ECCOLO! COME DAGO-ANTICIPATO, CUPERLO CONTRO L’ “ITALICUM”: “NON CI CONVINCE, SERVONO LE PREFERENZE” - LE STESSE PREFERENZE ODIATE DA BERSANI, VIOLANTE, FINOCCHIARO E ZANDA!

Da www.corriere.it

Una «proposta concreta, realizzabilee con tempi certi». Matteo Renzi descrive così l'ipotesi di riforma elettorale, frutto anche dell'accordo raggiunto sabato con Silvio Berlusconi, che la direzione nazionale del Pd si appresta a votare. Una proposta ispirata al modello spagnolo ma con molte correzioni, che prevede liste brevi ma bloccate, un premio di maggioranza del 18% e un eventuale ballottaggio qualora nessuno raggiunga almen il 35% in prima battuta.

Una proposta che non piace alla minoranza interna: Gianni Cuperlo, il suo principale avversario alle primarie di dicembre, la bolla come «non convincente», puntando il dito soprattutto contro la mancanza delle preferenze , che Berlusconi non vuole, e contro le soglie di sbarramento giudicate troppo elevate.

Critiche sono arrivate anche dal Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano e dagli altri partiti minori, mentre Forza Italia ha fatto quadrato attorno all'intesa Renzi-Berlusconi avvertendo che questa resta valida se ogni punto dell'accordo, nessuno escluso, sarà rispettato. Dure le reazioni di M5S e Lega: Beppe Grillo ribattezza il sistema elettorale che potrebbe sostituire il porcellum come un «Pregiudicatellum», con riferimento alla condanna definitiva per Silvio Berlusconi; la Lega Nord , invece, parla di «legge truffa» e annuncia mobilitazioni.

IL DIBATTITO NELLA DIREZIONE Intanto, prima che in direzione Pd si voti l'approvazione del sistema elettorale, si susseguono gli interventi. L'ex segretario Pd Veltroni ha detto che quello scelto da Renzi è «il metodo è quello giusto, si deve decidere con gli altri le regole del gioco. Se non si discute con tutti si fanno disastri».

LA NUOVA LEGGE - Renzi davanti allo stato maggiore del Pd ha confermato le ipotesi già emerse in mattinata, ovvero l'ideadi assegnare un premio di maggioranza non superiore al 18% per la prima forza politica che superasse il 35%, in modo che il vincitore abbia una rappresentanza in aula compresa tra il 53 e il 55%. In aggiunta a questo, viene previsto un turno di ballottaggio tra le due principali coalizioni, qualora nessuno superi il 35% al primo round. La parte restante dei seggi andrebbe ripartita fra le altre forze politiche in base alle rispettive percentuali di consenso (ma con una soglia di sbarramento tra il 5 e l'8% per i partiti e del 12% per le coalizioni).

Renzi ha poi sottolineato che Riforme e nuova legge elettorale fanno parte di un unico pacchetto non modificabile, proprio in virtù dell'intesa raggiunta con Berlusconi. E in questo senso, ha rimarcato, «l'accordo politico non prevede le preferenze». Il segretario ha poi ribadito che il Pd sceglierà i suoi candidati con le primarie («Un'idea già attuata lo scorso anno da Bersani») e di volere per le proprie liste il «vincolo assoluto della rappresentanza di genere», ovvero l'alternanza uomo-donna negli elenchi sottoposti agli elettori.

«GRATO A BERLUSCONI» - In mattinata, con un tweet, aveva spiegato di voler rimandare ogni commento a dopo l'intervento al Nazareno, soprattutto sulle polemiche scaturite dall'incontro con il Cavaliere avvenuto nella sede nazionale del partito. Una mossa considerata quasi sacrilega da una parte del Pd, di cui Renzi non si dice affatto pentito. Anzi: «Esprimo a Silvio Berlusconi gratitudine per aver accettato di venire nella nostra sede. Quelli che mi dicono dovevi parlare con Fi ma non con lui dico che è una contraddizione in termini. Con chi dovevo parlare con Dudù?».

E ancora: «Quelle critiche sono per me abbastanza stravaganti. Io ho l'idea di un Pd a vocazione maggioritaria, non escluderei alleanze ma finalizzate a vincere per governare non a vincere per vincere».

LE CRITICHE INTERNE- Come detto, il suo intervento non è piaciuto al presidente del partito, Gianni Cuperlo: «La proposta non è convincente, non garantisce rappresentanza adeguata né il diritto dei cittadini a scegliere gli eletti». Ma l'esponente dalemiano non ha gradito anche il metodo adottato da Renzi, a partire dal dialogo diretto con Berlusconi («non era più così egemone, ora spingiamo ancora da lui coloro che se ne erano distaccati») e, soprattutto, il fatto che sia venuta meno la democrazia interna.

Per questo Cuperlo rilancia l'idea di una consultazione online tra iscritti e dirigenti e contesta l'idea (evocata dallo stesso Renzi quando ha ricordato che la sua linea è stata sostenuta «da 3 milioni di elettori») che le primarie abbiano dato un potere assoluto al leader. «In un partito - ha detto- non funziona così».

STOP LARGHE INTESE - L'idea di fondo, in ogni caso, è che, in presenza di un risultato elettorale che non sia netto e sufficientemente ampio, non vi sia una ripartizione proporzionale dei seggi, che di fatto ricreerebbe l'attuale situazione di stallo e un nuovo ricorso alle larghe intese. Una prospettiva, quella dell'impasse, tutt'altro che peregrina nell'attuale quadro politico italiano con tre forze politiche che si fronteggiano su percentuali analoghe.

Il problema viene dunque ovviato con uno «spareggio» tra le due coalizioni più votate, una delle quali otterrebbe così sicuramente una maggioranza. È un ritorno al ballottaggio inizialmente ipotizzato dal prof D'Alimonte al quale, durante l'incontro di sabato nella sede del Pd, Silvio Berlusconi si era detto contrario. A quanto pare i dubbi sono stati superati e ora ci sarebbe anche il via libera del Cavaliere. Ma, forse, non dell'intero partito.

 

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