VIENTI AVANTI, PIDDINO! - LA CRISI DI GOVERNO TOGLIE LA SICURA ALLA NUOVA GUERRA NEL PD: QUELLA TRA ENRICO LETTA E RENZI (ADDIO AI SOGNI DI GLORIA?)

Federico Geremicca per "la Stampa"

Difficile dire se semplicemente se lo aspettavano o se addirittura lo speravano: quel che è certo, però, è che la mossa di Silvio Berlusconi per una volta non ha colto di sorpresa il Partito Democratico. Un partito che, dopo la ritrovata unità sulle regole con cui andare a Congresso, si era scoperto compatto anche sulla rotta da tenere durante il percorso di un «chiarimento» che si preannunciava - fin dalle discusse dimissioni dei gruppi parlamentari Pdl - pieno di insidie.

L'asse Epifani-Letta, infatti, ha funzionato come doveva; i rapporti col Quirinale si sono confermati sufficientemente distesi e tutti i big del partito - a cominciare da Matteo Renzi - hanno fatto un passo indietro per giocare almeno questa partita come fossero davvero una squadra. Il resto lo ha fatto, naturalmente, l'insofferenza sempre più crescente - soprattutto alla base - verso l'alleanza col Cavaliere e i continui ricatti cui Letta e il Pd sono stati sottoposti in questi mesi. «Meglio votare che subire tutto questo», si è sentito ripetere per settimane nelle Feste democratiche: e non è detto che, alla fine, non vada proprio così...

Il difficile, se si può dir così, però comincia adesso. Infatti, sarà sulle mosse da fare a partire da oggi - e sull'intreccio tra vicende di governo e percorso congressuale - che tra i democratici rischia di riaprirsi un confronto che potrebbe farsi aspro. «Se la data delle elezioni sarà ravvicinata - ha annotato ieri Enrico Rossi, governatore della Toscana e da sempre «nemico giurato» del sindaco di Firenze - vale la pena riflettere sulla possibilità di rinviare il Congresso del Pd».

Come lui, anche se non lo dicono, la pensano in molti: non una maggioranza, certo, ma l'area comunque assai diffusa di chi non intende rassegnarsi all'idea che il prossimo segretario del Pd possa essere Matteo Renzi. Nell'idea di questa fetta di partito, far slittare le assise a vantaggio di primarie per la scelta del candidato premier, vorrebbe dire cambiare l'obiettivo del sindaco di Firenze e «mettere in sicurezza il Pd» (alcuni lo dicono addirittura così...).

Ma se è vero che vicende di governo e battaglia interna tornano ad intrecciarsi in una matassa non facilissima da sbrogliare, il primo problema che Letta e lo stato maggiore del Pd hanno di fronte riguarda - appunto - il che fare sul fronte della crisi. Nei conciliaboli avviati fin dal pomeriggio di ieri, il primo bivio è apparso subito chiaro: lavorare ad un governo che porti il Paese alle urne tra febbraio e marzo - dopo aver varato la legge di bilancio e riformato quella elettorale - o bruciare i tempi, prendere atto della posizione delle forze politiche maggiori (Pdl e M5S) e favorire un ritorno alle urne già in autunno?

E non è tutto: se si dovesse consolidare (sulla prevedibile spinta del Presidente della Repubblica) la possibilità di un governo di scopo, a chi farlo presiedere? Andare, insomma, verso un Letta-bis (a maggioranza comunque variata e rabberciata) oppure puntare a soluzioni che - magari - coinvolgano meno direttamente e visibilmente il Pd? Il problema non è affatto da poco, sia per quel che riguarda i riflessi che una tale scelta potrebbe poi avere sull'efficacia della campagna elettorale, sia per quel che riguarda il futuro immediato di Enrico Letta.

Già, Enrico Letta. La durezza e l'orgoglio che ha messo nella «risposta americana» alle annunciate dimissioni dei parlamentari Pdl, non sono casuali ma rispondono ad una scelta precisa: rompere l'accerchiamento cui era sottoposto, recuperare un profilo «antiberlusconiano», per dir così, e rimettersi al centro dei giochi che stanno per riaprirsi nel Pd.

Non è un mistero che molti leader democratici pensavano proprio a lui come possibile «competitor» di Matteo Renzi nella corsa alla segreteria; e lo è ancor meno l'intenzione di Letta di partecipare alle primarie per la scelta del candidato-premier prossimo venturo, diventando riferimento di quanti vorrebbero sbarrare anche questa strada al sindaco di Firenze...

Non ci vorrà molto a capire che direzione imboccheranno sia Letta che il Pd, e che margini di manovra concederà loro il Quirinale. La partita è appena iniziata, e molti vi assistono (o vi partecipano) con qualche apprensione. Il più attento di tutti, in queste ore, non è a Roma. Ieri lavorava a Palazzo Vecchio; oggi festeggerà, sempre a Firenze, la comunione del suo secondogenito. Dopo tanto attendere e rincorrere, infatti, per Matteo Renzi sta forse per scoccare l'ora della verità...

 

 

LETTA-RENZILETTA E RENZI LETTA-RENZI

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