LA CROCIATA ANTI-PORNO DI CAMERON DIVENTA UN BOOMERANG
Federico Guerrini per LaStampa.it
La crociata di David Cameron contro la pornografia online attira consensi in patria, ma anche numerose critiche. Persino una rivista non certo sospettabile di simpatie progressiste o anarcoidi come l'Economist si è schierata oggi contro l'iniziativa, con un articolo intitolato "Default Cameron" - un chiaro gioco di parole fra il default economico da un lato, e dall'altro l'espressione "default on" che Cameron vorrebbe essere utilizzata dai provider per pubblicizzare i nuovi filtri contro il porno.
Il magazine si spinge fino a definire "sciocca" l'obiettivo del primo ministro di criminalizzare il possesso di scene di porno violento, ricordando come un simile provvedimento, introdotto dal precedente governo Laburista, non abbia funzionato granché bene e nel pezzo, si ricorda inoltre come la tanto sbandierata "lista nera" di parole chiave da bandire da Google e dagli altri motori di ricerca, di fatto esiste già .
Mountain View e concorrenti già , di loro iniziativa, e in collaborazione con forze dell'ordine e Ong, ripuliscono il proprio indice di risultati da contenuti illegali e degradanti. Come se non bastasse "persino Cameron ammette - scrive il giornale - che la maggior parte del porno infantile viene scambiato privatamente, via email o nei network peer-to-peer o in altri modi discreti".
Economist a parte, c'è anche chi vede nella mossa di Cameron una sorta di calcolo politico: ne sarebbe prova una lettera inviata ai maggiori provider e da qualcuno "girata" alla Bbc, secondo cui il governo chiederebbe agli Isp un semplice cambio semantico: potrebbero continuare a offrire filtraggio a richiesta (active +, come è chiamato ora), acconsentendo però a utilizzare un linguaggio diverso (default on) che suggerirebbe la censura preventiva dei contenuti per adulti. Una sottile opera di manipolazione che qualcuno ha giudicato degna del Ministero della Magia nella saga di Harry Potter.
Un'altra critica che viene mossa al provvedimento è che esso non riguarderebbe soltanto materiale illegale o pedopornografico, ma anche contenuti leciti, anche se per adulti. E lo stesso trattamento non viene peraltro riservato ad altri contenuti perlomeno discutibili.
Messo alle strette dal programma della Bbc Woman's hour, alla domanda se censurerebbe anche la celebre pagina Tre del Sun, piena di bellezze in costumi succinti, ha risposto che in quel caso si tratterebbe di una questione di scelte personali: "sta al consumatore decidere se comprare o meno un giornale". Ma anche il fatto di visitare o meno un sito per adulti è una questione di libera scelta del consumatore, ribattono gli oppositori.
Plaude invece alla campagna di Cameron il dal quotidiano Daily Mail, che invita il premier a mantenere le proprie posizioni, assieme a diverse associazioni contro la violenza sullo donne e lo stupro.
Il tema è molto sentito in Gran Bretagna, specie dopo l'uccisione, l'abuso e lo smembramento, nei mesi scorsi di una bambina di cinque anni, April Jones, il cui aguzzino prima del rapimento pare abbia guardato un film pornografico violento, e una simile vicenda che ha avuto per tragica protagonista una ragazzina dodicenne, Tia Sharp. I parenti delle due vittime avevano entrambi chiesto al primo ministro di frenare la diffusione di immagini pedopornografiche su Internet.




