bolsonaro rousseff

“LEI, SIGNORA DILMA ROUSSEFF NON SI MERITA NEMMENO DI ESSERE STUPRATA” – COSI PARLA JAIR BOLSONARO, IL CANDIDATO DELL’ESTREMA DESTRA, A UN PASSO DALLA PRESIDENZA DEL BRASILE: “PREFERISCO CHE MIO FIGLIO MUOIA PIUTTOSTO CHE DIVENTI GAY” – L’INVITO A TENERE "UN FUCILE IN OGNI CASA PER SPARARE A LADRI E DELINQUENTI" – ECCO COME HANNO REAGITO I MERCATI ALL’EXPLOIT BOLSONARO

Paolo Manzo per il Giornale

 

bolsonaro 1

Jair Bolsonaro l' altro ieri mattina aveva spavaldamente tranquillizzato i suoi elettori dicendo che il prossimo 28 ottobre, data del secondo turno, sarebbero potuti tranquillamente andare al mare. E invece il candidato dell' estrema destra brasiliana dovrà aspettare ancora tre settimane e sfidare il candidato del Pt di Lula, Fernando Haddad. Certo, va al ballottaggio forte del 46% di voti che fanno apparire un' impresa titanica quella del suo sfidante, che di voti ne ha ricevuti appena il 29,3% e che dovrà trovare qualcosa come 20 milioni di voti in più per sperare di vincere.

 

Su Haddad hanno pesato molto gli enormi scandali che hanno devastato il Partido dos Trabalhadores, a partire dal suo leader carismatico Lula, dallo scorso aprile in galera per una condanna a 12 anni per corruzione e riciclaggio. E il fatto che subito dopo il primo turno Haddad sia corso a Curitiba per parlare con l' ex presidente non depone a suo favore e alimenta le accuse, anche dalla sinistra più critica nei confronti del Pt, che egli sia solo un burattino di Lula pronto a farlo subito uscire dal carcere nel caso vincesse.

bolsonaro

 

Questo primo giro di boa del voto brasiliano ha comunque arginato anche altri esponenti del Pt e del partito del presidente uscente Michel Temer, il Mdb. Tutti sotto processo ma finora intoccabili grazie all' immunità parlamentare. Rischiano invece di finire in manette prima fra tutti l' ex delfina di Lula nonché ex presidente Dilma Rousseff, accusata per le frodi milionarie che hanno fatto precipitare il Paese in una crisi economica senza precedenti, a cominciare dall' acquisto a prezzi centuplicati dell' inservibile raffineria texana di Pasadena quando era lei a guidare il Cda di Petrobras, la statale petrolifera. E ancora, l' uomo forte di Temer in Senato, quel Romero Jucá coinvolto fino al collo nella Lava Jato, la Mani pulite brasiliana che ha sconvolto il mondo politico e imprenditoriale del Paese negli ultimi quattro anni.

 

bolsonaro

I mercati hanno comunque reagito bene all' exploit di Bolsonaro. La Borsa di San Paolo è cresciuta di quasi il 4% mentre la moneta verde-oro, il Real, si è rafforzata contro dollaro ed euro come non accadeva da mesi. Resta ora da chiedersi se i tre motivi principali che hanno consentito a Bolsonaro di sbancare al primo turno, eccetto in parte del Nordest, gli permetteranno la vittoria anche al ballottaggio. In primis il candidato dell' estrema destra verde-oro ha saputo cavalcare abilmente gli umori della popolazione nei confronti della Lava Jato, trasformandola in uno dei suoi mantra elettorali.

 

Peccato che il Pp (partido progressista) da cui si è furbescamente sfilato per entrare nel più anonimo gruppo social-liberal Psl vanti, insieme al Pt, il record di politici corrotti finiti in carcere per tangenti. Il secondo motivo che lo ha fatto stravincere l' altro ieri è stata la sua campagna per la liberalizzazione delle armi in un Paese dove però già adesso le armi illegali sono un problema con oltre 63mila omicidi l' anno.

 

bolsonaro

E infine l' economia, di cui Bolsonaro per sua stessa ammissione non capisce nulla. In caso di vittoria ha già annunciato che il «suo Tria» sarà quel Paulo Guedes della scuola di Chicago, gran sostenitore dell' anarcocapitalismo, ovvero di una presenza statale minima. Quel Guedes che dovrà far dimenticare passate dichiarazioni del suo leader al New York Times in cui elogiava il ritorno alla dittatura militare sull' esempio di Alberto Fujimori in Perù. Fujimori condannato a 25 anni di carcere per crimini contro l' umanità e tornato dentro settimana scorsa dopo un' amnistia annullata.

 

 

2. COSI’ PARLA JAIR BOLSONARO

jair messias bolsonaro 7

Silvia Natella per www.ilmattino.it

 

Jair Bolsonaro è a un passo dalla presidenza del Brasile, ma all'indomani della vittoria al primo turno in molti ricordano che in passato ha pronunciato frasi che hanno indignato l'opinione pubblica. Una su tutte questa: «Preferisco che mio figlio muoia piuttosto che diventare omosessuale».

 

Il nostalgico della dittatura ha anche detto a Dilma Rousseff nel celebre intervento in aula sull'impeachment  «Lei, signora, non si merita nemmeno di essere stuprata». Una dichiarazione di voto che era soprattutto l'esaltazione delle gesta di Carlos Alberto Ustra, il capitano dell’esercito riconosciuto come torturatore della ex presidente negli anni della resistenza alla dittatura.

 

 

 

ROUSSEFF

Il populista di estrema destra è noto per il suo odio nei confronti dei gay e per aver invitato i cittadini "per bene" a tenere un fucile in ogni casa per sparare a ladri e delinquenti. Con il 98,75% dei voti scrutinati, Bolsonaro è ufficialmente il vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane, con il 46,27% dei voti, e affronterà al secondo turno Fernando Haddad, del Partito dei Lavoratori (Pt) che ha ottenuto il 28,95%.

 

Nel mondo è conosciuto come il Trump brasiliano e proprio come il presidente statunitense potrebbe sbaragliare gli avversari facendo affidamento su frasi a effetto e social network più che su dibattiti televisivi. In molti gli rimproverano un programma inesistente, ma lui sulle conseguenze del voto non ha dubbi: in caso di sconfitta alle elezioni lascerebbe il Brasile -  perché verrebbe perseguitato -  per cercare rifugio nella terra dei suoi antenati. Bolsonaro è di origini italiane sia per parte di padre che di madre.

dilma rousseff

 

 

jair messias bolsonaro 5jair messias bolsonaro 6ROUSSEFF jair messias bolsonaro 1jair messias bolsonaro 3jair messias bolsonaro 4

 

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…