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TI SANZIONO MA NON TROPPO - STRETTA TRA LA GUERRA E LA REALPOLITIK, LA UE COLPISCE I CAPI DELL'EX KGB E GLI OLIGARCHI - MA NON PUO' CHIUDERE I RAPPORTI CON MOSCA: ITALIA PREOCCUPATA PER IL GAS (E LE COMMESSE)

Maria Serena Natale per il "Corriere della Sera"

 

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Trentatré nuovi nomi sulla lista delle sanzioni mirate, pressing sugli oligarchi e accelerazione verso la fase 3 «alleggerita» delle misure più dannose per gli interessi strategici europei e la tenuta dei mercati. La Ue procede nella ricerca di una strategia condivisa per colpire Mosca ma non chiudere definitivamente tutti i canali — diplomatici ed economici — dopo l’abbattimento del volo MH17 con 298 persone a bordo.

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Sono 15 gli individui, 18 le società e i gruppi che si aggiungono alle oltre 70 entità già sanzionate con il congelamento di beni e visti «per violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina»: colpiti dall’ultimo giro di vite anche i vertici dell’Fsb (il servizio di sicurezza russo erede del Kgb), compagnie con sede in Crimea e i gruppi separatisti ucraini delle autoproclamate Repubbliche di Luhansk e Donetsk.

 

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All’inizio della prossima settimana si conosceranno i nomi degli oligarchi vicini al Cremlino sanzionati per aver «sostenuto attivamente o beneficiato» della crisi. E prosegue il lavoro per definire i dettagli anche procedurali sul pacchetto diretto ai settori chiave dell’economia russa (accesso ai mercati finanziari, difesa, tecnologie sensibili e beni a uso militare-civile): entro martedì si deciderà se convocare per l’approvazione all’unanimità un nuovo Consiglio dei capi di Stato e di governo a Bruxelles o procedere con un documento congiunto dopo una serie di consultazioni tra le capitali.

 

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Oltre all’impatto mediatico, una riunione dei leader avrebbe un maggiore significato simbolico, soprattutto in caso di via libera alle misure più controverse. Dai colloqui ancora in corso tra gli ambasciatori Ue emerge un «consenso» di massima su sanzioni che dovranno essere sostenibili per tutti, graduali e non retroattive.

 

Si profila una soluzione di compromesso al ribasso tra i settori coinvolti e gli interessi di nazioni che da anni seguono politiche economiche e strategiche in convergenza con Mosca. Un’ipotesi accreditata per il settore energetico — che vede più esposte Italia, Germania, Bulgaria, Ungheria — è escludere dalle restrizioni il comparto del gas, per non compromettere progetti come South Stream, il gasdotto tra Russia ed Europa al quale partecipa Eni.

 

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Uno scenario che incrocia gli appelli a inasprire la manovra guidati da Londra, Stoccolma, Varsavia e (a intermittenza) Berlino con gli interessi francesi nella difesa e di Regno Unito, Austria, Cipro, Lussemburgo e Olanda nella finanza.
 

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Tra intimidazioni più o meno dirette e l’escalation militare denunciata da Kiev e Washington che segnalano attacchi e spostamenti di truppe russe alla frontiera, il confronto si irrigidisce. Mentre fonti diplomatiche russe dichiarano alla stampa britannica che Mosca studia ritorsioni contro Bp e Shell, l’agenzia Itar-Tass annuncia la sospensione di un decennale progetto russo-italiano per la realizzazione di sottomarini di ultima generazione S-1000 che ha in Fincantieri il costruttore di riferimento. Dall’Italia minimizzano precisando che l’operazione era ancora in fase preliminare, ma l’avvertimento obliquo di Mosca sulle possibili conseguenze delle sanzioni è lanciato. 

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