
E ALLA FINE VINCONO I CINQUE STELLE – IL CUL DE SAC DI SALVINI E DELLA MELONI SUL REFERENDUM PER IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI – FOLLI: "SE PASSA, DOVRANNO AMMETTERE DI AVER LAVORATO PER IL RE DI PRUSSIA, CIOÈ AVRANNO AIUTATO IL SUCCESSO DI CONTE E DI MAIO” – “SE VICEVERSA DOVESSE PREVALERE IL NO SI TROVERANNO NEL CAMPO DEI PERDENTI”
Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI SELFIE IN PIAZZA
(…) La vicenda dei tre (o cinque) parlamentari con il bonus è servita a consolidare questa percezione: è passata l'immagine del movimento grillino solo contro tutti, vuoi per il mezzo ripensamento del Pd, vuoi per le incertezze emerse proprio nel campo del centrodestra.
Dove si assiste a uno strano fenomeno: i vertici, intesi soprattutto come Lega-FdI, sostengono il taglio, ma senza quella determinazione che sarebbe necessaria; viceversa sui social, cioè nella base e tra i militanti digitali, prevale senza dubbio il «no». Basta fare una ricerca sul web per rendersene conto. La spiegazione è presto detta: tra gli elettori della destra è diffusa la convinzione che si tratti di una battaglia sbagliata, date le circostanze. Una battaglia i cui vincitori sarebbero i Cinque Stelle e non altri.
Non solo: la vittoria del «sì» non avrebbe l'effetto di destabilizzare la maggioranza, bensì di consolidarla, almeno a breve termine. E si capisce: rappresentando un tonico per il movimento oggi lacerato, avrebbe l'effetto di puntellarlo al governo.
DI MAIO E IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
Non è un caso che il presidente del Consiglio, Conte, uomo che sa sempre individuare dov' è il suo interesse, si sia affrettato ad auspicare il «sì» referendario. A questo punto Salvini e Giorgia Meloni dovrebbero rivedere qualcosa nella loro strategia. Il dilemma di fronte a loro non è brillante.
Se passa il taglio dei parlamentari, dovranno ammettere di aver lavorato per il re di Prussia, come si usa dire: cioè avranno aiutato il successo di Conte e Di Maio, i loro veri avversari. Se viceversa dovesse prevalere il «no» - ipotesi oggi ancora improbabile, ma da non scartare - si troveranno nel campo dei perdenti, ancora una volta insieme ai 5S.
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