SPACCARAZZI! CON LA “CUPOLA DI FERRO” ISRAELE HA INTERCETTATO IL 90% DEI MISSILI LANCIATI DA GAZA - E’ UN GIGANTESCO FUCILE AVVENIRISTICO, CHE SPARA SOLO QUANDO UN EDIFICIO STA PER ESSERE COLPITO

Davide Frattini per “Il Corriere della Sera

 

I raid aerei su Gaza I raid aerei su Gaza

Un fucile gigante tipo quelli per il tiro al piattello, un sistema laser. Gli israeliani hanno cominciato otto anni fa a immaginarsi come fermare i razzi sparati verso le città, dal fronte nord e il confine con il Libano, da sud come sta succedendo in questi giorni. Nei laboratori dentro la Kirya, il cubo bianco alla periferia di Tel Aviv dove siedono il ministro della Difesa e il capo di Stato maggiore, la squadra guidata dal generale Daniel Gold ha studiato il sistema che adesso tutti conoscono, quella Cupola di ferro da ieri dispiegata in tutto il Paese.
 

Le idee bizzarre e quasi fantascientifiche dei primi abbozzi sono state sostituite da un misto di algoritmi matematici, tecnologia radar, prontezza umana. Iron Dome è stato sviluppato dalla Rafael, industria di proprietà del governo, e all’inizio non ha convinto quelli che dovevano pagare la maggior parte del conto: gli specialisti del Pentagono erano scettici. Fino agli otto giorni di guerra del 2012, quando gli esperti israeliani hanno sostenuto che il sistema fosse stato efficace l’84 per cento delle volte in cui era stato attivato.

 

Morti a Gaza bb6528725318efa8af59416769f4fe61Morti a Gaza bb6528725318efa8af59416769f4fe61

Così il primo incontro ufficiale di Barack Obama, il presidente americano, nella sua visita di un anno e mezzo fa è stato con una batteria anti-missili: foto celebrative, sorrisi e la promessa che il Congresso avrebbe stanziato altri 680 milioni di dollari (circa 500 milioni di euro) per la produzione di nuove unità nel 2015 (gli americani hanno già elargito 300 milioni del miliardo pianificato dal governo israeliano). L’annuncio che l’intera Israele è protetta da Iron Dome fa pensare che già tutte e quindici le batterie siano state fabbricate, l’esercito ha sempre dichiarato di averne sette.
 

I perplessi restano (dopo il conflitto del 2012 l’esperto di armi Richard Lloyd aveva pubblicato un dossier critico), eppure gli israeliani proclamano una percentuale di successo accresciuta: da lunedì notte Iron Dome avrebbe centrato il 90 per cento dei bersagli contro cui è dovuto intervenire. Non significa che abbia intercettato la maggior parte dei quasi 200 missili sparati da Gaza: le batterie entrano in funzione solo quando i computer calcolano che il proiettile potrebbe cadere su un edificio.

razzi da gaza verso israelerazzi da gaza verso israele

 

La Cupola di ferro è stata studiata proprio per contrastare quei Qassam e Grad prodotti in casa da Hamas e dalla Jihad islamica, gittata da corta a media fino a 70 chilometri. I gruppi fondamentalisti hanno dimostrato nelle prime 72 ore di aver accumulato negli arsenali - l’intelligence israeliana stima 10 mila razzi - anche missili che possono raggiungere i 160 chilometri di distanza come quello caduto a Hadera, nord di Tel Aviv, e le bombe segnalate in alcune aree a sud di Haifa. Sarebbero gli M-302 progettati dai cinesi, prodotti in Siria e trafficati verso Gaza. Gli ingegneri di Hamas assicurano di averli messi insieme loro: la sigla scelta dai palestinesi, R-160, vuole celebrare Abdel Aziz al-Rantisi, il cofondatore del movimento ucciso dagli israeliani nel 2004.

 

Daniel GoldDaniel Gold

Yaakov Amidror, generale in pensione e consigliere per la sicurezza nazionale del premier Benjamin Netanyahu fino al novembre dell’anno scorso, resta convinto che la maggior parte degli armamenti sia stata trasportata nella Striscia attraverso i tunnel clandestini scavati al confine con l’Egitto. «Durante il periodo in cui Mohammed Morsi e i Fratelli Musulmani avevano il potere al Cairo - commenta - quelle non erano gallerie ma vere e proprie autostrade dove poteva passare di tutto ». 

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…