituzioni internazionali quali l'Onu e le sfide globali quali il cambiamento climatico, con un rientro negli accordi di Parigi. Rientro eccellente anche nell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che Trump aveva abbandonato, per combattere le pandemie e altre emergenze di salute pubblica.
Tra le operazioni più complesse ci sarà un recupero dell'accordo internazionale sul nucleare con l'ran, che era stato strappato da Trump ma è ancora tenuto in vita dall'Europa. Sullivan potrebbe qui offrire un contributo particolare: era stato consigliere senior del governo Usa durante gli originali negoziati per l'accordo.
Blinken, diplomazia e chitarra
Ma i riflettori sono puntati anzitutto su Blinken: è un veterano di amministrazione democratiche. Il suo battesimo del fuoco quale alto funzionario della diplomazia americana lo aveva avuto negli anni Novanta di Bill Clinton, all’’interno dell'ufficio per la politica europea.
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La politica estera non è la sua sola passione: Blinken si è fatto notare anche come talentuoso chitarrista coltivando una passione particolare per i Beatles. Il suo curriculum accademico e di governo, nell’arco di decenni, è tuttavia ineccapibile: lauree a Harvard e a Columbia (Law School) e poi ingresso in politica, non si era fermato neppure una volta finita la sua ultima esperienza con la Casa Bianca di Obama. Aveva fondato la società di consulenza strategica WestExec Advisors assieme a Michele Flournoy, ex alto funzionario del Pentagono adesso in pole position per diventare il primo Segretario alla Difesa donna sotto Biden.
Una dottrina centrista
Ideologicamente Blinken è considerato un centrista, con però una vena di interventismo. Conscio, secondo gli osservatori, della forza e dell’impatto dell’America ma allo stesso tempo dei limiti del suo potere. Durante l'amministrazione Obama aveva svolto un ruolo cruciale nella creazione di una coalizione di 60 paesi per combattere Isis in Siria e Iraq. Formalmente era stato sottosegretario di Stato tra il 2015 e il 2017, dopo esser stato viceconsigliere per la sicurezza nazionale nei due anni precedenti.
Il ritorno della leadership all'estero
Non tutte le sue idee, negli anni, sono andate a buon fine: fu ad esempio controversa e bocciata una sua proposta, quando era consigliere di Biden al Senato, di dividere l'Iraq in tre zone su base etnica.
E' tuttavia da sempre un fautore convinto della leadership statunitense nel mondo, morale oltre che politica. In un discorso nel 2015 aveva messo nero su bianco la sua visione: ”In tempi di crisi il mondo si rivolge agli Stati Uniti, non perché abbiamo sempre ragione o perché siamo universalmente ammirati o perché possiamo imporre risultati, ma perché ci sforziamo di allineare le nostre azioni con i nostri principi, e perché la leadership americana ha la capacità unica di mobilitare altri e fare la differenza”.
Particolare interesse Blinken ha anche mostrato per affrontare il dramma dei rifugiati, per aumentarne l'accesso negli Stati Uniti drasticamente tagliato da Trump, e fare i conti collettivamente con i problemi sollevati dai flussi migratori nel mondo. Sotto Trump i nuovi rifugiati ammessi negli Usa sono stati ridotti a 15.000 l'anno da oltre centomila.
L'amicizia con Biden
Con Biden, Blinken vanta una lunga familiarità che ha giocato un ruolo importante nella scelta quanto l'affinità politica. Era stato il suo principale consigliere quando era ancora senatore, in particolare quando aveva la guida della Commissione Esteri della Camera Alta.
In seguito, con Biden divenuto vicepresidente di Obama, Blinken era diventato inizialmente il suo braccio destro su questioni internazionali nei panni di consigliere di sicurezza nazionale. In quella posizione aveva seguito con particolare attenzione le crisi mediorientali.
Durante l’ultima campagna elettorale era stato al suo fianco e ora era tra gli esponenti chiave della sua squadra per la transizione.